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Lunedì 4 maggio si è svolta una kermesse pietosa, volgare e grottesca, andata in onda su Facebook, che pare essere luogo più concreto e abitato delle desolate e desolanti vie ferraresi, in cui è passato il carretto del vice-sindaco Nicola Lodi, ambulante abusivo, che non gridava “gelati” ma “è qui la festa”.

Innanzitutto: ma quale festa, Vicesindaco? Il ballo del Titanic? Mentre ancora migliaia di persone sono ricoverate in ospedale, con ancora tante che stanno morendo, con i vivi che si stanno arrabattando per la ripresa, con la gente che deve tornare al lavoro nonostante tutto e la gente che il lavoro l’ha perso? Dobbiamo sculettare e cantare sguaiatamente, davvero?
Il Vicesindaco dice di aver agito da privato cittadino e di aver pagato di tasca sua. Da giugno 2019 le sue tasche sono anche le nostre tuttavia, che lo voglia ammettere o no, e questo è un fatto. Un privato cittadino non avrebbe mai potuto richiedere i permessi per poter svolgere un tale evento ed ottenerli in spregio e in sfregio del DPCM del 26 aprile 2020 che regolamenta la fase 2, incominciata proprio il 4 maggio. Un privato cittadino non avrebbe avuto la scorta della polizia municipale. La polizia municipale avrebbe dovuto fermare e multare quel privato cittadino; la questura non avrebbe dovuto concedere il permesso.

Un po’ di commi violati, dal DPCM 26/04/20, articolo 1:
comma 1a: sono consentiti solo gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute;
comma 1d: è vietata ogni forma di assembramento di persone in luoghi pubblici e privati;
comma 1f: non è consentito svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto;
comma 1i: sono sospese le manifestazioni organizzate, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura con la presenza di pubblico, ivi compresi quelli di carattere culturale, ludico, sportivo, religioso e fieristico, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, quali, a titolo d’esempio, feste pubbliche e private

Dunque, ricapitolando:
Spostamenti solo per comprovate esigenze, e non mi sembra proprio che la sfilata fosse una cosa necessaria.
Nessun assembramento: se si organizza uno spettacolo itinerante, la gente inevitabilmente si ferma a guardare. Vorrei capire perché se mi fermo a parlare con un/a amico/a per strada posso venire redarguita e forse multata, ma posso fermarmi ad assistere al circo. Se faccio un pic-nic nel giardino condominiale con i vicini, a debita distanza, può arrivare l’elicottero, però posso andare a S. Martino a bere in piazza con Naomo.
No alle attività ludiche e ricreative all’aperto: beh, non mi sembra che questa fosse una commemorazione o una cerimonia ufficiale.
Ma basterebbe gia il comma 1i, più chiaro di così: nessuna manifestazione, nessun evento, nessuno spettacolo, nessuna festa.

Non ci sono dubbi interpretativi. Abbiamo un Vicesindaco e Assessore alla Sicurezza che ha violato la legge, dopo che lui stesso si era auto-proclamato sceriffo controllore e giustiziere della notte e del giorno. Dopo che per due mesi ci è stato ossessivamente ripetuto di stare in casa. Dopo che il governo ha ribadito prudenza, responsabilità e gradualità nella riapertura.
Allora non diciamo che è stata una bravata, una ragazzata, una spacconata, una smargiassata, una cosa kitsch, di cattivo gusto, una baracconata, una pagliacciata ecc. ecc. E’ stata una prova di forza, voluta e pianificata. Un fatto per me gravissimo, su cui non c’è niente da ridere. Una prova di forza vendicativa per dichiararsi al di sopra di ogni legge, nazionale e locale, contro quel governo che il suo partito osteggia, contro quel prefetto che gli aveva tolto il giochino del 1° maggio. Per dimostrare che lui, in questa città, comanda, fa e disfa. Per dimostrare che è intoccabile. Per piegare le istituzioni a suo piacimento, come ha dimostrato in molte occasioni già dalla campagna elettorale in poi. Per utilizzare nel pubblico le sue modalità private, il ‘metodo Naomo’ che, ricordiamo, è rappresentato dal motto ‘a calci in culo’ e dall’indimenticabile icona conseguente. Una prova di forza voluta e pianificata in un giorno simbolico, il 4 maggio, la fine della quarantena più stringente e l’inizio della fase della responsabilità individuale e collettiva nella ripresa.

Non è un caso. Così come non è un caso che gruppi di estrema destra, nei giorni scorsi, abbiano cercato di forzare il lockdown e andare in piazza e nelle chiese (nelle chiese?!), chiamando la disobbedienza al governo. E non è un caso che esponenti dello stesso partito di Sindaco e Vicesindaco abbiano tentato un’occupazione del Parlamento (occupazione, nell’altro senso del termine, molto esotica per loro, invero). Si chiamavano forze eversive, un tempo, quando si davano ancora le parole ed il peso giusti alle azioni politiche. Ora tutto è ammantato dall’idea di ragazzata e di ‘scherzo’, del ‘tutto è permesso’, perché ‘siamo in democrazia’, anche quando a rivendicare questi ‘diritti’ sono proprio coloro che costantemente violano e calpestano i nostri principi democratici e costituzionali. Del resto il nostro sindaco, qualche giorno fa, ha manifestato l’intenzione di non rispettare una sentenza del Tribunale.

I locali rappresentanti delle istituzioni confliggono con le istituzioni stesse.
In quale modo è ancora possibile considerarli ‘rappresentanti‘?
Di certo non rappresentano tutti quei cittadini giustamente indignati, a cui il vice-sindaco ha risposto prendendoli in giro e chiamandoli infantilmente ‘rosiconi’, come se fosse il gioco del marameo.
Per il ruolo che ricopre e per gli intenti dimostrati, suggerirei al vice-sindaco di utilizzare un linguaggio più evocativo: chi, precedentemente, aveva voluto trasformare le istituzioni “in un bivacco di manipoli”, aveva espresso un concetto un po’ più definito degli avversari:
“Lascio ai melanconici zelatori del supercostituzionalismo, il compito di dissertare più o meno lamentosamente su ciò.”
I fondamentali, Vicesindaco.

In copertina: elaborazione grafica di Carlo Tassi

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Emanuela Cavicchi


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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