Skip to main content

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Presentato oggi  il XVII Rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati italiani. Sono 5.062 i laureati dell’Università di Ferrara coinvolti nell’indagine, tra questi 1.717 laureati triennali e 601 laureati magistrali biennali usciti da Unife nel 2013 e intervistati dopo un anno.

Più che soddisfacenti  i risultati ottenuti da Unife che confermano la  sua elevata e qualificata didattica  che consente ai laureati tassi di occupazione superiori alle medie nazionali..

L’indagine ha coinvolto a livello nazionale quasi 490mila laureati di tutte delle 65 Università aderenti al Consorzio.

I laureati di Ferrara del 2013 alla prova del lavoro

Il tasso di occupazione dei neolaureati triennali è pari al 50%, un valore superiore alla media nazionale (41%). Tra gli occupati triennali dell’Università di Ferrara, il 39% è dedito esclusivamente al lavoro, mentre il 10% coniuga la laurea magistrale con il lavoro.

Chi continua gli studi con la laurea magistrale è circa il 42% (la media nazionale è del 54%): il 31% è impegnato esclusivamente nella laurea magistrale, mentre, come si è detto, il 10% studia e lavora. Il 14%, non lavorando e non essendo iscritto alla laurea magistrale, si dichiara alla ricerca di lavoro.

Il lavoro stabile – contratti a tempo indeterminato e lavoro autonomo (lavoratori in proprio, imprenditori, ecc.) – coinvolge, a un anno dalla laurea, 30 laureati occupati su cento di primo livello di Ferrara (la media nazionale è del 33%). Gli occupati che non hanno un lavoro stabile rappresentano il 69,5% (prevalentemente con contrattia tempo determinato, mentre l’8% è senza contratto). Il guadagno (calcolato su chi lavora solamente) è in media di 1.020 euro mensili netti. A livello nazionale è di 1.008 euro.

L’analisi deve tenere conto della quota, tutt’altro che irrilevante, di giovani che continuano gli studi, rimandano cioè al post laurea di tipo magistrale il vero ingresso nel mondo del lavoro.

Cosa avviene, dunque, ai laureati magistrali a un anno dalla laurea?

A dodici mesi dalla conclusione degli studi, risulta occupato il 61% dei laureati, un valore superiore alla media nazionale del 56%. Il 16%dei laureati continua la formazione (a livello nazionale è il 14%). Chi cerca lavoro è il 23% dei laureati magistrali di Ferrara, meno del totale dei laureati che è il 30,5%.

A un anno dalla laurea, il lavoro è stabile per 35,5 laureati occupati su cento di Ferrara, poco più della media nazionale (34%). La precarietà riguarda il 63,5% del collettivo (prevalgono i contratti a tempo determinato; mentre i senza contratto sono il 4%). Il guadagno è superiore alla media nazionale: 1.123 euro mensili netti, contro i 1.065 del complesso dei laureati magistrali.

Tendenze del mercato del lavoro nel medio periodo: esiti occupazionali a cinque anni dal titolo

Le crescenti difficoltà occupazionali incontrate dai giovani, neo-laureati compresi, negli ultimi anni si sono inevitabilmente riversate anche sui laureati di più lunga data, anche se occorre sottolineare che, col trascorrere del tempo dal conseguimento del titolo, le performance occupazionali migliorano.

I laureati biennali magistrali di Ferrara del 2009, intervistati a cinque anni dal titolo, sono 587, con un tasso di risposta del 80%.

L’83% è occupato, valore lievemente superiore alla media nazionale, pari all’81%. Il 5,5% risulta ancora impegnato nella formazione (è il 6,5% a livello nazionale). Chi cerca lavoro è l’11% contro il 12% del complesso dei laureati.

La quota di occupati stabili cresce apprezzabilmente tra uno e cinque anni dal titolo, raggiungendo il 73% degli occupati (è il 70% a livello nazionale).

Le retribuzioni nominali arrivano, a cinque anni, a 1.392 euro mensili netti (sono 1.356 euro a livello nazionale).

tag:

UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it