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Come se non ci fossero già abbastanza rotture di maroni in un periodo come questo, ecco che si palesa un altro partito di cui si sentiva proprio il bisogno.
Dopo il “che palle stare in casa”, il “catastrofisti uniti non si sa bene per cosa” e “riaprire tutto e subito” ecco il mio preferito: “sì, ok i Beatles ma vuoi mettere i Kinks?”.
Fenomenale, soprattutto in questi giorni.
Non bastava l’ampiamente sbugiardata – ormai dal 1967 almeno – farlocchissima faida Beatles vs. Stones.
Ci voleva proprio una scuola filosofica dedicata all’accostamento – o paragone, chiamatelo come volete – fra due gruppi oggettivamente imparagonabili.
Mi chiedo come ci si possa avventurare in una tale arrampicata (senza moschettoni e corde) su uno specchio che ha seriamente bisogno di una bella passata di panno e vetril.
Di certo però, i due gruppi in questione avevano/hanno molte cose in comune.
Le prime che mi vengono in mente, ad esempio, sono:
– i membri di entrambi i gruppi non erano scimmiette bensì homo sapiens sapiens sapiens sapiens sapiens all’infinito
– i membri di entrambi i gruppi suonavano in piedi
– i membri di entrambi i gruppi probabilmente defecavano almeno una volta al giorno
– i membri di entrambi i gruppi bevevano acqua del rubinetto ogni tot.
– i membri di entrambi i gruppi erano tutti quanti membri di un gruppo.
Insomma, c’è un sacco di roba a cui appigliarsi per scalare quello specchio citato precedentemente.
Bene: adesso che abbiamo elencato tutte queste saldissime certezze, ci potremo sentire tutti quanti un po’ più sicuri quando incontreremo in via telematica – ma si spera presto anche di persona – uno degli esponenti di questa scuola di pensiero.
Quindi, a questo punto, che dire?
Sbizzarritevi anche voi accostando, paragonando, confrontando – ma – soprattutto – decretando – IL – MIGLIORE – fra – un grande portiere a caso vs. un grande attaccante a caso.
Buon divertimento e soprattutto buona settimana.

Kings of the wild frontier (Adam and the Ants, 1980)

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Radio Strike


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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