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da: Ufficio Stampa Ferrara Concreta

Farinelli – Ferrara Concreta- ricorda Elie Wiesel e lancia una proposta

La morte del premio Nobel Elie Wiesel è fonte di enorme dispiacere per tutti coloro che amano la cultura ebraica e che credono fermamente che l’attività informativa riguardo alla tragedia della Shoah debba essere perpetuata con ogni forza e con ogni mezzo. Con la sua attività intellettuale egli permise la conoscenza dell’orrore avvenuto, testimoniando la sua esperienza diretta nei campi di concentramento. Io personalmente ho potuto conoscere questa pagina buia della storia umana grazie sia allo studio, sia alla testimonianza diretta di chi ha vissuto in prima persona quell’orrore. Per motivi anagrafici, però, queste persone sono destinate a non riuscire più a testimoniare l’accaduto. Elie Wiesel ha lasciato questo mondo alla veneranda età di 87 anni e questo dato ci pone nella situazione di dover ricercare nuovi metodi per far conoscere il dramma della Shoah. Per questo è necessario, e lo sarà sempre di più in futuro, un centro come il MEIS.
Inoltre la cronaca degli ultimi mesi ci restituisce una crescente mancanza di tolleranza verso chi arriva nel nostro paese, scappando a volte da atroci sofferenze. È recente un intervento nella nostra città riguardo al fatto che queste persone non potrebbero, a detta di alcuni, usare le altalene. Le parole utilizzate spero vivamente segnino un punto di climax culturale, perché se questo non fosse vero ci sarebbe ancora più bisogno di un MEIS funzionante già da ora. Nei compiti del MEIS, infatti, si elenca anche la promozione di attività che promuovano la “fratellanza tra i popoli” e “l’incontro tra le diverse culture”. Non si può civilmente e politicamente confondere il perseguire, giustamente, chi arrivando da noi commette reati con la xenofobia, che, a mio avviso, sta silenziosamente sempre più prendendo piede nella nostra società.
Vorrei concludere anticipando che la nostra formazione politica, Ferrara Concreta, presenterà nei prossimi giorni un ordine del giorno in Consiglio Comunale per valutare se sia possibile intitolare il parco che sorgerà attorno al MEIS ad Elie Wiesel, o, in alternativa, l’intitolazione di una via di Ferrara, sperando che leggendo quel nome in quel parco o su un cartello ci si ricordi del suo impegno a creare un mondo in cui gli orrori del passato non siano più possibili.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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