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Cosa ha nel cervello chi pensa di togliere i libri ai bambini? Crescessero tra i libri, familiarizzassero subito con la lettura! Ormai è risaputo che da qui inizia il successo, la riuscita, l’amore per lo studio, la curiosità, la marcia in più nella vita di tutte le bambine e i bambini. Ma c’è ancora qualcuno che ritiene tutto ciò pericoloso. Ci sono gli adulti con la dittatura dei loro costrutti mentali, dei loro pensieri che anziché affiancare, accompagnare la libertà e l’autonomia dei piccoli, tagliano, proibiscono, vietano, censurano. Così a Venezia il novello sindaco, tutore premuroso dell’infanzia della laguna, mette in scena una nuova edizione di Fahrenheit 451 contro quella parte di letteratura per l’infanzia sospettata di plasmare subdolamente le innocenti menti infantili alle eretiche teorie gender, perché, dice, sono questioni di cui si devono occupare le famiglie e non le scuole. Scuole culturalmente asettiche, dunque. E allora cosa ci sta a fare l’insegnamento della religione cattolica impartito, nella scuola dell’infanzia come in quella elementare, per ben due ore settimanali “in conformità alla dottrina della Chiesa da insegnanti riconosciuti idonei dall’autorità ecclesiastica”? Non è anche questo affare che riguarda la famiglia e non la scuola, per di più pubblica e aconfessionale? E potremmo continuare con la lista.
È preoccupante che comportamenti come quello del sindaco di Venezia, che non è il primo e neppure l’unico, vengano approcciati come una sorta di folklorismo, anziché per la gravità che in se stessi costituiscono. Sono tante lacerazioni al nostro tessuto sociale, alla democrazia, alla nostra Costituzione, in particolare al suo articolo tre. Ma preoccupa ancora di più l’assenza di anticorpi nella nostra democrazia, che nessuna autorità, a partire dal ministro che dovrebbe garantire la laicità dell’istruzione pubblica, sia intervenuta a ripristinare il diritto di tutti a non subire censure sulla base dell’ideologia di alcuni o delle promesse elettorali di un sindaco.
Se è questa la partecipazione che i genitori vogliono nella scuola, si preparano duri tempi di oscurantismo. Per favore lontano i genitori e tutti quelli che intendono condizionare la scuola pubblica, difendiamola dalle intemperanze di questo o quel sindaco, oltre che della politica.
L’istruzione è una cosa seria, in particolar modo a partire dai primi anni di vita, per cui non può essere impunemente sbatacchiata a destra e a sinistra come un oggetto qualsiasi, smettiamola di giocare sulla testa dei bambini che tutto hanno in mente fuorché le nostre farneticazioni ideologiche, i nostri pruriti morali per il colore blu e giallo che diventano verde del capolavoro di Leo Lionni. Dove sono i professionisti dell’istruzione calpestati dall’ignoranza imbecille di un sindaco a difendere la loro professionalità? Dov’è la buona scuola? Se questo è il clima cosa si potrà mai costruire nel nostro Paese?
Perché tutto questo? Perché l’educazione da sempre è potere, è controllo sulle persone. L’educazione, così come pensata e strutturata oggi, è quella che consente al sindaco di Venezia di censurare i libri nelle scuole dell’infanzia, perché è il prodotto di un’ideologia e non solo la conseguenza di una incompetenza politica. Per questo non si riesce a ripensare l’educazione, perché nessuno vuole riformarne per davvero i sistemi.
Il comportamento del sindaco di Venezia è funzionale all’obiettivo, perseguito dalla maggior parte dei sistemi pedagogici, di far interiorizzare fin da piccoli le sole norme e credenze utili a radicare una coscienza conforme al modello di struttura sociale che si vuole. Pensare invece di educare ad essere padroni di se stessi, in questo contesto ideologico sarebbe dirompente, deviante, foriero di anarchie, disordini sociali e morali. Essere padroni di se stessi è molto pericoloso, perché vuol dire essere padroni delle proprie convinzioni e delle proprie azioni, sottratte al controllo di ogni indottrinamento religioso, ideologico, politico. A nulla servono la libertà politica e l’uguaglianza di fronte alla legge, se poi le azioni di un individuo sono guidate da un’autorità interiorizzata alla quale non si può sfuggire, prodotta da un’imposizione morale di origine religiosa, dal tipo di istruzione o dal processo educativo fin dall’infanzia. L’idea d’essere padroni di se stessi, che è il compito di ogni educazione, ha radici lontane nella cultura razionalista dell’Illuminismo, è proprio ciò che gente come il sindaco di Venezia e altri cattolici come lui considerano l’origine di ogni male.
Attenti a lasciar correre o sottovalutare scelte politiche così gravi come quella di censurare i libri a partire dai piccoli, perché poco per volta si moltiplicheranno le luci da spegnere, fino ad oscurare la vita presente e futura dei nostri giovani, e non solo.

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Giovanni Fioravanti

Docente, formatore, dirigente scolastico a riposo è esperto di istruzione e formazione. Ha ricoperto diversi incarichi nel mondo della scuola a livello provinciale, regionale e nazionale. Suoi scritti sono pubblicati in diverse riviste specializzate del settore. Ha pubblicato “La città della conoscenza” (2016) e “Scuola e apprendimento nell’epoca della conoscenza” (2020). Gestisce il blog Istruire il Futuro.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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