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In scena lo spettacolo “Interruzioni”, ieri sera in Sala Estense

Da: Lega Coop Estense

In una Sala Estense gremita, con Legacoop Estense si è parlato di diritti nel fine vita. Con l’interpretazione intensa e ironica di Gianna Coletti e il contributo di Mina Welby

Sala Estense gremita, venerdì sera, per il doppio evento organizzato da Legacoop Estense, presieduta da Andrea Benini, e associazione Paolo Mandini in collaborazione con Fondazione Ado. In scena è andato INTERRUZIONI, primo spettacolo teatrale sul testamento biologico ispirato al terzo racconto dell’omonimo libro (Giraldi Editore) della giornalista e autrice ferrarese, Camilla Ghedini. Sul palco, Gianna Coletti, nel triplice ruolo di figlia morente, madre che non vuole accettare una perdita che vive come abbandono, medico. A seguire, il dibattito introdotto da Benini, che ha ricordato «l’amico e cooperatore Paolo Mandini, che ci manca tanto, e che avrebbe condiviso lo spirito di questa serata, che ci consente di ragionare su temi tanto complessi, dandoci strumenti di riflessione, senza propinarci una verità unica, una risposta preconfezionata». Parole confermate dai relatori, che moderati da Francesca Tamascelli (Legacoop), ha visto confrontarsi sul tema del fine vita e delle cure palliative Mina Welby, Luigi Grassi (docente Psichiatria Unife), Milena Maltoni (Cidas) e Luigi Bruno, direttore sanitario Fondazione Ado. Con contributo finale di Coletti e Ghedini. Toccante la testimonianza di Welby, che ha ricordato gli ultimi giorni col marito, il suo desiderio di interrompere le sofferenze, il suo aiuto a Mario Riccio, il medico che accolse l’appello di Piergiorgio Welby praticandogli la sedazione e staccandogli il respiratore. «Piergiorgio non voleva morire. Non voleva più vivere così. Io l’ho accompagnato in questo percorso per amore». Si è concentrato sui temi del «perdono, del bisogno di conciliazione, del tentativo di abbandonare il rancore» Luigi Grassi, secondo cui è bene lavorare sulle parole con cui ci si congeda. E che ha riconosciuto all’arte un valore didattico. Da Milena Maltoni e Luigi Bruno, direttore medico Fondazione Ado, la testimonianza di cosa significhi vivere quotidianamente con pazienti malati terminali, che attendono o talvolta chiedono la morte.

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PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)