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Mese: Novembre 2015

Al via l’iniziativa “Natale solidale” al Bennet Le Valli di Comacchio, bambini e scuole per la Croce Rossa Italiana

da: ufficio stampa Made Eventi

Dopo il grande successo dello scorso anno, ritorna al Centro Commerciale Bennet Le Valli il progetto benefico “Natale solidale”, realizzato per dare un aiuto alla Sezione locale della Croce Rossa Italiana. Sono oltre novecento i bambini coinvolti nell’iniziativa che vede la partecipazione di ben 11 scuole del territorio. Questo progetto ha la duplice finalità di stimolare la creatività mantenendo la tradizione dell’albero di Natale e nello stesso tempo sensibilizzare i bambini al tema della solidarietà e del volontariato. L’iniziativa si rivolge non solo ai bambini ma a tutta la comunità: a tutte le scuole aderenti sono state consegnate delle palline di polistirolo da decorare a tecnica libera che potranno essere acquistate dai clienti a fronte di un’offerta libera. Le palline decorate addobberanno il grande albero di Natale, alto più di 4,5 metri, già allestito nella Galleria. Le prime 100 palline verranno simbolicamente acquistate dal Centro Commerciale che donerà 700 euro alla Croce Rossa Italiana Sezione di Comacchio. A questo contributo si aggiungerà l’intero importo derivante dalla vendita dei manufatti dei bambini.
I bambini inoltre potranno divertirsi a realizzare le palline anche presso i laboratori creativi allestiti all’interno della galleria del Centro, destinando la pallina alla loro scuola. Ad ognuna delle tre classi che realizzerà il maggior numero di palline, il Centro Commerciale offrirà un buono spesa utilizzabile presso l’Ipermercato Bennet per l’acquisto di materiale scolastico.
I laboratori creativi saranno attivi fino al 20 dicembre il Venerdì dalle 15 alle 19, Sabato, Domenica e l’8/12 dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.

Il programma del Jazz Club Ferrara per dicembre 2015 e gennaio 2016

da: Ufficio Stampa Jazz Club Ferrara

Programma dicembre 2015 – gennaio 2016

Main Concerts:
Sabato 5 dicembre, ore 21.30
STEFANO BATTAGLIA TRIO
Stefano Battaglia, pianoforte;
Salvatore Maiore, contrabbasso;
Roberto Dani, batteria
Lunedì 7 dicembre, ore 21.30
Nell’ambito delle celebrazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale
In collaborazione con Ferrara Arte
BILL CARROTHERS “ARMISTICE DAY”
Bill Carrothers, pianoforte;
Peggy Carrothers, voce;
Piero Bittolo Bon, clarinetti;
Salvatore Maiore, violoncello;
Nick Thys, contrabbasso;
Dré Pallemaerts, batteria
Sabato 12 dicembre, ore 21.30
RICCARDO ZEGNA “QUASI CLASSICO”
Riccardo Zegna, pianoforte;
Gabriele Evangelista, contrabbasso;
Andrea Melani, batteria;
Federico Zaltron, violino;
Enrico Di Crosta, violoncello;
Marco Moro, flauto
Venerdì 18 dicembre, ore 21.30
ZHENYA STRIGALEV QUARTET
Zhenya Strigalev, sax alto;
Aaron Parks, pianoforte;
Tim Lefebvre, basso elettrico;
Eric Harland, batteria
Sabato 19 dicembre, ore 21.30
“Crossroads Winter 2015”
In collaborazione con Jazz Network
DENA DEROSE CHRISTMAS QUARTET
Dena DeRose, voce e pianoforte;
Piero Odorici, sassofoni;
Aldo Zunino, contrabbasso;
Joe Farnsworth, batteria
Nel corso della serata, la Fondazione A.C.A.RE.F,
che opera a sostegno della ricerca sull’atassia spinocerebellare,
sarà presente con un proprio punto informativo.
Sabato 23 gennaio, ore 21.30
EDDIE GOMEZ QUARTET
Alessandro Presti, tromba;
Salvatore Bonafede, pianoforte;
Eddie Gomez, contrabbasso;
Roberto Gatto, batteria
Sabato 30 gennaio, ore 21.30
MARC RIBOT SOLO + 1
Marc Ribot, chitarra
Opening Act: Sara Ardizzoni, voce e chitarra
– Monday Night Raw
Lunedì 14 dicembre, ore 21.30
MRAFI
Edoardo Marraffa, sax tenore;
Pasquale Mirra, vibrafono;
Antonio Borghini, contrabbasso;
Cristiano Calcagnile, batteria
Lunedì 21 dicembre, ore 21.30
FILIPPO VIGNATO TRIO
Filippo Vignato, trombone;
Yannick Lestra, piano elettrico;
Attyla Gýarfás, batteria
– Somethin’Else
Venerdì 11 dicembre, ore 21.30
Unica data italiana
In collaborazione con Ferrara Musica
JEN SHYU “SOUNDS & CRIES OF THE WORLD”
Jen Shyu, voce, danza, pianoforte, liuto taiwanese e gayageum coreano;
Mat Maneri, viola;
Randy Peterson, batteria
Il concerto sarà preceduto da
“From the Thought to its Holistic Expression in Improvisation”,
Masterclass pomeridiana tenuta dalla stessa Shyu con la preziosa collaborazione di Marta Raviglia
aperta a tutti coloro che nutrono interesse verso il canto e l’improvvisazione.
– Tower Jazz Workshop
Lunedì 25 gennaio, ore 21.30
THE TOWER JAZZ WORKSHOP ORCHESTRA
La resident band del Jazz Club Ferrara diretta da Alfonso Santimone e Piero Bittolo Bon
– Jazz Goes To College
Venerdì 4 dicembre, ore 21.30
In collaborazione con il Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara
LE SCAT NOIR + TRINACRIA EXPRESS
Sara Tinti, voce e pianoforte;
Ginevra Benedetti, voce;
Natalia Abbascià, voce e violino;
Valerio Rizzo, pianoforte;
Calogero Spanò, chitarra;
Matteo Balcone, basso elettrico;
Gianfilippo Invincibile, batteria
INFORMAZIONI
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com
Infoline: 339 7886261 (dalle 15.30)
Prenotazione cena: 333 5077059 (dalle 15.30)
Salvo dove diversamente indicato, tutti i concerti si svolgono presso il Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara.
Il Jazz Club Ferrara è affiliato Endas, l’ingresso è riservato ai soci.
PRESIDENZA
Andrea Firrincieli
DIREZIONE ARTISTICA
Francesco Bettini

Giovedì 3 dicembre, al Circolo Arci Zone K gli Ooopopoiooo in concerto

da: Circolo Arci Zone K

Giovedì 3 Dicembre 2015 il Circolo Arci Zone K di Malborghetto proporrà al pubblico ferrarese un concerto davvero interessante e prestigioso, saranno infatti di scena gli Ooopopoiooo, progetto di Vincenzo Vasi e Valeria Sturba, musicisti tra i più interessanti nel panorama italiano odierno, reduci da due anni di intensa attività e più di settanta date in Italia, Europa e Americhe.
Il loro ultimo omonimo lavoro vede come protagonista il theremin (strumento del quale sono entrambi virtuosi e massimi esponenti), e si pone a cavallo tra pop e sperimentazione sonora, incrociando spesso universi artistici “lontani”. Si intreccia, ad esempio, con quello di scrittori come Ermanno Cavazzoni e Stefano Benni, ma anche con quello di artisti visivi come Luigi Minguzzi, Cosimo Miorelli, Alberto Stevanato e Solenn Le Marchand; con il mondo dei film muti (vincono il festival Rimusicazioni) e con quello di giovani autori di talento (le filastrocche
“Animali da concerto”).
Anche per questo OoopopoiooO è un progetto trasversale, non inquadrabile in alcun genere; il loro bizzarro nome, con le O grandi ai lati, è comparso sui cartelloni dei festival più disparati: Young Jazz per Umbria Jazz, Electromagnetica Theremin Fest, Flussi, Dancity, Hai Paura
del Buio?
Negli undici brani dell’album omonimo si compie un viaggio dedicato ai suoni e alle visioni, in cui è facile perdersi in atmosfere oniriche o lasciarsi cullare dal suono impalpabile dei theremin, ma anche farsi trasportare dal ritmo e dalla leggerezza delle canzoni.
I due theremin, violino e basso, le due voci, l’elettronica, i giocattoli e le piccole percussioni di ogni tipo distribuiti su due set quasi speculari, l’ampio uso dei loop e di musica elettronica “suonata”, portano la massa sonora di questo insolito duo ai livelli di una piccola orchestra, capace di ospitare tutti i loro mondi paralleli in una sorta di multiverso fluttuante e cool. E come un sistema di pianeti essi interagiscono e gravitano intorno ad altri musicisti, con cui sperimentare affinità e differenze.
Hanno così preso parte alle registrazioni Enrico Gabrielli, Sebastiano De Gennaro, Filippo Monico, Antonio Borghini, Dimitri Sillato, Edoardo Marraffa, Zeno De Rossi.
Vincenzo Vasi, polistrumentista, compositore versatile e dallo stile surreale, suona infatti basso, theremin, marimba, vibrafono, elettronica, giocattoli e voce – è considerato uno dei musicisti più eclettici nell’ambito delle musiche eterodosse e non. Il suo stile spazia trasversalmente toccando vari generi, dalla sperimentazione elettronica sino al pop d’autore. Attivo sin dal 1990 nell’ambito della musica di ricerca con diversi progetti tra i quali, Trio Magneto, Ella Guru, Gastronauti, Switters, Orchestra Spaziale, Etherguys, il suo nome compare in più di sessanta incisioni discografiche. Collabora stabilmente con Vinicio Capossela, Mike Patton, Remo Anzovino, Mauro Ottolini e Sousaphonix, Roy Paci.
Valeria Sturba, polistrumentista e compositrice, suona violino, theremin, voce, elettronica, looper, effetti. I suoi orizzonti musicali spaziano dalla musica d’autore al rock al tango, dall’improvvisazione all’elettronica, conservando una forte propensione per il minimalismo. Ha preso parte a incisioni discografiche, rimusicazioni di film muti, registrazioni di colonne sonore, reading. I suoi principali progetti sono appunto gli OoopopoiooO, duo con Vincenzo Vasi in cui sviluppa la ricerca sul theremin e la sperimentazione elettroacustica; Vale and the Varlet, duo elettropop con la cantante autrice Valentina Paggio; S.T.U.R.B.A., quartetto avant jazz con Pasquale Mirra, Vincenzo Vasi e Francesco Cusa, in cui le sue composizioni si immergono in ampi spazi di improvvisazione radicale. Attualmente fa parte della “Grande Abarasse Orchestra” di John De Leo.
Occasione unica quindi per vedere questo fantastico duo all’ombra delle “Quattro Torri”, nell’atmosfera intima e suggestiva del Circolo.
La prenotazione è consigliata.
Il Circolo Arci Zone K aprirà con il solito aperitivo alle ore 18.30. Il concerto avrà inizio intorno alle 22. L’ingresso sarà Up To You e riservato ai Soci Arci. Info line e prenotazioni al 346.0876998.

Tutti i mercoledì di dicembre vendita del pescato di Valle alla Manifattura dei Marinati di Comacchio

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Come ogni anno prende il via la tradizionale vendita del pescato di Valle presso la Manifattura dei Marinati di Comacchio, un’occasione unica per poter acquistare i prodotti d’eccellenza della tradizione comacchiese. Tutti i mercoledì di dicembre, il 2, il 4 e il 16, sarà possibile, infatti, acquistare presso l’edificio storico di Corso Mazzini, 3 chilogrammi di cefali a cinque euro. L’iniziativa proseguirà anche in prossimità delle festività natalizie, quando nelle giornate del 23 e 24 dicembre, oltre ai cefali di Valle, saranno disponibili anche le anguille, a 17 euro al kg. La Manifattura aprirà le proprie porte dalle ore 10 alle ore 13.
“Anche quest’anno abbiamo voluto riproporre questa iniziativa che per l’Amministrazione Comunale ha due importantissimi obiettivi – spiega il Vice Sindaco Denis Fantinuoli – il primo è la tutela delle tradizioni tipiche legate all’ambiente vallivo di Comacchio. In secondo luogo, esiste anche una finalità sociale legata al mantenimento del prezzo calmirato dei prodotti locali”.

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Sisma, in arrivo per le imprese (eccetto le agricole) la proroga al 31 marzo 2016 per presentare le domande di contributo

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

L’assessore regionale con delega alla ricostruzione Palma Costi: “A breve uscirà l’ordinanza”

«A breve uscirà anche l’Ordinanza per le imprese, ad eccezione di quelle agricole, che, come fatto per le abitazioni, introdurrà la proroga al 31 marzo 2016 della data di presentazione delle domande di contributo». Lo ha detto l’assessore alle Attività produttive e delega alla ricostruzione post sisma Palma Costi questa mattina a Finale Emilia a margine di un incontro presso Ansatech.
Dalla proroga, rimangono escluse le imprese agricole attive nel settore della produzione primaria, della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti agricoli, mentre rientrano i proprietari di beni al servizio delle attività agricole e agroindustriali, non rientranti tra le imprese.
«Stiamo lavorando – aggiunge Costi – al contempo a una finestra integrativa che permetterà a coloro che non hanno confermato la prenotazione al 30 giugno o non hanno fatto istanza preliminare a suo tempo, di poter chiedere al Commissario entro il 31 dicembre 2015 di essere riammessi alla procedura Sfinge, Così da potere poi caricare la domanda nel sistema telematico, previa autorizzazione del Commissario, in linea con gli altri aventi diritto entro la data del 31 marzo 2016».
Infine, l’assessore Costi conclude che «queste periodiche modifiche e integrazioni alle ordinanze commissariali, sono come sempre effettuate per incontrare le esigenze e le richieste che raccogliamo sia dal territorio sia ai diversi tavoli di lavoro attivi sul tema della ricostruzione».

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DIARIO IN PUBBLICO – E’ dunque Frara la città del Wor-Bas?

In tempo di Metafisica galoppante Frara ‘città del Worbas’ sembra dare il meglio di sé. Probabilmente Alberto Savinio, autore del titolo citato e fratello geniale del più conosciuto Giorgio de Chirico, mai avrebbe saputo meglio interpretare il simbolo ferrarese del Worbas, che campeggia in tutta la sua potenza – seppure in copia – sulla Torre dei Leoni, una delle quattro del Castello Estense, a sua volta il monumento identificativo della città. Con la sua stralunata identificazione del motto “Wor Bas” incorniciato da due leoni Alberto Savinio, in “Frara città del Worbas”, pubblicato su “La Voce” (Firenze, 31 ottobre 1916) e poi in “Hermaphrodito” (Firenze, 1918), identifica la città col suo motto:
“Verrà un giorno in cui lascerò Frara dalle case rosse; in cui non vedrò più di qua e di là dal Po / tutti i figli di Nicolò;/ in cui non sarò più perseguitato dall’enigmatico Worbas […]. Già, verrà pur un giorno in cui ti lascerò, Ferrara. Povera Ferrara! Quante bocche rosse da baciare! Quante mani calde da stringere! Quanti cuori fiammanti! E anch’essa fu contaminata dall’orrendo pathos. Essa, infra le più pure città italiane; malgrado l’opprimente ritornello di Ugo e Parisina”.
Probabilmente il motto scritto in alto tedesco allude a un andare sempre più avanti e come tale fa parte delle imprese o motti adottati dalla dinastia estense.
Si dovesse ricorrere all’‘orrendo pathos’ che Ferrara provoca oggi occorrerebbe affidarsi a un più complesso motto che potrebbe tracciare le ‘imprese’ che i prodi ferraresi compiono o hanno appena compiute.
Ad andar ‘sempre più avanti’ si perde la banca di riferimento del territorio, quella solenne Carife a cui più e più generazioni avevano affidato risparmi e orgoglio, identificati in quella pericolosa arma così difficile da maneggiare che si chiama ‘ferraresità’, e a cui ci si è rivolti e ancora ci si rivolge come il segno complesso e salvifico della superiorità di questa città. Cosmè Tura o Ariosto, Bastianino o Tasso, de Pisis o Bassani sono sì grandi artisti, ma soprattutto sono ‘feraresi’ secondo la scempiata pronuncia strascicante che rende sicuri della propria identità e della propria superiorità,
Così, a cominciare da chi scrive, non si presta attenzione, né tantomeno se n’è prestata, a come quel “Wor Bas”, quell’andare sempre avanti, possa poi concludersi non con una schiacciante vittoria come quella ottenuta dalle forze ferraresi nella battaglia della Polesella, ma molto più realisticamente con una battaglia vinta che tuttavia diventa una sconfitta come quella di Ravenna al tempo della lega di Cambrai.
È passata l’età d’oro contrassegnata da imprese culturali (e mi limito a questo campo che posso considerare mio) di straordinaria efficacia quali l’acquisizione di opere importanti che vanno ad arricchire le collezioni della Banca e della Fondazione a lei legata: come l’arrivo in città di una Musa dello Studiolo di Leonello, di un (brutto) Tiziano che campeggiava nell’ufficio di presidenza, di splendidi de Pisis e altre opere fondamentali per ricostruire il senso del Rinascimento estense, fino a quella mostra che ne sancì l’impatto europeo a Bruxelles, “Une Renaissance singulière” scelta per caratterizzare il semestre europeo dell’Italia. A pensarci oggi, lo stretto sodalizio che univa le scelte e le intenzioni della banca e poi della Fondazione alle istituzioni politiche rivela già un ipertrofismo che avrebbe dovuto, ma non ha sollevato dubbi o interrogativi. Cominciarono a circolare battute pesanti: la Carife come una mucca alle cui mammelle s’abbeverano tutti.
Nel nome della ‘ferraresità’ tuttavia nessuno si curò di approfondire, almeno di sapere. Entusiasticamente si sottoscrissero le azioni, poi ancora le obbligazioni subalterne, poi l’intervento della Banca d’Italia, poi i due anni di silenzio a cui nessuno osava opporre una decisa richiesta di parole, infine il grido che, come nel film di Michelangelo Antonioni, rompe il silenzio della stupefatta Frara: la banca è fallita. C’è una Nuova Carife ripulita dalle imbarazzanti scorie di una cattiva amministrazione in attesa di essere comprata e di cambiar nome.
La politica, amica fino ad allora, firma la morte di Carife con la penna del presidente del Consiglio e il Capo dello Stato l’approva.
Non voglio né ho gli strumenti adatti a commentare questa soluzione, che vede ora l’un contro l’altro armati il responsabile del salvataggio e i cittadini disperati che rumoreggiano fuori e dentro le filiali e la sede, ma di una cosa sono sicuro: l’attenzione è mancata anche per quel concetto mal inteso di ferraresità che ci induce a guardare sempre dentro le Mura, come avverte il titolo di un’opera bassaniana .
Capisco e immagino che le reazioni a questa corresponsabilità saranno tante e molte, tra queste, giuste, ma non mi so assolvere fino in fondo.
Ora la parola deve necessariamente ripassare alla politica. È lei che deve risolvere una così terribile crisi e a lei, dopo il grido, si deve e si dovrà fare riferimento.
Frattanto il “Wor Bas” produce altri sommovimenti. Le parole captate in treno e probabilmente – ma senza sicurezza oggettiva – pronunciate dall’arcivescovo della città. E per non farci mancare nulla, ecco apparire in piazza Duomo un curioso oggetto di vetro. Lo chiamano albero di Natale, ha la forma di uno scovolino senza la morbidezza rassicurante dell’albero vero. Ma il “Wor Bas”, il sempre più avanti, iscrive anche questo tra le bellezze di quella che de Pisis chiamò “La citta delle 100 meraviglie”, che si concluderanno, ahimè, con il terrifico incendio del Castello.

DI VINO
Inebrianti profumi del Friuli, indiscusso re d’Italia dei bianchi

Un tripudio di bianchi, che qui forse raggiungono la loro massima espressione. A cominciare dal Sauvignon, con i suoi sentori unici e intensi, a seguire con la raffinata Ribolla, i Pinot (bianco e grigio), la Malvasia, il Riesling con le sue tipiche note gradevolmente acidule… E naturalmente con quello che tradizionalmente si chiamava Tocai e oggi – a seguito di una battaglia giocata male e persa con l’Ungheria – si deve ufficialmente appellare come Friulano (a sottolinearne comunque la tipicità geografica) ma resta pur sempre per tutti, sia pure informalmente, il caro vecchio Tocai. Persino vitigni ovunque assai diffusi, come l’adattabile Chardonay, qui assumono toni unici e caratteristici. Eh sì, perché davvero unico è il Friuli, con le sue tante vocate microzone, ciascuna delle quali è in grado di esprimere una propria caratterizzante tipicità, pur restando di fondo il tono improntato alla natura prevalentemente calcarea del suolo e alla sapidità che deriva anche dalla brezza di un mare che non dista poi troppo neppure dalle aree più interne collinari e montuose. Sentori, questi salini, che si avvertono maggiormente nelle Doc site più a Sud, come Aquileia, Latisana, Annia, Grave, Carso… Ciascuna, poi, ci aggiunge qualcosa di suo, conferendo al nettare il suo particolare carattere. E se si pensa alle terre di Cormons, al Collio (i colli goriziani al confine con la Slovenia), a Cividale e a tutta la vasta area del Grave e dei Colli orientali si comprende bene come convivano insieme, in questo piccolo territorio, una pregiatissima quantità di mondi dalle straordinarie qualità organolettiche, che proprio per questa loro eccellenza hanno reso le località di riferimento celebri paradisi enologici in contesti storico-artistici peraltro di primissimo ordine.

Ma tutt’altro che da trascurare sono i rossi. Basti pensare al Refosco (che in zona assume sovente spiccati e accattivanti sentori di viola), allo Schioppettino (noto anche come Ribolla nera), ai Cabernet (il Franc più che il Sauvignon forse qui si caratterizza in maniera originale), al Merlot, al sottovalutato e perciò scarsamente commercializzato Franconia…

Grandi produttori, come Vie di Romans (con accento sull’ultima vocale, lo sbagliano quasi tutti!), che propone in assoluto alcuni dei migliori Sauvignon, Venica&Venica, Zamò (straordinario Refosco), Russolo (forte nel Cabernet), Jermann, Felluga, Villa Russiz, Sturm, La Tunella… Poi importanti e qualificate cantine sociali e piccole ma pregevoli cantine come Kurtin, nel Collio al confine slavo, Nadalutti, La Sclusa e quella del rivivificatore degli antichi vitigni autoctoni, Bulfon, di cui già abbiamo scritto in passato [leggi qua]. Ma ad ogni passo che si muove in questa terra si scopre un vignaiolo e le delusioni sono ben rare. Merito di un territorio straordinariamente vocato e di una passione autentica e antica, incardinata ormai nel dna di queste genti, dalla quale sono germogliati veri maestri dell’arte enologica e fioriti infiniti artigiani del vino.

Di recente a Ferrara, grazie all’infaticabile opera di divulgazione dell’Onav, l’organizzazione nazionale assaggiatori vini, si è avuta l’opportunità di apprezzare la produzione biologica di nicchia dell’azienda Bortolusso, 45 ettari di vigne, terreni magri, colline che digradano verso il mare e assumono la salinità delle acque. Stavolta Lino Bellini e Ruggero Ciammarughi hanno scelto come cornice il ristorante la Dogana, che da pilastri di Bondeno ha recentemente trasferito i propri locali nel cuore di Ferrara in piazza della Repubblica, dove serve un valido menu rigorosamente di pesce, che bene ha accompagnato la proposta dei bianchi friulani. Su tutti si sono fatti apprezzare particolarmente una Ribolla dalle note fruttate resa briosa con metodo charmat (“questo per noi rappresenta il futuro dello spumante friulano” ha sostenuto convinto Sergio Bortolusso, uno dei titolari della cantina che da tre generazioni produce vini), una Malvasia con singolare chiusura salina e uno Schioppettino davvero particolare, che alle caratteristiche speziate rinsalda sentori di frutta. Interessante pure il Verduzzo, lievemente abboccato così come deve essere, un vino di cui è ben nota la versione passita, denominata Ramandolo, prolusione al celeberrimo impareggiabile Picolit (dalle cui vinacce peraltro Bortolusso trae anche una gradevole grappa). Vino raro, eccelso. Un tesoro nel tesoro di saperi e profumi delle meraviglie friulane.

ELOGIO DEL PRESENTE
Lo spazio tra cielo e terra

Tra i tanti modi in cui viene interpretata una fede, uno solo corrisponde alla nostra sensibilità moderna: l’idea che esiste uno spazio tra il cielo e la terra. Ognuno è libero di percorrerlo come e quanto crede, ma in termini collettivi quello spazio deve restare ampio: è lo spazio della polis, della vita quotidiana, di ciò che mettiamo in comune e di ciò che ci distingue e rappresenta il modo con cui ognuno sperimenta e costruisce il proprio modo di abitare il mondo.
La società moderna è scaturita da un’acquisizione ormai irrinunciabile: il diritto all’autodeterminazione degli individui. La società moderna nasce con l’idea del libero arbitrio di Lutero e Calvino, poi tende a divenire universale con l’emergere della società commerciale, che intensifica gli scambi tra paesi e avvia il difficile processo comunicazione con altri individui che hanno altre storie e altre culture, ma che – attraverso gli scambi commerciali – fronteggiano l’esperienza dell’interconnessione. Siamo nel Settecento, la spinta verso la libertà di coscienza è sfociata poi nell’idea di società democratica e nella definizione dei principi che la sorreggono: dalla separazione dei poteri, ai sistemi di garanzie, dai principi di rappresentanza al diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni. Libertà individuale e interconnessione degli individui nel mondo globale sono divenuti elementi fondanti dell’età moderna.
L’acquisizione dell’esistenza di uno spazio necessario tra cielo e terra nella società moderna vale per tutti, anche per coloro che hanno fedi religiose diverse. Ed è l’unica possibilità di convivenza. Per questo le religioni sono tutte legittime, ma il fatto che vengano interpretate annullando lo spazio tra cielo e terra rappresenta un pericolo che va contrastato.
Tra cielo e terra deve restare lo spazio per la cultura, come per i miti e le storie che hanno alimentato la nostra identità. Quindi evviva i Canti di Natale, evviva il Presepe: un Gesù bambino nato povero e che spende la vita per un messaggio di pace non è un cattivo messaggio per i nostri bambini laici immersi in un consumo pervasivo che non consente tempo per nessun desiderio.
Per quanto riguarda gli altri bambini, quelli che appartengono a famiglie con religioni diverse, non è certo fingendo un’equiparazione rispettosa come quella espressa nelle proposte di abolire i simboli religiosi nelle scuole, che si pratica l’inclusione.
Serve piuttosto un’educazione alla responsabilità individuale, un approccio critico che esalti la capacità di discernere, l’uso di un metodo razionale da applicare ad ogni questione – personale o pubblica – la pratica di una comunicazione argomentativa, una modalità di espressione non urlata.
Ma diciamo la verità: il rispetto delle altre credenze religiose è un pretesto. L’argomento dell’abolizione dei simboli religiosi è utilizzato per affermare un laicismo sterile. Educare a ideali laici non significa passare colpi di spugna, crescere i bambini lontano da simboli anche religiosi.
L’idea che l’identità moderna si affermi oggi con l’appiattimento del mondo non è solo irrealistico, è l’equivalente dell’anomia, non insegna la convivenza tra diversi ma alleva individui senz’anima (termine che uso nel senso più laico possibile, non appartenendo ad alcuna fede religiosa).

Maura Franchi è laureata in Sociologia e in Scienze dell’educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei consumi presso il Dipartimento di Economia. Studia le scelte di consumo e i mutamenti sociali indotti dalla rete nello spazio pubblico e nella vita quotidiana.
maura.franchi@gmail.com

RITRATTI
Intorno a noi, ogni vita è una storia

immagine_il-favoloso-mondo-di-amelie_16195Siete per la strada, camminate spensierati, guardandovi intorno incuriositi, le luci per la strada che brillano e riflettono i colori dorati di un Natale che arriva. Cercate qualche regalo, forse, idee d’amore, andate in libreria a trovare una lettura per il weekend che arriva, dopo aver mangiato qualche caldarrosta presa dal baracchino di turno. Pregustate solo il momento di arrivare a casa con una libro avvincente e avvolgente che vi terrà incollati al divano davanti a un camino caldo. Non pensate a nulla, non fate caso a cosa vi circonda. Avete fretta. Come sempre, come spesso. Ci siete solo voi e la vostra corsa. Ma non è così. Avete mai pensato che, in quelle poche ore, per strada avete sfiorato la vita di centinaia di persone? Che ognuna di loro ha una sua storia, chi facile chi difficile, chi complicata chi semplice, chi di gioia chi di sofferenza?
Forse non lo sapete, ma il venditore delle vostre caldarroste era arrivato dalla Tunisia in cerca di lavoro, lo spazzino che ha raccolto la carta della caramella che un bambino poco educato ha fatto cadere resterà senza lavoro a fine mese, il commesso della vostra libreria ha appena vinto la sua battaglia contro il cancro, il farmacista che vi ha venduto l’analgesico per l’emicrania ha una figlia medico in missione umanitaria in Uganda. L’aspetta, impaziente, per Natale, per poterla abbracciare dopo tanti mesi di lontananza. E poi c’e’ il giovane panettiere che ha appena perso il suo vecchio e affezionato cane, la cioccolataia che ha partorito da un mese, il poliziotto che ha visto cadere il suo migliore amico, la fiorista che vuole chiudere in fretta il negozio del centro perché vuole scappare a casa dalla sua nonna. Il giornalaio ha dimenticato di comprare il pane (sua moglie si arrabbierà, e’ sabato e rischiano di passare la domenica senza le saporite e fragranti coppiette), il nipote aspetta la zia che rientra da lontano (baci e regali per lui non mancano mai).
Una ragazza in bicicletta ha passato l’esame di filosofia questa mattina, un bel trenta e lode, un’altra si è laureata ieri e teme ora per il suo incerto futuro. Un nonno zoppicante passa davanti a un monumento ai caduti e gli scende una lacrima: ricorda la guerra, quella dove ha perso l’uso della sua gamba una volta atletica, agile, scattante e muscolosa. Ci sono poi due suore che commentano i presepi che scompaiono dalla scuole, due fidanzati che pianificano il loro matrimonio di maggio, due amiche che parlano del balletto visto la sera prima. Un giovane dai lunghi capelli ricci ha appena perso la sua chitarra, gli è stata rubata, terribile cosa visto che era il suo unico strumento di lavoro. Una donna aspetta una telefonata che non arriva, quello dei referti di alcuni esami al seno, un’altra attende semplicemente quella del fidanzato che arriva per il fine settimana. Il treno e’ in ritardo. Chi nasce e chi muore, chi soffre e chi gioisce, chi aspetta e chi arriva, chi va e chi viene, chi ride e chi piange. Vi siete mai domandati quante vite vi scorrono di fianco semplicemente mentre voi passeggiate alla ricerca di un regalo? Io si’, spesso, lo ammetto, e per questo sorrido. Quasi sempre. O almeno ci provo. Ciascuno di noi ha un segreto, ciascuno di noi ha una speranza, un sogno o una paura e ignora cosa succede all’altro. Spesso un sorriso o un gesto gentile alleviano la sofferenza di chi non dice nulla, di chi guarda e non comunica, di chi attende, di chi ci passa accanto con la sua storia. E se qualcuno sorride, guardatelo comunque negli occhi. A volte quelli parlano meglio e dicono qualcosa di diverso. Siate gentili, a caso. A casaccio. Fa bene al cuore, credetemi.

Cuore-Semplice-3Mente pensavo tutto questo, ho visto una bellissima storia che sembrava sentire tutti questi miei pensieri… Guardatela e capirete… [clic qua]   

Ferrara città delle biciclette

Ce ne sono di eleganti per girare in città; ce ne sono di scalcagnate per andare a scuola o alla stazione; di sportive e superprofessionali che sfrecciano verso le strade di campagna. Ma ce ne sono anche per chi vuole rimanere in forma facendo una ginnastica leggera: queste panchine con pedali fissati a terra sono tra gli attrezzi del parchetto che è stato allestito a fianco della Mura, prospiciente la Casa del Boia, per promuovere “Attività fisica e nutrizione per un invecchiamento di qualità”. Il progetto Pangea è stato promosso dall’Unione europea, dall’Università e dal Comune di Ferrara.

Galleria fotografica, clicca le immagini per ingrandirle

biciclette
Particolare della panchina a pedali
biciclette
Attrezzo per ginnastica dolce
Un anziano legge con la bicicletta al fianco

Primati

30 novembre 1786: il Granducato di Toscana è primo stato al mondo ad abolire la pena di morte

Anatole-France
Anatole France

Soltanto i despoti sostengono che la pena di morte è un attributo necessario all’autorità. Il popolo sovrano un giorno l’abolirà. (Anatole France)

Pistole e pistola

Scopro colpevolmente in ritardo che, proprio lo stesso giorno in cui in Colorado quel tipo ha sparato all’impazzata, qui da noi Forza Italia annunciava la candidatura del pensionato di Vaprio d’Adda.
Come sempre qualcuno cerca di prendere la cacca degli americani e di spacciarcela per Nutella.
Ovviamente “Made In Italy”, spalmata su pane “Made In Italy”.
Proprio mentre Obama diceva che sulla questione armi, per gli Stati Uniti ormai è davvero ora di un cambiamento netto e deciso, qui da noi questo cowboy mancato, uno che ha dichiarato “avere un’arma dovrebbe essere un diritto”, annunciava la sua candidatura sostenendo di condividere con Berlusconi “la passione per la gnocca”.

Brano: “Live And Let Live” dei Love Album: “Forever Changes” del 1967
Brano: “Live And Let Live” dei Love
Album: “Forever Changes”
del 1967

Alé.
Mi chiedo cosa debba succedere per arrivare ad affrontare certe questioni con un tono appropriato.
E mi chiedo se davvero, questa volta in America riusciranno a mettere un freno a questa vaccata delle armi.
In fondo ultimamente queste cose sono successe abbastanza spesso e forse, proprio mentre noi facciamo i gamberi, loro si stanno dando una svegliata.
Tra l’altro oggi è anche l’anniversario del giorno in cui Clinton firmò il “Brady Handgun Violence Preventive Act”, uno dei primi tentativi di regolamentazione sulla relativa facilità di possesso di fucili, pistole e via sparando.
Clinton firmò nel 1993,
Il provvedimento diventò effettivo nel 1994.
E in 21 anni ne abbiamo viste di ogni.
Da casi eclatanti come Columbine e Charleston fino a quest’ultima in Colorado.
C’è solo da sperare che per una volta un presidente americano riesca ad essere più forte di una lobby potentissima come la N.R:A.
E c’è da sperare anche che quel pensionato sparisca dalla vita pubblica per rimanere a fare il pensionato e a dedicarsi alla sua “passione per la gnocca”.

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3

Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano attorno ad esso.

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Pieno di vittorie in Serie B per il Ferrara Tchoukball

da: Ufficio Stampa Ferrara Tchoukball

Splendida prestazione delle due squadre ferraresi ‎della Serie B di Tchoukball.
Gli Afternuts ed i Wildnuts sul campo di Empoli conquistano il bottino pieno vincendo ognuno le tre partite disputate nella lunga giornata in terra toscana.
Gioco bello ed efficace con le due squadre di casa (Blue e Red Wallers) e con la neonata squadra di Perugia.
Un “en plein” che proietta entrambe le giovanissime formazioni ferraresi nelle posizioni più alte della classifica, in lizza per i play off promozione.
Prossimo appuntamento domenica 13 dicembre, giornata casalinga, eccezionalmente nel nuovo palasport di Poggio Renatico.
Le partite con le squadre di Forlì e di Bologna concluderanno il girone di andata.
I risultati delle partite di domenica 29 novembre:
Red Wallers Empoli 41 – Ferrara Afternuts 46
Perugia N’Grifati 32 – Ferrara Wildnuts 62
Perugia N’Grifati 37 – Ferrara Afternuts 57
Blue Wallers Empoli 33 – Ferrara Wildnuts 43
Blue Wallers Empoli 32 – Ferrara Afternuts 43
Red Wallers Empoli 50 – Ferrara Wildnuts 56.

L’INTERVENTO
Dichiarazioni del sindaco Tiziano Tagliani sulla situazione di Carife

da: ufficio stampa Comune di Ferrara

“Nella tragedia che Ferrara sta vivendo le piccole speculazioni di Fabbri e di Bergamini, che saltano sul cavallo della protesta quando il cavallo è morto, danno il segno di quanto poco serio sia l’orizzonte politico della Lega. Non ho replicato a Bergamini perché la lettera l’ha inviata ai giornali prima che a me a dimostrazione di quanto stia loro a cuore la soluzione del problema. Fabbri rabbrividisce ? Allora si copra di più perché in effetti è venuto freddo!
E mentre si beve una tisana si rilegga i miei interventi sulla stampa del 27 aprile scorso quando ci preoccupavamo con i parlamentari di scenari allora apparentemente lontani ed oggi tragicamente attuali, dove era lui? Dove sono mai stati lui, Bergamini, Salvini, i parlamentari della lega? Assenti totali!
Ferrara in questi mesi ha combattuto una battaglia nella quale ad un certo punto, senza preavviso a noi noto, è intervenuta pesantemente la Bce e la lettera di Jean-Claude Juncker a Renzi pubblicata qualche giorno fa sul Corriere della Sera ne è la prova.
Intromissione emblematica di una sudditanza del nostro paese in campo finanziario, una sudditanza che ha consentito nel 2010 agli Stati europei di finanziare le loro banche con risorse pubbliche per 1000 miliardi di euro e che ha impedito al Fondo di Garanzia Interbancaria di erogare oggi fondi privati per 300 mln alla CARIFE: una soluzione meno dispendiosa, più equa per gli azionisti ed obbligazionisti:,dignitosa e per la quale la Fondazione si è spesa con il suo Presidente Maiarelli senza riserve.
Ad un certo punto il Governo ha ceduto le armi: ha fatto un pacco unico con altre tre banche ben più lontane dalla soluzione e maggiormente indebitate. CARIFE nel frattempo ha navigato a vista per 4 mesi senza liquidità ed oggi il Presidente Nicastro finalmente dice la verità.
Quando ad ottobre lamentavo che le settimane passavano senza riscontri, e la cosa per me era sospetta, molti degli attuali strillatori rimasero silenti compreso, inspiegabilmente, il Presidente dell’l’ABI, che ben conosceva la nostra situazione. Facemmo il disastro quando ci dissero che l’approvazione del bail-in era la precondizione per lo sblocco del fondo; ma poi è risultato che dietro c’era una ben diversa opzione, organizzata ancora una volta dalla Banca d’Italia, vera ed assoluta artefice di questo disastro imprenditoriale con le responsabilità delle pregresse gestioni in bonis. Un ente di controllo tardivo, quando non controproducente, privo di trasparenza e di responsabilità verso gli attori sociali di questo territorio: imprese famiglie e lavoratori.
Fabbri e Bergamini all’epoca erano davanti ai centri di accoglienza a fare le ronde. Oggi Salvini ci dice che il Governo ci ha fatto anche un piacere, ma vadano a raccontarla altrove! Ferrara ha perso una battaglia ma i leghisti non sono mai stati in trincea ed oggi vogliono anche la medaglia!
Se Bergamini ha idee concrete le tiri fuori, le porteremo avanti assieme nessuno gli ha detto di no. Ma non ci venga a dire che i comuni faranno le cause con i cittadini perché i cittadini sono tutti troppo intelligenti, disillusi ed istruiti per pensare che questo sia possibile…. a meno che il Comune di Bondeno non sia azionista CARIFE.
In questi giorni valuteremo tutte le ipotesi tecniche di modifica ed impugnazione di quei provvedimenti, senza illudere nessuno, e lo faremo in accordo con Fondazione, Associazione Piccoli Azionisti, con i sindacati e le associazioni dei consumatori.
Non smetto di ringraziare chi ci ha provato con tutte le sue forze come Riccardo Miarelli e metterò la mia firma di sindaco e di azionista frodato su qualsiasi atto serio che possa produrre un risultato utile, ma al tempo stesso non smetterò neppure di chiamare per nome i responsabili di questa insensata soluzione: in primis la Banca d’Italia e chiederò un incontro al Dr. Nicastro che ha nelle proprie mani il futuro di 900 lavoratori ed il futuro della nuova CARIFE che oggi è ancora una impresa di Ferrara”
Tiziano Avv. Tagliani
Sindaco di Ferrara

L’OPINIONE
“Je suis Paris”. Io invece no

“Je suis Paris” come espressione attaccata sulla giacca o declamata a voce alta: “Resistere, resistere, resistere contro il terrorismo”. Sono espressioni giuste e apprezzabili ma anche troppo facili e passive, simboliche. Personalmente non sono un parigino e nemmeno parlo una parola francese. Sono un cittadino di Monaco ( e da un pezzo anche di Ferrara ). Devo resistere nella mia vita concreta dove vivo e dove sono radicato contro le barbarie di ogni tipo, la distruzione dello Stato di diritto , la corruzione diffuso.
Oggi non si puo parlare o scrivere solo sulla cultura dentro la mura di Codigoro, di Ferrara, di Monaco nemmeno d’Europa. Dobbiamo aprire le finestre delle nostre case talvolta soffocanti e piene di polvere culturale, ma piene anche di una storia civile, umana fatta di grandi valori per quale si deve “resistere, resistere, resistere”.
Ma non dobbiamo solo difendere il nostro gran tesoro di cultura, d’arte, di valori democratici. Dobbiamo anche aprire le nostre finestre per nuovi orizzonti culturali. In questi tempi di “cash & carry“ e dell’elogio della irresponsabilità come virtù ci mancano uomini che rappresentano altri valori di vita.
Come ha scritto una volta Claudio Magris, “valori freddi, i quali stabiliscono condizioni di partenza uguali per tutti, permettono a ognuno di coltivare i propri valori caldi, di inseguire la propria passione”. Difendere i “valori freddi” della civiltà e della democrazia in un modo non retorico e clamoroso contro l’inciviltà e disumanità. Ogni atto terribile e crudele come quell’attentato di Parigi due settimane fa crea subito una valanga di frasi retoriche, piene di un pathos vuoto, che servono a nulla, tranne che ad appagare il proprio narcisismo e la vanità di presentarsi come un uomo civile.
Ma mi pare più serio e sobrio ricordare una bella frase di Primo Levi, scritta avendo un’esperienza davvero terribile sulle spalle. “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”

La vicenda del vescovo, cattivo giornalismo. Riportiamo la discussione al merito

Penso abbia ragione Piero Stefani (Carlino e Nuova Ferrara 28 novembre) a esprimere la propria solidarietà all’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, Luigi Negri, dopo le affermazioni a lui attribuite e pubblicate da “Il Fatto quotidiano” (mercoledì 25 novembre).
Frasi ascoltate su un treno, riportate e pubblicate a insaputa di chi le avrebbe dette, è il modo di fare informazione?
Se la risposta è sì, da pubblicista dico che non mi convince per niente.
Emblematico è il virale flusso di coscienza scatenato, per esempio, dalle parole riportate che fanno riferimento all’invocazione dell’aiuto niente meno che della Madonna. Per molti è stata evidente, e perciò scandalosa, l’associazione con la fine di papa Luciani. C’è chi ha addirittura pensato a Pio IX. Non stupirebbe se qualcuno, nell’onda inarrestabile della rete, si spingesse a rivolgere uno sguardo obliquo persino alla suocera.
Non penso che questo sia il modo giusto per porre dei temi, sui quali lanciare appelli e su cui si innestano dibattiti.
Su che cosa?
Certamente le parole successive di monsignor Negri, almeno finora, non paiono una smentita formale, come è significativo pure il comunicato diramato da Comunione e Liberazione (il giorno dopo), da sempre riferimento dell’arcivescovo, con una presa di distanze che ha quasi del clamoroso (“dal 2005 Negri non ha più incarichi in Cl”, che per inciso è l’anno della sua ordinazione vescovile).

Al di là del tratto temperamentale del vescovo chiamato a reggere l’arcidiocesi di Ferrara-Comacchio dal 3 marzo 2013, che pure ha un suo diritto di cittadinanza nell’insieme, è condivisibile il “senso di forte rammarico” che Stefani esprime “per l’impossibilità di attuare un pubblico e costruttivo dibattito sia civile che interecclesiale sulle linee di fondo che guidano l’azione pastorale di monsignor Negri, che oggettivamente stanno procurando forti disagi sia nell’ambito della società civile sia all’interno di ampi strati della comunità ecclesiale”.
Credo sia qui il punto di fondo della questione e da qui dovrebbe partire una riflessione, oltre quindi le pur legittime e comprensibili prese di posizione, più o meno indignate.
Sarebbe davvero interessante mettere a tema – anche in ambito civile, puntualizza lucidamente Stefani – quelle linee di fondo, a costo di far emergere differenze, sensibilità e diversità, che nella dignità e legittimità dei rispettivi riferimenti culturali e teologici, potrebbero rivelarsi elemento di ricchezza e non tanto motivo di scontro, che non serve a nessuno.
Ad esempio, più volte monsignor Negri si riferisce al mondo come in preda a un processo di scristianizzazione, a una progressiva distanza dal messaggio evangelico, da Dio e dalla Chiesa. Un mondo sempre più lontano e senza Dio, che giustificherebbe in tal senso un magistero carico di moniti e accenti pessimisti.

E’ noto (forse non ai più), che esiste nel pensiero teologico, all’interno di una ricca e intensissima riflessione che si sviluppa grosso modo fra gli anni ’30 e ’60 del ‘900 (come ricorda Germano Pattaro nel suo libro postumo “La svolta antropologica”), una lettura del mondo che pur essendo e restando altro da Dio, riflette come il passaggio dal mondo a Dio avvenga esattamente (sic!) nel passaggio di Dio al mondo in Cristo. In altri termini, proprio in questa dinamica dell’incarnazione di Dio in Cristo avviene una sorta di duplice movimento: del divino nell’umano, ma anche un’assunzione dell’umano nel divino. Una sorta di compimento cristologico del racconto biblico della creazione dell’uomo: a immagine e somiglianza.
Se questo teologicamente ha un senso, significa che per la chiesa avviene il superamento definitivo della presunzione – a lungo sostenuta – per cui essa è il luogo della presenza di Dio, mentre il mondo è il luogo dove Dio non è.

Non è difficile immaginare che le declinazioni di tale pensiero implicano, in fondo, l’esigenza di una diversa postura della chiesa nel mondo. Ecco perché da un magistero papale di costante condanna del mondo e della storia (congiura dei malvagi diceva papa Gregorio XVI nell’enciclica Mirari Vos), si apre con Giovanni XXIII la stagione della collaborazione e successivamente, con Paolo VI, la chiesa si fa dialogo con il mondo.
E’ qui il tornante storico e teologico del Concilio Vaticano II, che tuttora rappresenta una sorta di bivio per la chiesa. O si prosegue (oppure si torna) sulla strada di un necessario insegnamento di una chiesa Magistra di fronte a un mondo sotto scacco del peccato (e gli esempi del negativo non mancano, fino ai toni più preoccupati e apocalittici del tempo presente), oppure si percorre una strada che richiede evidentemente il coraggio di non guardare indietro con nostalgia e che presenta tutti i rischi del dialogo, con la conseguente rinuncia ai privilegi rassicuranti di un passato che per secoli ha dato corpo alla cattedra, al pulpito sacro (separato) e alto (perciò autorevole e ascoltato) della chiesa.

Inutile ricordare che questi sono i temi e le sfide che si ripresentano di fronte al pontificato di Bergoglio (anche se si sorvola con troppa leggerezza sul significato delle dimissioni di Benedetto XVI); gli stessi che hanno puntualmente occupato la ribalta durante il sinodo dei vescovi sulla famiglia, conclusosi l’ottobre scorso.
Il rammarico, allora, è che non si possa aprire una riflessione profonda su queste cose, ben oltre quindi le prese di posizione del momento su una persona. Una riflessione che non deve fare vincitori e vinti ma che, come avverte giustamente Stefani, avrebbe effetti sicuramente arricchenti – sotto tanti aspetti – per la comunità ecclesiale e anche per quella civile più generale.

LA LETTURA
Parigi, una buona idea per sognare e innamorarsi. Sempre

A R., una dedica che si può interpretare come si vuole. Una lettera che lega Rosalie, Robert, Ruth, Rachel. Quella consonante moscia che soli i francesi sanno pronunciare. E poi le favole, i colori, i disegni, una zebra azzurra, il giardino de la Bagatelle (il mio preferito).

Parc Bagatelle, Parigi
Parc Bagatelle, Parigi

Tutto sa di magico, tutto sa di tenerezza e amore, in quest’ultimo libro di Nicolas Barreau, Parigi è sempre una buona idea. Letto tutto d’un fiato in un pomeriggio domenicale freddo e innevato, non si lasciano le pagine, si salta il pranzo e la merenda, si sorseggia una calda tisana, magari con un biscotto, s’ignora la televisione e le sue orribili news, non si risponde al telefono o alle email, si vuole continuare, sapere, vedere come va a finire. Tutto scorre simpaticamente e velocemente, in un’atmosfera magica e talora di suspense.

parigi barreau

A interrompere quel flusso di R, solo Max, un noto scrittore di fiabe per bambini che, spronato dal suo editore di lunga data, si decide a scrivere un nuovo libro, dopo una pausa di qualche anno dovuta al dolore della perdita della moglie. E con questo a lavorare con un nuovo illustratore, la giovane e romantica Rosalie, proprietaria di una cartoleria nell’elegante e costoso quartiere parigino di Saint Germain de Pres, rue du Dragon. Qui Rosalie passa le sue giornate a disegnare biglietti e cartoline personalizzate, pronte a deliziare compleanni o ricorrenza dove ognuno vuole comunicare qualcosa di sensibilmente originale. La testa fra i colori, l’azzurro in particolare, che adora fin da bambina, e forse un po’ anche tra le nuvole. E poi, ogni anno, per il suo compleanno, Rosalie fa sempre la stessa cosa: sale i 704 gradini della Tour Eiffel fino al secondo piano e lancia in aria un biglietto su cui ha scritto un desiderio. Ma finora nessuno è mai stato esaudito. Ma lei aspetta, paziente. D’altra parte, è un’accanita sostenitrice dei rituali: il café crème la mattina, una fetta di tarte au citron nelle giornate storte, un buon bicchiere di vino rosso dopo la chiusura della sua papeterie. I rituali aiutano a fare un po’ di ordine nel caos della vita spesso complicata.

Dopo tante difficoltà economiche, finalmente la giovane artista ha la sua opportunità, quella di illustrare il libro dell’illustre Max Marchais, La tigre azzurra. Una gioia indescrivibile, e quel colore poi, per lei che ama così tanto l’azzurro. La vita ha un altro sapore ora.

Nicolas Barreau
Nicolas Barreau

Quando il giovane e affascinante americano Robert Sherman (un appassionato di Shakespeare che ha lasciato la carriera di avvocato per insegnare letteratura inglese a la Sorbonne) fa irruzione nel suo negozio, dopo avere visto il libro in vetrina, Rosalie è sconvolta: Robert sostiene che la storia è la sua e che Max è un becero e misero plagiatore. Quella storia è la sua non per averla scritta ma per essersela sentita raccontare ogni sera, prima di addormentarsi, dalla madre Ruth, scomparsa qualche mese prima. E poi la dolce genitrice gli aveva lasciato in eredità una copia del manoscritto dove quella favola veniva abilmente e dolcemente raccontata. Con tanto di “o” maiuscola difettosa che Rosalie ritroverà sull’antica macchina da scrivere dell’ormai amico Max.

Iniziano i dubbi, il mistero, la ricerca di come quei due manoscritti si parlino, di chi abbia veramente scritto quella fiaba, di come due testi tanto lontani possano comunicare tra loro. Si scoprirà così un tenerissimo e romantico segreto del passato, quello che legava i giovani Max e Ruth, quello che porterà alla verità e al legame fra Robert e Rosalie, per sempre.

Una storia di amore, di amicizia e di un nuovo inizio per tutti. Una fiaba nella fiaba.

parigi idea

 

Nicolas Barreau, Parigi è sempre una buona idea, Feltrinelli, 2015, 264 p.

Il clima non si tocca

Dall’equilibrio fragile, complesso, misterioso e perfetto, che ci dà la vita e produce meraviglie delle meraviglie… il Paradiso in terra.

Il 30 novembre, leader politici da tutto il mondo si incontreranno a Parigi per iniziare i negoziati per il prossimo accordo sul clima. Per questo il giorno prima, domenica 29 novembre, in tutto il mondo i cittadini che hanno a cuore l’ambiente, il territorio e la propria qualità di vita scenderanno nelle piazze e nelle strade per una Marcia globale per il clima per chiedere ai propri governanti di impegnarsi a raggiungere il 100% di energie pulite. A Ferrara il gruppo degli organizzatori ha fissato il punto di incontro in piazza Municipio alle 15 e il colorato corteo transiterà in vie e piazze del centro storico manifestando affinchè nel mondo si raggiunga al più presto un efficace accordo per il clima che rinunci all’energia inquinante e garantisca energie pulite per tutti. “Venite a Ferrara – affermano gli organizzatori – coinvolgete amici, familiari, conoscenti. Lottiamo insieme contro il cambiamento climatico che sta mettendo a rischio la vita delle persone e dei territori”. Musica! Bolle di sapone! Vestiti di colore verde e strumenti musicali! “Imagine” di John Lennon, verrà cantata e suonata da tutti i partecipanti. Questi gli ingredienti principali dell’appuntamento in programma domenica 29 novembre alle 15 in piazza Municipio a Ferrara, lanciato da un gruppo di cittadini in difesa dell’ambiente.

In foto: Biancospino acquatico in fiore all’Orto botanico di Ferrara

In silenzio nei boschi

mario-rigoni-stern
Mario Rigoni Stern

La preghiera è stare in silenzio in un bosco. (Mario Rigoni Stern)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

INTELligence

Oggi è doveroso ripristinare il premio “performer del giorno” perché abbiamo di fronte uno dei più grandi fuoriclasse della storia.
Aaron O’Neill, ventenne irlandese, dipendente Intel in un campus universitario, ha pensato bene di lanciare un allarme-bomba-Isis per non andare a lavorare.
Meglio di Bart Simpson.

Brano: “The Luck Of The Irish” dei Shonen Knife Album: “712” del 1991
Brano: “The Luck Of The Irish” dei Shonen Knife
Album: “712” del 1991

Reduce da una sbronza impasticcata, il nostro eroe deve aver pensato che questa scusa fosse davvero – scusate – a prova di bomba.
Allora come un vero irlandese ha raccolto le forze e ha deciso di pagare il suo amico Colin Hammond per fare la telefonata che annunciava l’allarme.
Risultato: chiusura di un’autostrada e 4000 persone evacuate dal campus.
Ma il povero Hammond è stato brutalmente sgamato e dopo essersi beccato dello stupidone dal giudice ora è costretto a 200 giorni di servizi alla comunità per evitare 2 anni di gabbia.
Però non capisco come mai in tutto questo O’Neill se la sia sfangata senza conseguenze.
Boh.
La proverbiale indulgenza irlandese con gli ubriaconi?
Di nuovo, boh.
Ad ogni modo, complimenti a entrambi e anche al giudice.
Il sistema giudiziario irlandese ha dimostrato di saper distinguere benissimo le cose importanti da quelle impressionanti.
Così, per oggi, via di stereotipi sull’Irlanda.

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

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Oggi a San Bartolomeo incontro tra genitori e insegnanti

da: organizzatori

Oggi presso l’Istituto comprensivo numero 7 di San Bartolomeo, intitolato a Alberto Manzi, ha accolto genitori e ragazzi delle classi quinte della scuola primaria.
All’incontro aperto a tutte le scuole del comprensivo e della zona limitrofa era presente il dirigente scolastico, alcuni insegnati, ragazzi e genitori di ex alunni che hanno riferito ai presenti la loro esperienza e raccontato come i loro figli, una volta licenziati dalla media di san Bartolomeo, si trovino attrezzati ad affrontare gli studi superiori riportando nei diversi indirizzi buoni risultati.
È stata presentata infatti un tabella nella quale sono stati messi nero su bianco quanto riferito da un genitore.
Queste informazioni sono pervenute alla scuola media in virtù del legame che si è andato costruendo con gli istituti secondari.
Molti i progetti, i concorsi e i premi che la scuola ha avuto negli ultimi tempi.
Il dirigente ha sottolineato il legame esistente tra scuola e territorio.
Il senso dell’iniziativa è stato incentrato proprio su questo, un territorio dalle molte potenzialità deve avere una scuola di riferimento, che sia stabile seria e tutte queste condizioni sono proprie dell’Istituto intitolato a Alberto Manzi, che pur rivendicando profonde radici con la tradizione, resta aperta alla innovazione e ai cambiamenti in atto.
Prof.ssa Elena Muzzani insegnante dell’ic7

Lunedì 30 novembre Monday Night Raw raddoppia con il concerto del Dimitri Sillato Luminal preceduto da “Birds In Jazz”, personale del disegnatore disneyano Donald Soffritti

da: Ufficio Stampa Jazz Club Ferrara

È una vera e propria edizione speciale firmata Monday Night Raw quella di lunedì 30 novembre. Lo spazio del Jazz Club Ferrara dedicato alle nuove proposte si fa in due fondendo musica e illustrazione. La presentazione di “Schwarze Seele”, progetto discografico di Luminal, gruppo capitanato dal visionario pianista e compositore Dimitri Sillato, sarà preceduta dalla vernice di “Birds In Jazz”, personale del disegnatore disneyano Donald Soffritti in collaborazione con Simone Di Meo, curata da Eleonora Sole Travagli e realizzata in collaborazione con Endas Emilia-Romagna. La mostra è inclusa nel progetto ‘Vetrina giovani artisti’ patrocinato dalla Regione Emilia-Romagna. Segue il concerto l’immancabile jam session.
Il concerto
Luminal del pianista e compositore Dimitri Sillato, musicista della scuderia El Gallo Rojo, è un gruppo che esiste da qualche anno e che con l’album “Schwarze Seele” presenta la sua prima documentazione discografica. Tutte le composizioni sono originali di Sillato che, grazie al supporto di una band massimamente coesa completata da Mirko Rubegni alla tromba, Achille Succi al clarinetto basso, Stefano Senni al contrabbasso e Federico Scettri alla batteria, fonde virtuosamente stili diversi: classica contemporanea e downtown newyorchese, lirismo italiano e minimalismo, improvvisazione collettiva e atmosfere nordeuropee. Il risultato di tutto questo è tuttavia ben lungi dall’essere un pastiche senza capo né coda, anzi, ha uno spessore drammaturgico potente, un’anima forte coinvolgentemente oscura. E questo non solo nella entusiasmante title track che apre il lavoro, ma in tutti i quarantacinque minuti di musica espressa dalle sette tracce. Sempre mobili, cangianti, ma anche sempre coerenti nel loro sviluppo fatto di unisoni e reiterazioni, sospensioni meditative con interventi lirici, cambi di tempo con sorprendenti sovrapposizioni di suoni di intensità e colore diversi. La forte originalità stilistica non ne compromette l’immediatezza comunicativa: la musica è bella e coinvolgente in ogni sua parte, così come eccellenti sono i suoi protagonisti, tutti pariteticamente al servizio di un’opera che ha il suo elemento caratteristico nell’essere in primo luogo collettiva.
Ad impreziosire l’appuntamento di lunedì 30 novembre è il ricco aperitivo a buffet (a partire dalle ore 20.00) accompagnato dalla funkeggiante selezione musicale di William Piana, alias Willygroove. L’ingresso a offerta libera è riservato ai soci Endas.
La mostra
Cosa succederebbe se all’improvviso un famoso jazzista si trasformasse in un papero? La risposta è Birds In Jazz!
Donald Soffritti, autore di fumetti e disegnatore Disney Italia, unisce la passione per il jazz a quella per il fumetto in questo bizzarro e divertente progetto realizzato in esclusiva per Jazz Club Ferrara.
Racconta Donald, svelandoci la scintilla che ha originato il tutto: “Li ho visti uscire da un cartone animato nel quale avevano appena girato qualche ciak, o registrato un paio di take”. E osservando alcuni dei giganti della storia del jazz, fuoriusciti come per magia dalla “macchina paperizzatrice”, la sensazione è esattamente quella. Nulla nuoce alla fisiognomica anzi, in barba alle più avanzate tecniche di chirurgia estetica, il risultato è avvincente.
Per questa straordinaria avventura, Soffritti si è avvalso di un fedele e prezioso collaboratore, Simone Di Meo, giovane promessa del fumetto italiano che ha arricchito Birds In Jazz con alcune divertenti vignette che, ne siamo certi, strapperanno un sorriso anche ai profani del genere. La mostra, curata da Eleonora Sole Travagli, è realizzata in collaborazione con Endas Emilia-Romagna e inclusa nel progetto ‘Vetrina giovani artisti’ patrocinato dalla Regione Emilia-Romagna. Birds In Jazz è fruibile fino al 21 dicembre nelle serate di programmazione.
Donald Soffritti nasce a Ferrara l’11 aprile 1967. Dopo un percorso di studi artistici, si diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1990. Entra nelle scuderie Disney nel 1997 come inchiostratore, per poi iniziare come disegnatore l’anno seguente, dopo aver conseguito il diploma presso l’Accademia Disney di Milano. Scorrazza per l’editoria italiana e d’oltralpe con prodotti come Kico, Rat¬Man, Vasco Comics, Alienor, Toutou & Cie, Superheroes Decadence, Les Quatre Quarts, Il negozio di animali, Bienvenue chez les Corses…et bonne chance!
Nel 2011 collabora all’inserto satirico il Misfatto (prima stagione) de il Fatto Quotidiano con 60 strip scritte da Roberto Corradi, con il quale approda successivamente a Yanez, inserto satirico del quotidiano Pubblico di Luca Telese. Con lo sceneggiatore e amico Giorgio Salati disegna Bookbugs, una serie di strip di carattere cultural–tecnologico uscite mensilmente sulla rivista digitale PreTesti di Telecom Italia. In occasione del Natale 2012 ha realizzato i fondali delle vetrine interattive di Benetton a Milano per conto di Fabrica SpA ,in collaborazione con il comico Gianni Fantoni e lo studio di animazione Cartobaleno.
Simone Di Meo (Torino, 1992) inizia a lavorare nel mondo del fumetto a soli 19 anni collaborando con Joseph Viglioglia sulle chine di “Brendon Speciale 11” e “Brendon 97” per la Sergio Bonelli Editore. Approda successivamente in Disney come inchiostratore per diversi disegnatori tra cui Donald Soffritti per “Topolino”. Negli States collabora altresì come disegnatore per Dynamite, Zenescope, Aspen Comics, Boom Studios e Titan Comics. Insieme a Mirka Andolfo ha da poco concluso un episodio del “Dylan Dog Color Fest”.
Attualmente è a lavoro sulle chine della serie “Doctor Who 10th Doctor”, disegnata da Elena Casagrande per Titan Comics, e sui disegni (insieme a Ennio Bufi) della serie “Kriminal” edita da Mondadori.
INFORMAZIONI
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com
Infoline: 339 7886261 (dalle 15:30)
Il Jazz Club Ferrara è affiliato Endas, l’ingresso è riservato ai soci.
DOVE
Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara. Se si riscontrano difficoltà con dispositivi GPS impostare l’indirizzo Corso Porta Mare, 112 Ferrara.
COSTI E ORARI
Ingresso a offerta libera riservato ai soci Endas.
Tessera Endas € 15
Non si accettano pagamenti POS
Apertura biglietteria: 19.30
Vernissage dalle ore 19.30 alle ore 20.30
Aperitivo a buffet con dj set a partire dalle ore 20.00
Concerto: 21.30
Jam Session: 23.00
DIREZIONE ARTISTICA
Francesco Bettini

Ricostruzione, inaugurato a Nonantola (Mo) il nido d’infanzia comunale “Piccolo Principe”

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

La nuova struttura sostituisce quella danneggiata dal terremoto del 2012. Il presidente Bonaccini al taglio del nastro: “Dalla Regione oltre un milione di euro perché crediamo fortemente nella forza di un sistema educativo per l’infanzia tra i primi al mondo per qualità. Nel 2016 un piano d’investimenti per l’edilizia scolastica che supera i 100 milioni”

Nonantola ha un nuovo nido d’infanzia, il “Piccolo Principe”. Aperto a inizio anno scolastico, è stato inaugurato ufficialmente oggi pomeriggio nella cittadina modenese; l’edificio sostituisce il micronido “Torre Incantata”, reso inagibile dal terremoto del 2012. Il complesso, che si sviluppa su un’area di mille metri quadrati e può ospitare fino a 63 bambini in tre sezioni separate, è stato realizzato grazie ai contributi concessi dal Commissario delegato alla ricostruzione: più di un milione di euro, a cui si aggiungono 480 mila euro di finanziamenti della Provincia di Modena e del Comune di Nonantola.
“L’inaugurazione di oggi – ha affermato il presidente della Regione Stefano Bonaccini al taglio del nastro – è la dimostrazione di un’Italia che funziona. Investire sulla scuola significa investire sulla risorsa più preziosa che abbiamo: i nostri figli e i nostri nipoti. La Regione ha destinato a questa struttura oltre un milione di euro perché crede fortemente nella forza di un sistema educativo per l’infanzia, tra i primi nel mondo per qualità. Non sarà un caso che la nostra sia la regione che offre il più alto livello di risposta alle domande di accoglienza negli asili nido”. “Questo è un evento importante anche nell’ambito della ricostruzione post terremoto – ha aggiunto Bonaccini -. Colgo l’occasione per ringraziare il senatore Vaccari, che ha svolto un prezioso lavoro per presentare l’emendamento nella commissione bilancio destinato ad ottenere ulteriori 160 milioni di euro per la ricostruzione delle opere pubbliche. Non chiediamo un euro in più di ciò che ci spetta, ma neanche un euro in meno. Voglio anticipare – ha concluso il presidente – che a breve annunceremo un piano di investimenti per il 2016 di oltre 100 milioni di euro sull’edilizia scolastica, grazie anche ad importanti contributi del Governo. Si tratta di investimenti che non solo renderanno più belle e sicure le nostre scuole, ma che, grazie all’apertura di centinaia di nuovi cantieri, concorreranno a garantire occupazione”.
All’inaugurazione erano presenti anche il sindaco di Nonantola Federica Nannetti, Emilia Muratori – consigliere provinciale con delega a Scuola, Istruzione e Formazione professionale – e Davide Faraone, sottosegretario di Stato del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca. “È un piacere essere qui a Nonantola – ha sottolineato il sottosegretario – per inaugurare una nuova scuola dell’infanzia in un territorio che è stato colpito dal terremoto appena tre anni fa e che ha avuto subito una straordinaria forza di reazione. Un territorio che proprio nel settore dell’educazione e della formazione dei più piccoli rappresenta un modello esportabile nel mondo. Al punto tale – ha aggiunto – da essere punto di riferimento anche nei lavori di questi giorni della delega prevista dalla legge 107/2015 sul sistema integrato 0/6 anni. Il governo nazionale e quello regionale lavorano in sinergia nei settori dell’istruzione e dell’edilizia scolastica investendo sempre maggiori risorse. Siamo convinti – ha concluso Faraone – che dall’istruzione dipendano lo sviluppo e la crescita del Paese”.
Le caratteristiche del nuovo nido a ‘impatto zero’
Il nuovo edificio, realizzato dall’impresa Gencos di Parma, è totalmente antisismico e prevede tre accessi di cui due pedonali, con ampie zone di sosta attrezzate pubbliche: uno da via Maestra di Redù per gli utenti della struttura, uno da Via Fratelli Cervi che conduce alla zona di sevizio interna alla struttura e uno ciclopedonale da via Verdi.
Gli spazi – che si sviluppano su una superficie di mille metri quadrati, ampiamente superiore agli standard per dimensione e volumetria – sono suddivisi in tre corpi di fabbrica differenti per tipologia architettonica e caratteristiche volumetriche, tutti a pianta rettangolare, uno con copertura piana e due con copertura a falde, separati da androni e collegati con percorsi vetrati trasversali. Proprio l’ampio uso di vetrate consente un contatto immediato con la natura e l’ambiente esterno. L’ingresso conduce all’ampia sala polivalente a doppio volume, che svolge la funzione di vera e propria agorà e mette in comunicazione tutte le zone del nido: tre sezioni capaci di accogliere fino a 63 bambini, l’area insegnanti, la zona servizi e l’atelier.
Il nido è a impatto zero: sul tetto del corpo principale è stato installato un impianto fotovoltaico per ottenere la massima efficienza energetica e oltre il 70% degli arredi è frutto del recupero di materiale già presente nei nidi comunali del territorio. Vecchie seggioline, tavoli e panchette, scaffali e armadi che potevano essere recuperati sono stati restaurati e collocati nei nuovi spazi in condizioni ottime e sicure. Questi arredi sono stati contrassegnati, proprio per valorizzarne la storia, con il simbolo “nido a impatto zero”.
Nel nuovo plesso, che sarà gestito direttamente dal personale educativo comunale, sono confluite le sezioni di nido d’infanzia attivate in via provvisoria dopo il terremoto del 2012 nelle strutture “Don Beccari” e “Perla Verde”.

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I prossimi appuntamenti di dicembre dell’Istituto Gramsci di Ferrara

da: Istituto Gramsci Ferrara

– Martedì 1 dicembre ore 17
Biblioteca Ariostea a Ferrara:
“I dilemmi della democrazia”, conferenza di Salvatore Veca, Presenta Antonio Moschi.
– Venerdì 4 dicembre ore 17
Biblioteca Ariostea a Ferrara:
Per il centenario dell’entrata in guerra dell’Italia dialogo tra Anna Quarzi e Davide Nanni: Emilio Lussu “Un anno sull’altipiano” (Einaudi).
– Mercoledì 9 Dicembre ore 17
Biblioteca Ariostea a Ferrara:
“Impegno tra ragione e pros-se-mi-ci-tà” di Manuela Gallerani (docente di Pedagogia Generale e Sociale Unibo), introduce Daniela Cappagli.
– 5 dicembre 2015 ore 11.00
Sala Conferenze Istituto di Storia Contemporanea Vicolo S. Spirito 11 a Ferrara:
“A vent’anni dalla scomparsa, Ilio Bosi, protagonista del ‘900, antifascismo, democrazia e giustizia sociale”, saluti di Daniele Civolani (Anpi Ferrara) e Anna Quarzi (Istituto di Storia Contemporanea), interventi di Giorgio Pancaldi (Presidente Anmig) e di Antonio Rubbi, testimonianze di Paola Bosi.
– Sabato 12 dicembre 2015 ore 16
Sala parrocchiale di Santa Francesca Romana in via XX settembre 47 a Ferrara:
L’Istituto Superiore di Scienze Religiose B. G.Tavelli da Tossignano, Parrocchia di Santa Francesca Romana, Istituto Gramsci e Istituto di Storia contemporanea di Ferrara presentano “Il Vaticano II compie cinquant’anni” con Fabrizio Mandreoli (Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna, Bologna); “Il Concilio e i tempi di papa Francesco: quali processi riavviare?” e “Aria di Concilio: l’esperienza ferrarese del Circolo Charles De Foucauld”. Testimonianze di Alessandra Chiappini, Massimiliano Filippini, Carla e Pietro Lazagna e Daniele Lugli, introduce e coordina, Piero Stefani.

A Occhiobello in scena la mostruosità del crimine

“Invidiatemi come io ho invidiato voi”, lo spettacolo di Tindaro Granata andato in scena ieri sera al Teatro Comunale di Occhiobello, ha tenuto per 90 minuti incollati alla sedia ad ascoltare qualcosa che non si sarebbe mai voluto sentire.

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Sei attori interpretano i personaggi reali di un tragico fatto di cronaca: l’omicidio di una bambina di due anni da parte di un pedofilo. Al pari della vicenda, a sconcertare, è il contesto di banale ordinarietà nel quale si consuma, magistrale ricostruzione dell’attore e regista.

Non c’è niente di più complesso del mettere in scena la normalità. Far dimenticare la finzione del teatro nonostante gli artifici di cui necessita, il palco, le luci, la scarna scenografia fatta di sedie e di un TV, e la voce ricostruita del magistrato che interviene a riportare alla cruda vicenda processuale. Invece ci si dimentica tutto, e sembra di essere in quel maledetto tinello domestico, ad ascoltare i palpiti di una moglie, l’ottima Mariangela Granelli, che crede di aver trovato l’amante che la salverà dalla noia coniugale e invece finirà col portarle via per sempre la piccola figlia e la farà chiudere in carcere perché non lo ha impedito. Attorno a lei il marito, splendido Granata, buono ma inconsistente, innamorato fino alla sottomissione, incapace di reagire; la cognata, Francesca Porrini, in apparente opposizione, ma che in nome della quiete domestica, vuole solo un ordine perfetto e cieco sulla realtà; la madre, Bianca Pesce, dura e apprensiva, che, pur struggendosi, assolve la figlia, altrimenti dovrebbe condannare anche se stessa; la vicina, Giorgia Senesi, impicciona e moralista, che però non interviene mai in aiuto; e l’amante assassino, Paolo Li Volsi, freddo, anaffettivo, solo, spietato. La piccola non c’è, appena evocata da tenere risate fuori campo, ma annullata dai desideri frustrati degli adulti, tutti invidiosi, tutti credibili dall’inizio alla fine, con le loro frasi incespicate, i loro silenzi, sembra davvero di vedere “Un giorno in Pretura”, il programma di Rai3 che ripropone vicende processuali, dal quale Granata è partito per la sua messa in scena.

“Venivo dal mio precedente lavoro, Antropolaroid (del 2010, solare spaccato familiare siciliano, in scena questa sera a Ferrara Off, ndr), e temevo di spaventare il mio pubblico portando in scena una storia come questa. Ma volevo raccontare la solitudine che vedevo attorno a me a Milano, dove mi ero appena trasferito. Quando ho assistito al caso in televisione, ho pensato che la pedofilia fosse la solitudine portata ai massimi livelli. Ho iniziato a costruire i personaggi, trascrivendo il processo con l’aiuto di Mariangela (Granelli, che interpreta la mamma della bimba, ndr), ma anche ascoltando le persone attorno a me, in casa, per strada, nella metro, perché i protagonisti non sono mostri fuori dal comune, ma individui qualunque. Lo spettacolo è stato costruito sulle parole della gente, non per accusarla,ma perché riconosca qualcosa di familiare, queste storie sono vicine a noi, anche se vorremmo allontanarle. Voglio suscitare disgusto per creare una ferita. E se anche vi dimenticherete dello spettacolo, ogni volta che sentirete parlare di pedofilia, la ferita si riaprirà. A questo deve servire il teatro”.

Non c’è riscatto per nessuno in questo spettacolo, e questo consegna allo spettatore il mandato di reagire all’indifferenza, appena fuori da lì. “Io credo nell’essere umano, oltre che in Dio, per questo ho fatto questo spettacolo”.

Un altro colpo messo a segno da Marco Sgarbi dell’associazione Arkadiis che organizza la rassegna del Comunale, e che in chiusura ha voluto ringraziare il sindaco di Occhiobello, Daniele Chiarioni, e gli altri assessori presenti per il sostegno alla stagione teatrale.

“Se nel piccolo paese in Sicilia dove sono cresciuto, il Comune non avesse portato il teatro, non avrei mai scelto di fare questo mestiere ed ora sareì là, disoccupato come il 90% dei miei coetanei”, ha testimoniato Granata, concludendo “dove c’è teatro c’è civiltà, fateci caso”.

Link correlati

La nostra intervista a Tindaro Granata.
Lo spettacolo Antropolaroid di Tindaro Granata in scena a Ferrara Off il 28 novembre 2015.
La stagione di prosa 2015/2016 del Teatro Comunale di Occhiobello.

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Fibromialgia, Calvano ne chiede il riconoscimento

da: ufficio stampa Partito Democratico Emilia Romagna

Interrogazione in Regione: “Una malattia complessa, debilitante e invalidante, serve sostegno a chi ne è affetto”

La fibromialgia o sindrome fibromialgica è una malattia complessa, debilitante e invalidante, caratterizzata da dolore muscolare cronico diffuso ed astenia, associato a rigidità che rendono difficoltosi movimenti ordinari, e ad una vasta gamma di disturbi funzionali. È una malattia orfana, per la quale non esistono farmaci specifici; in genere viene diagnosticata solo dopo aver escluso altre patologie in seguito ad una lunga serie di analisi di laboratorio e accertamenti strumentali.
Ne sono affetti quasi 2 milioni di italiani, ma il Sistema Sanitario Nazionale non riconosce questa patologia. Per questo motivo non esistono specifici e condivisi protocolli diagnostici così i pazienti sono costretti ad un “nomadismo” faticoso, che in più grava sui costi del sistema sanitario con duplicazione di esami, ricorso a numerose visite generiche e specialistiche, a farmaci, e periodi di assenza lavorativa.
“Chi soffre di fibromialgia – denuncia il consigliere regionale Paolo Calvano, che ha depositato un’interrogazione a risposta immediata corredata dalle firme di tanti colleghi del PD – ha difficoltà a vivere una vita piena e indipendente, in quanto la sensibilità al dolore, il senso di debolezza e la fragilità portano all’isolamento nella vita lavorativa, di gruppo e affettiva, causando una vera e propria invalidità sociale, addirittura, in molti casi, alla perdita del lavoro, per rinuncia”.
“L’auspicio è che si proceda a riconoscere a livello nazionale la fibromialgia e che si preveda l’esenzione del ticket per le visite successive al riconoscimento e di parte dei farmaci necessari alle cure. Sarebbe opportuno anche concedere ai lavoratori affetti da questa patologia i permessi di astensione dal lavoro per la cura sintomi”.
“Chiedo alla Giunta di mettere in rete tutte le realtà che si occupano della malattia individuando un centro di riferimento regionale e di prevedere esenzioni per le prestazioni sanitarie fruibili dai pazienti – annuncia Calvano – il sostegno ai malati passa anche dal loro censimento a livello regionale e dall’aggiornamento dei medici di base, affinché la diagnosi della patologia sia più tempestiva di quanto non sia ora”.

Giornate Imbeni 2015 a Bologna, il saluto di Bonaccini

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

Il presidente della Regione: “Aveva maturato una visione forte e ampia delle ragioni delle crisi mondiali e si era lungamente interrogato sulle risposte che l’Europa avrebbe dovuto offrire”

Un’occasione per rendere un omaggio, pubblico e personale, a Renzo Imbeni. A quel “sindaco del sorriso”, come lo chiamavano tutti a Bologna, in anni drammatici e difficilissimi. A colui che portò in Europa “un pensiero forte e la volontà di aprire una stagione di azione di largo respiro”.
Queste le parole del presidente della Regione Stefano Bonaccini stamani a Bologna, a Palazzo d’Accursio, in apertura della tavola rotonda “Futuro dell’Unione europea e destino dell’euro: sono possibili gli Stati Uniti d’Europa?”, che ha dato inizio alla seconda delle Giornate Imbeni 2015. Un momento di incontro e confronto sulla situazione politica mondiale dopo i recenti attentati di Parigi e, allo stesso tempo, sulle prospettive per l’Unione Europea.
“Impossibile – ha sottolineato Bonaccini – non domandarsi cosa avrebbe detto Imbeni di quanto sta accadendo, come avrebbe reagito all’attacco terroristico e quale strada avrebbe indicato all’Europa; lui che, più di dieci anni fa, era ben consapevole di come un’Unione Europea capace di diventare ‘luogo di incrocio di reti culturali’ dovesse proporsi obiettivi politici, militari ed economici di carattere generale”.
Da tempo, prima ancora di diventare vicepresidente del Parlamento Europeo, Imbeni aveva maturato “una visione forte e ampia delle ragioni delle crisi mondiali e si era lungamente interrogato sulle risposte che l’Europa avrebbe dovuto offrire”. E in quest’ottica, ha aggiunto il presidente, “ha fatto molto, con razionale passione, per promuovere la formazione di un senso comune sovranazionale, per costruire una nuova modalità di cittadinanza, equilibrata e aperta, per sburocratizzare l’Unione arricchendola di sostanza politica, per ritrovare una sintesi, tra economia e cultura. Per pensare un’Europa istituzionalmente forte e unita, amica del mondo. Questa – ha concluso Bonaccini – è l’eredità che ha lasciato a tutti noi, il messaggio che spero sapremo tutti raccogliere e tradurre in realtà”.

Ferrara Off, alla soglia fra silenzio e parola s’affaccia “Fortuna”

Un “ambiente poetico” da animare con la propria presenza, un’esperienza di ascolto e riflessione in uno spazio e in un tempo individuale e comune insieme: è “Fortuna”, il lavoro di Isabella Bordoni all’incrocio fra poesia e installazione video-sonora con cui Ferrara Off apre al pubblico il nuovo spazio adiacente alla sala teatrale di via Alfonso I d’Este.
Un incontro, quello fra Isabella e Ferrara Off, che si basa su una piena corrispondenza di intenti: la poesia in “Fortuna” si fa, infatti, momento di incontro, accoglienza e accudimento reciproco tra abitanti e fra questi e la città, che accade nei luoghi di rigenerazione urbana e azione artistica culturale, proprio come sono quelli del baluardo del Montagnone.
“Fortuna”, come ci spiega Isabella, è un “progetto editoriale” che comprende “un pensiero intorno alla poesia, che è scrittura, voce, composizione acustica, struttura d’immagine”: è nato come nel 2004-2006 come “Sequenze in 6×6” e da allora ha vissuto varie vite, rigenerandosi ogni volta. Domani “Fortuna” rinasce una volta ancora, in una versione studiata specificamente per il nuovo spazio di Ferrara Off e per tutti coloro che vorranno abitarlo. Abbiamo fatto qualche domanda a Isabella per capire un po’ meglio questa sorta di esperimento poetico.

Bordoni
Isabella Bordoni © Marco Caselli Nirmal

“Non è indispensabile che la parola poetica si faccia scrittura, mentre è indispensabile che la parola poetica passi dalla voce, anche se muta. La parola poetica è sempre una voce”. Penso si possa partire da qui per descrivere la tua ricerca e anche “Fortuna”: l’esperienza della voce è fondamentale nel tuo lavoro.
Si è così, forse anche perché sono nata artisticamente con l’esperienza teatrale, nella seconda metà degli anni Ottanta. Poi lo spazio del teatro è diventato limitante per la mia natura artistica e ho rimesso al centro del mio lavoro la poesia, ma in una definizione piuttosto ampia: chiamo poesia non tanto la scrittura, ma un’attitudine, una modalità di stare al mondo, un atteggiamento verso l’esistenza. La voce porta la possibilità di stare dialetticamente nel mondo e questo è un valore che io metto al centro del mio lavoro.

All’interno di questa tua visione dialettica della poesia sta anche l’importanza del silenzio…
Sì, il silenzio non è mancanza di parola, ma una sua soglia. Non è tacere, è sospensione. In questo tempo di sospensione si prende respiro e si prendono le distanze.

Parliamo ora di “Fortuna”, tu l’hai descritta come una “poesia del silenzio”…
Nel caso di Ferrara non è del tutto così. Si richiede un’attitudine particolare all’ascolto profondo perché si rimette in ascolto un lavoro poetico, ma la mia presenza fisica è sottratta all’altro: sarò presente senza interpretare il lavoro dal vivo, perché questa è una versione registrata.
Però è anche vero che il silenzio è il contorno di ogni parola, quindi se vogliamo c’è anche qui. La particolarità sta nell’attenzione, nella cura richiesta per l’ascolto, perché c’è un flusso di parole piuttosto denso. Quello che faremo a Ferrara Off richiede un’attitudine particolare all’ascolto perché convoca una comunità intorno a una riflessione comune. Il nuovo spazio, finora vuoto, di Ferrara Off si presta bene a questo esperimento. E qui torniamo al silenzio, perché in fondo il vuoto della sala che apriremo domenica è anche una forma e una modalità, un’altra espressione del silenzio.

Cosa intendi quando dici che per questa versione ferrarese di “Fortuna” serve una particolare cura?
Per convocare le persone a questo incontro abbiamo sperimentato una pratica di invito abbastanza innovativa e personale. Io non sono ferrarese e la condizione di ‘relativamente straniera’ aiuta a fare delle cose che a casa propria non si farebbero. Per comunicare agli abitanti della zona quest’evento, sono passata non di casa in casa, ma quasi: ho battuto a tappeto alcune delle strade limitrofe a Ferrara Off avvertendo le persone che domenica avrebbe inaugurato questo nuovo spazio, dove potevo direttamente parlandoci altrimenti lasciando l’invito nella buchetta delle lettere. Sono andata nei bar e nei negozi di alimentari e ho raccontato di “Fortuna” mentre facevo la spesa. Questo mi ha dato l’opportunità di instaurare una piccola, pretestuosa relazione, e così sono entrata in città con un approccio che era in realtà un invito. Mi interessava che questa esperienza di ritrovo e incontro comunitario, in cui si propone una possibilità d’ascolto di natura poetica, fosse rivolta a chi abitualmente non frequenta il teatro. A me, a noi, interessa la parte di pubblico, lo spazio umano ‘meno accudito’, che la mia esperienza poetica possa entrare in risonanza con le persone comuni, alle quali normalmente non è dedicato il processo tout court dell’arte.

fortuna cartolina
La locandina di Fortuna

“Fortuna” è un lavoro multiforme, che ha una storia lunga…
Sì, bisogna tornare abbastanza indietro: nel 2004 stavo svolgendo una residenza artistica a Brema in Germania e lì scrissi questo pezzo, che in originale era molto più lungo. Si intitolava “6×6” e trattava del tema dell’infanzia, guardava ai legami famigliari e di civiltà dal punto di vista di qualcuno che sta entrando nell’età della maturità: era una riflessione su come le vite si ereditano e si trasmettono di generazione in generazione. Da allora sono passati più di dieci anni e io sono cambiata, perciò rimettere in ascolto “Fortuna” ha significato anche ricucire quel testo in un’altra tessitura drammaturgica. Nel frattempo, inoltre, “6×6” era stato messo in scena con Stefano Scodanibbio, un grande contrabbassista italiano che ora purtroppo non c’è più. Ho riflettuto molto per capire se avevo voglia di riprendere il testo e quella situazione sonora, fino a quando ho incontrato un altro musicista, all’epoca giovanissimo: Christian Mastroianni. Christian, che quando ho iniziato a lavorare con lui aveva 22 o 23 anni e oggi ne ha 27, ha dalla sua parte la giovinezza anagrafica e inoltre una complessità sonora e una capacità di entrare dentro al testo che ho trovato giuste per rimettere in piedi questo pezzo un’altra volta.

Dove risiede l’attualità di un lavoro come questo, che ha una storia così lunga e che ha cambiato più volte forma?
Paradossalmente sta in quel qualcosa che io continuo a chiamare ‘inattuale’, in quel germe che è capace di rigenerarsi ogni volta, quindi ciò che ciclicamente si rigenera cambiando. Quello che mi attira in “Fortuna” è il ‘continuamente contemporaneo’: mai nuovo, ma mai superato.

L’hai in parte anticipato all’inizio, quindi chiudiamo il cerchio. Ti chiedo: perché “Fortuna” a Ferrara Off?
Anche qui dobbiamo fare un passo indietro: ho incontrato Giulio Costa e Marco Sgarbi di Ferrara Off a Chiaravalle Milanese, un’area appena periferica di Milano dove io svolgo il mio lavoro, circa un anno e mezzo fa proprio dopo una messa in scena all’aperto di “Fortuna”. Ci siamo intercettati subito. Mi hanno spiegato che stava nascendo un luogo, “Ferrara Off”, e proprio queste due cose mi hanno attirato: nascere e luogo, che qualcosa possa nascere e questa cosa che nasce è un luogo. Quindi gli ho proposto di fare questa cosa insieme e loro hanno detto sì.

Isabella Bordoni, inizia il proprio percorso artistico a metà degli anni Ottanta all’interno della scena nord europea delle arti sceniche ed elettroniche occupandosi della scrittura poetica e drammaturgica, portando avanti anche un’esperienza specifica in Italia in seno al teatro di ricerca. Nel 2001 con “Progetto per le Arti” dà vita a una piattaforma di arte e pensiero intorno ai concetti e alle pratiche che chiama di cittadinanza poetica. Dal 2001 affianca all’azione artistica il lavoro curatoriale, organizzando rassegne, festival ed eventi. Collabora con Accademie di Belle Arti e Università in Italia e all’estero. Attualmente è artista e curatrice residente presso ‘Fare’-Frigoriferi Milanesi, residenza di sostegno logistico al suo lavoro nella periferia di Milano, per l’emersione dei potenziali creativi e rigenerativi in contesti di margine. Se però chiedete a lei chi è Isabella Bordoni, risponde semplicemente che “superata la soglia dei cinquant’anni mi interessa sempre meno la presentazione di un prodotto, quanto piuttosto la messa in atto di processi collettivi, che attraverso l’arte e la cultura possano fondare dei valori comuni”.