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I recenti scavi archeologici condotti nel sito di Ulmetum protagonisti di un Seminario ad Unife

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Gli scavi archeologici condotti recentemente nel sito di Ulmetum. Sarà questo il tema del seminario che si terrà giovedì 10 aprile alle ore 11.30 nell’Aula Magna A. Campana di Palazzo Turchi Di Bagno, (c.so Ercole I d’Este, 32).
Relatore sarà il Dott. Constantin Bajenaru del Museum of National History and Archaeology, Costanta, Romania, che parlerà di “ULMETUM – from vicus and statio to military fortification. An evolution model of the inhabiting structures in Roman Doubroudja”.
“Gli scavi archeologici nel sito di Ulmetum – afferma Carlo Peretto, Professore ordinario del Dipartimento di Studi umanistici dell’Università di Ferrara – hanno evidenziato una situazione particolarmente interessante per l’archeologia di età romana in Doubroudja, ad Est della provincia Moesia Inferior, appartenente dal III secolo d.C alla provincia Scythia. Si tratta di uno dei pochi casi in cui le informazioni provenienti dalle fonti epigrafiche e letterarie sono confermate dalle indagini archeologiche. L’insediamento (vicus Ulmetum) venne costruito in seguito al processo di ro-manizzazione iniziato nel corso del II sec. d.C., sviluppandosi nelle vicinanze di una statio dell’elaborato sistema stradale della provincia Moesia Inferior. Lo scavo archeologico attesta che successivamente al 376/378 d.C. l’area era popolata da “barbari” (soprattutto Goti), ammessi come ‘foederati’ dall’Imperatore Teodosio I. In seguito l’insediamento venne abbandonato, per dar luogo alla costruzione di una fortificazione militare, con contingenti dell’esercito romano di quello ‘foederato’ barbaro”.
“In una fonte letteraria importante di Procopio di Cesarea – conclude Peretto – si menziona Ulmetum come una città ricostruita dall’Imperatore Giustiniano sui ruderi di una precedente città. Gli scavi hanno confermato questa informazione attraverso l’identificazione di un incendio riconducibile agli anni 475/480, seguito dall’abbandono della città e da un’ulteriore ricostruzione databile nel VI sec. d.C. L’abbandono definitivo della fortificazione si deve alle incursioni delle popolazioni avare e slave della fine del VI – inizio VII sec. d.C”.

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UNIVERSITA’ DI FERRARA



PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)