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Il teatro a Ferrara è di casa fin dai tempi della signoria estense. Ercole I d’Este, per esempio, era un grandissimo appassionato, tanto che fu proprio il nostro duca a consegnarci un indubbio primato culturale sulle corti italiane ed europee del tempo promuovendo la rappresentazione dei ‘Menaechmi’ di Plauto, primo dramma dell’antichità a essere rimesso in scena dopo l’avvento dell’era cristiana. E non è finita qui: lo spettacolo venne realizzato nel cortile del Palazzo Ducale – l’odierna piazza municipale – e quindi, oltre a dignitari e personalità da tutta Europa, allo spettacolo potè assistere tutta la cittadinanza ferrarese.
Non stupisce dunque che ancora oggi il territorio estense, come un unico grande palcoscenico, ospiti diverse realtà teatrali, dal Teatro Comunale Claudio Abbado, riconosciuto dal Mibact come ‘teatro di tradizione’, al Teatro Nuovo, con una programmazione più vicina al cabaret, fino al Teatro De Micheli di Copparo e al Teatro Comunale di Occhiobello: ognuno in grado di avvicinare il pubblico ferrarese con un’offerta diversa, togliendogli ogni scusa per starsene chiuso in casa a fissare la tv. Su questo grande palcoscenico poi, si sono guadagnate il proprio spazio anche diverse realtà che si occupano di sperimentazione e ricerca teatrale e che danno spazio alla creatività di compagnie e artisti emergenti, che rimangono fuori dai grandi circuiti, oppure che si occupano di formare gli attori di domani.
Su il sipario allora: per questa volta i riflettori sono puntati su di loro.


Ferrara Off: Marco Sgarbi & Co.

Il nome è un rimando alle realtà underground di Broadway o di Londra: spazi nati per raccogliere le nuove tendenze, le sperimentazioni che non trovavano posto all’interno delle programmazioni dei grandi teatri, luoghi di rappresentazione che uscivano dalle logiche economiche dei grandi circuiti. Una scommessa controcorrente in un momento di crisi economica, per non parlare della cronica mancanza d’attenzione per il settore culturale in Italia. Una scommessa che Marco Sgarbi, Roberta Pazi, Monica Pavani e Giulio Costa a quanto pare hanno vinto: Ferrara Off è ormai una realtà più che (ri)conosciuta, il cui valore aggiunto sta nella volontà e nella capacità di costruire collaborazioni non solo con gli altri attori culturali della città, ma soprattutto con il pubblico e i cittadini, come hanno dimostrato la campagna di crowdfunding ‘Biblioteca itinerante di letteratura. Omaggio a Giorgio Bassani’ o la ‘Maratona Orlando’ dedicata al celebre poema di Ludovico Ariosto.
La prossimità fra pubblico e attori offerta da Teatro Off, complici anche le dimensioni raccolte della sala, è nello stesso tempo una possibilità e una sfida: i dialoghi che concludono le serate vogliono essere come le impressioni scambiate dopo lo spettacolo davanti a un buon calice, ma nello stesso tempo spingono lo spettatore a riflettere su ciò che ha appena visto, su cosa il testo, le soluzioni sceniche e le persone in carne e ossa davanti a lui gli hanno trasmesso.
Il nuovo spazio performativo di Ferrara ha aperto nel dicembre 2013 in viale Alfonso I d’Este, dove prima sorgeva il centro sociale Dazdramir, tenuto a battesimo dall’attore e autore Gianni Fantoni, da Massimo Navone, direttore della Scuola Paolo Grassi di Milano, dall’attrice e docente Roberta Pazi e da Marco Sgarbi, attore e direttore artistico del Teatro Comunale di Occhiobello.

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foto di Giorgia Mazzotti

A tre anni di distanza, l’associazione ha chiuso il 2016 con numeri di tutto rispetto: settanta eventi e quasi duemila spettatori, undici corsi di formazione e più di mille associati. Mentre la maratona di lettura integrale e senza interruzioni del poema di Ariosto, che si è svolta presso la Pinacoteca Nazionale tra venerdì 2 e sabato 3 dicembre ed è durata 36 ore, ha coinvolto mille lettori, con 1400 spettatori e 70mila persone raggiunte tramite social network, connesse alla diretta streaming.
E non è finita qui perché Marco Sgarbi e la sua squadra hanno partecipato e vinto come Associazione culturale Arkadiis – che da anni cura in collaborazione con l’amministrazione comunale la stagione del Teatro Comunale di Occhiobello – il bando nazionale Funder35, promosso da 18 fondazioni associate ad Acri – l’organizzazione che rappresenta le Casse di Risparmio Spa e le Fondazioni di Origine Bancaria, ndr – con l’obiettivo di rafforzare imprese culturali giovanili non profit impegnate principalmente nell’ambito della produzione artistica/creativa in tutte le sue forme, premiando l’innovatività e favorendo la sostenibilità. Il 1 febbraio a Roma, presso il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini ha premiato le 57 imprese culturali vincitrici del bando 2016. “L’Associazione Arkadiis fa parte delle sette provenienti dal Veneto, solo due delle quali imprese culturali teatrali”, sottolinea Marco. “Il premio porterà finanziamento di 35.000 euro in tre anni” per realizzare il progetto ‘Next Generation’ che “mira a educare le nuove generazioni alla cultura teatrale e a rigenerare così l’attuale pubblico attraverso due azioni: una nuova proposta culturale che vuole coinvolgere ed educare la nuova generazione di piccoli spettatori presenti sul territorio e uno svecchiamento dell’associazione da un punto di vista comunicativo e di immagine”, ci spiega ancora Sgarbi. L’obiettivo è “il raggiungimento di un nuovo target composto dai giovanissimi potenziali spettatori presenti sul territorio della fascia compresa tra i 6 e i 12 anni” e attraverso di loro “anche altre fasce potenzialmente interessate, come quella dei genitori che va dai 31 ai 40 anni e la fascia dei nonni, over 65”.
www.ferraraoff.it


Il Nucleo sulle rive del Po: il teatro come comunità

Sono passati ormai quarant’anni da quando il Teatro Nucleo – allora Comuna Nucleo – è arrivato in Italia da Buenos Aires, costretto all’esilio dal golpe di Videla. Fondato nel 1974 da Horacio Czertok e Cora Herrendorf, nel 1978 Teatro Nucleo si è stabilito a Ferrara, chiamato dallo psichiatra basagliano Antonio Slavich per collaborare nel processo di chiusura dell’ex-ospedale psichiatrico della città, che è divenuto anche la sua prima sede. Alla base dell’attività del Nucleo c’è la concezione del teatro non come puro intrattenimento, ma come portatore di un’etica sociale, come momento di profonda condivisione di un’esperienza fra attori e spettatori: nel momento in cui avviene lo spettacolo si crea una comunità. E se, come fa il Nucleo, al centro si pone il rapporto con l’essere umano in quanto tale, il teatro diventa un potente strumento di inclusione e trasformazione sociale: “Non vede un pubblico preferenziale, identifica nell’essere umano di qualsiasi genere, etnia, età, classe sociale un possibile interlocutore – si legge sul loro sito – Da un imperativo di giustizia elementare e dall’idea che proprio in costoro è possibile trovare nuova linfa e nuovo senso all’arte, è spinto a rivolgere grande attenzione a tutti gli esclusi dalla fruizione e dalla produzione artistica”.
Con questo spirito negli anni sono nati i tanti progetti di teatro in carcere, nelle strutture terapeutiche e nelle istituzioni legate al lavoro sulla salute mentale e all’integrazione sociale. Il progetto Teatro Carcere, nel quale Horacio Czertok lavora con alcuni detenuti della Casa Circondariale di Ferrara, insignito nel 2012 con la medaglia premio di rappresentanza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il progetto Arte e Salute mentale con pazienti psichiatrici del Dipartimento Salute Mentale di Ferrara e la Scuola di Formazione per Operatori Teatrali nel Sociale, diretta da Cora Herrendorf, sono solo alcuni esempi.
Elemento fondamentale del Nucleo è stato Antonio Tassinari, fino a quando una malattia se lo è portato via, troppo presto, nell’estate del 2014. È stato lui a ideare e coordinare il Teatro Comunitario di Pontelagoscuro: forma teatrale della e per la comunità, basata sull’integrazione intergenerazionale e su un’idea di recupero della memoria collettiva, non la storia scritta sui libri, ma la narrazione costituita dai ricordi delle persone che la comunità la costituiscono e la vivono.

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foto D. Mantovani
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Nel frattempo il Teatro Nucleo è stato riconosciuto ‘organismo stabile’ dalla Regione Emilia Romagna e, nel 2003, ha ricevuto dal Comune di Ferrara quella che è diventata la sua nuova sede a Pontelagoscuro, intitolata due anni dopo allo scrittore Julio Cortázar, in onore delle proprie radici argentine. Dal 2015 è diventato ufficialmente anche sede di ‘residenza artistica’, trasformandosi ancora di più in un cantiere di ‘Cose Nuove’: ospita, infatti, la ricerca e la sperimentazione creativa di diverse giovani compagnie e artisti emergenti che poi restituiscono il risultato del proprio lavoro in workshop, spettacoli e laboratori con la cittadinanza.
“All’epoca di scegliere dove poter portare il mio lavoro e il mio teatro – spiega Horacio Czertok – ho scelto l’Italia perché nessuno è venuto a dirci cosa fare e come farlo: in Italia ho potuto continuare a fare teatro come lo facevo in Argentina, non mi sono mai sentito straniero sul terreno del teatro in questa che è la patria della commedia dell’arte”.
www.teatronucleo.org


Fonè Teatro: gli attori di domani

Massimo Malucelli, attore e insegnante di commedia dell’arte, è protagonista della scena ferrarese da più di venticinque anni. Nella sua Foné Scuola di Teatro ha formato diversi professionisti, come il giovane Stefano Muroni. Proprio con lui nel 2014 ha dato vita al Centro Preformazione Attoriale di via Arianuova, una scuola per ragazzi dai 14 ai 20 anni che intendono intraprendere la professione di attore. La scuola è riconosciuta e appoggiata dal Centro sperimentale di cinematografia e dal Giffoni Film Festival, ha al suo attivo gemellaggi con l’Escuela de artes escenicas Pábulo, la Sylvia Young Theatre School di Londra e l’Erac – scuola regionale per attori – di Cannes, e nel 2015 e 2016 nella delizia estense di Villa Mensa ha organizzato il Tenda Summer School, la prima Summer school d’Europa dove si dorme in tenda e gli allievi sono giovani aspiranti attori e adolescenti appassionati di recitazione.
Il 31 gennaio scorso poi si è chiuso il bando per la quarta edizione di ‘Fest-Festival delle Scuole di Teatro’, organizzato da Fonè in collaborazione con il Comune di Comacchio, il Teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara e altri comuni e teatri del territorio, che si terrà fra maggio e giugno 2017. Tutto è nato con l’idea di organizzare un incontro per le varie scuole di teatro del territorio, che fosse anche un concorso e nello stesso tempo una festa del teatro e di chi lo fa. Un’occasione per festeggiare chi fa esperienza di teatro e per far incontrare chi assiste allo spettacolo e chi fa teatro come professionista. Fest, infatti, è contraddistinto dal fatto che si fanno fare giochi teatrali al pubblico stesso.

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Massimo Malucelli con Stefano Muroni e Claudio Gubitosi

Nel novembre 2016, inoltre, Fonè Teatro ha dato avvio alla scuola di teatro e audiovisivi ‘Dal teatro al cinema: un viaggio fra due mondi’: una “scuola di racconti teatrali e digitali”, come la definiscono gli stessi organizzatori. Non un corso dunque, ma di una vera e propria scuola della durata di due anni: “la filosofia che ispira il nostro lavoro è tracciare un percorso che fonda nella forza del teatro, capace di raccontare storie nello spazio, quella di raccontarle anche su di uno schermo, che sia quello del computer, del video o del cinema. Recitare è “essere veri in una situazione finta”, una definizione bella e semplice, che descrive il processo profondo che sta alla base del lavoro creativo, in teatro e su uno schermo, ovunque vi sia una storia raccontata attraverso gli attori ed i personaggi cui essi danno vita”. “Caratteristica che riteniamo unica della scuola – continuano gli organizzatori sul sito di Fonè – sarà presentare, come esercitazione di fine anno, una performance teatrale dalla quale trarremo spunto per creare un video su quello stesso soggetto, ma questa volta sceneggiato e montato secondo il linguaggio dell’audiovisivo, e quindi come racconto filmico per lo schermo.”
www.foneteatro.it
www.centropreformazioneattoriale.it


Centro Teatro Universitario: il teatro come scoperta di sé

ctuDaniele Seragnoli, delegato del Rettore alle attività relative alle pratiche teatrali in ambito sociale, e Michalis Traitsis, regista e pedagogo teatrale di Balamòs Teatro, sono rispettivamente il direttore e il responsabile dei laboratori teatrali del Ctu-Centro teatro universitario: un luogo di sperimentazione del teatro e dei suoi linguaggi attraverso una visione ampia che favorisce tramite il “gioco” teatrale la scoperta di sé, della creatività individuale, una maggiore consapevolezza del proprio corpo e delle proprie emozioni, mettendo in relazione ogni singolo allievo con il gruppo di lavoro e il mondo circostante. Il teatro dunque per il Ctu non è il fine, ma uno strumento per (ri)conoscere se stessi e le proprie capacità creative e immaginative, per gestire meglio le proprie emozioni e di conseguenza per comunicare meglio con le altre persone e interagire in modo migliore nel contesto in cui si vive e si opera, un mezzo di formazione della propria ‘persona’.

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Machalis Traitsis

Le attività sono rivolte non solo agli studenti dell’ateneo ferrarese, ma a tutta la cittadinanza, inclusi gli alunni delle scuole di ogni ordine e grado di Ferrara e provincia.
Fra le attività del Ctu ci sono: la gestione di laboratori di formazione per il Master di I livello dell’Università di Ferrara ‘Tutela, diritti e protezione dei minori’; la collaborazione al progetto pedagogico per scuole primarie e secondarie ‘(R)esistenze’, ispirato al libro di Nico Landi ‘Una storia di storie’, che dal 2006 propone un lavoro teatrale e incontri sul tema della Resistenza nella pianura ferrarese; la collaborazione al progetto di pedagogia teatrale ‘Voci da un’avventura leggendaria’ per scuole primarie e secondarie; il partenariato e la collaborazione al progetto ‘Passi sospesi’ che realizza percorsi e pratiche di laboratorio teatrale con detenuti e detenute nell’ambito del recupero e del trattamento penitenziario, con numerosi episodi di incontro e scambio con gruppi di allievi e allieve del Centro Teatro Universitario.
www.unife.it/centri/ctu
www.balamosteatro.org

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Federica Pezzoli


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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