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Sembra un destino a cui immancabilmente si va incontro consci della inutilità dell’opposizione e nello stesso tempo della sottile perfidia della mente che – sostiene lei – rende necessaria la constatazione del (de)grado delle scelte degli italioti. Sì! Mi si accusi di essere radical-chic, di preoccuparmi, ormai a tempo pieno, dei programmi tv; ma ormai l’età e il ‘disio’ della conoscenza mi rendono partecipe e succube di ciò che si vede e si percepisce.

Certo! Continuo a registrare e delibare le parole dell’unica Liliana Segre; ad organizzare un commento sulle sue parole e scritti che, spero a breve, consegnerò alla lettura dei miei 25 lettori, ma frattanto guardo, tra ammirazione e repulsione, Ballando con le stelle perché viene annunciata la presenza di un vero attore che seguo con interesse: la signora Coriandoli alias Maurizio Ferrini.

Le sue partecipazioni recenti a programmi quale Che tempo che fa di Fazio hanno mostrato, attraverso l’ironia pressante che lo rende necessario al tavolo della trasmissione, che non tutto è perduto nell’inesorabile evolversi del gusto degli italiani schiavi o sottomessi al diktat del modo più recente di conoscere: vale a dire la tv.
Questo attore sembra destinato ad appaiarsi agli spettacoli strepitosi che il Berlusca concede – bontà sua – nel suo rientro nella politica attiva. Come non avvicinare ‘gli smumi’ della Coriandoli a quelli del cavaliere?

Un altro personaggio trasferitosi dalla politica al teatro, vale a dire il fiorentino Matteo Renzi, gli può stare al paro direbbero i miei, un tempo, concittadini.

Non dico nulla di nuovo se ormai la politica-spettacolo non certo nuova o appannaggio della destra viene assunta quale cuneo preferito nello sfondare o rimuovere l’indifferenza dei votanti. Riguardo con stupore misto a rabbia gli emergenti della parte che con senso del dovere ho di nuovo votato. Vale a dire i Giani, i Nardella, tra quelli che meglio conosco, che reggono la scelta politica della regione toscana e della mia amata Firenze.

Ma il tempo passa e devo ritornare comunque ai miei interessi che coinvolgono nomi solenni: Canova, Bassani di cui cerco con onestà e umiltà di commemorare e ricordarne la lezione senza spettacolarizzazioni che ne abbasserebbero l’insegnamento e il valore. Ma è difficile! Sempre più difficile.

E ancora una volta diventa necessarissimo riappropriarsi di quel detto che siglò la nostra lontana giovinezza: “resistere, resistere, resistere.”. E ai troppo coccolati giovani trattati come se fossero una materia ideologico-politica informe rivolgo ancora quella raccomandazione che suona ancora utile per chi ne vuole cadere nella trappola del merito.

Per leggere tutti gli altri interventi di Gianni Venturi nella sua rubrica Diario in pubblico clicca  [Qui]

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Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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