Iwagumi-Dismisura. Abitare il pieno; quando lo spazio diventa esperienza
Iwagumi-Dismisura.
Abitare il pieno. Quando lo spazio diventa esperienza.
Dal 21 al 24 dicembre, Piazza Maggiore a Bologna sarà attraversata da Iwagumi-Dismisura, un’installazione composta da diciannove megaliti gonfiabili, illuminati e accompagnati da un paesaggio sonoro ispirato alla natura — versi di uccelli, ranocchi, il gorgoglio dell’acqua. Le forme reagiscono alla presenza del pubblico, modulando luce e suono e trasformando temporaneamente la piazza in un ambiente immersivo.
Monumentalità instabile
L’impatto visivo è immediato. Le dimensioni dei megaliti, la loro disposizione e il contrasto con l’architettura storica producono una sensazione di sproporzione e lieve spaesamento. Piazza Maggiore, luogo denso di memoria collettiva, viene riconfigurata come uno spazio sensoriale continuo, in cui il corpo del visitatore è costantemente coinvolto prima ancora di poter elaborare un significato.
L’installazione gioca sui contrasti: le forme richiamano solidità e peso, ma sono gonfiabili, leggere e temporanee. Alla monumentalità visiva si accompagna una fragilità materiale che rende evidente la distanza tra ciò che appare e ciò che effettivamente sostiene. Non raccontano, non rappresentano, non alludono a un senso preciso. Occupano lo spazio e lo rendono pieno, imponendo la loro presenza allo sguardo senza tradursi in messaggio.
Vedere e guardare: l’occhio catturato
La distinzione lacaniana tra vedere e guardare aiuta a comprendere la relazione tra visitatore e installazione.
Il vedere implica controllo e organizzazione del campo visivo, mentre lo sguardo è ciò che sfugge al soggetto: non è esercitato, ma subìto.
Le dimensioni e la disposizione dei megaliti impediscono una visione distaccata. Il corpo entra nel campo visivo come elemento tra gli elementi; lo sguardo non domina l’oggetto, ma ne è catturato. La piazza, tradizionalmente spazio da guardare, si trasforma in un ambiente in cui l’esperienza visiva perde centralità e il corpo diventa il vero riferimento sensibile.
Suono e voce: una presenza senza appello
Il paesaggio sonoro non accompagna, ma costruisce una condizione percettiva. Secondo Lacan, la voce è un oggetto parziale, l’oggetto a, sempre rivolta a un destinatario; il suono invece può esistere senza appello. L’acqua che scorre, i richiami animali e i rumori naturali non parlano, non chiamano, non interpelleranno direttamente il visitatore.
Il suono si diffonde nello spazio e reagisce al movimento dei corpi, generando continuità tra ambiente e corpo. Non introduce l’Altro della parola, ma crea una presenza immersiva e diffusa, che precede la significazione e coinvolge il corpo senza costrizione.
La piazza come ambiente
Piazza Maggiore si trasforma in un ambiente più che in uno spazio da interpretare. La saturazione di forme, luci e suoni ridefinisce il rapporto tra corpo e spazio: il visitatore non è chiamato a rispondere, ma a sostare, muoversi, esporsi a una presenza che non si lascia tradurre in significato. L’installazione offre una condizione percettiva che precede la parola, dove il senso resta sospeso.
Una soglia percettiva
Iwagumi-Dismisura si colloca su una soglia: tra spazio urbano e paesaggio, tra artificio dichiarato e natura evocata, tra stabilità apparente e leggerezza reale. L’esperienza non fornisce chiavi di lettura né conduce a una conclusione: mantiene aperta una zona di percezione in cui il senso non è imposto, ma resta in sospeso.
In questo vuoto di significazione — in cui non c’è voce che chiama né sguardo che domina — si manifesta una modalità contemporanea di abitare lo spazio pubblico: non come luogo da decifrare, ma come esperienza da attraversare, in cui il soggetto è invitato, prima di tutto, a sentire.
Cover; Bologna Festival: ENESS-iwagumi-i-Light-Singapore-photo-credit-Finbarr-Fallon
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