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da: ufficio stampa Camera di Commercio di Ferrara

Govoni: “Nessun costo ricadrà sulle imprese ospitanti, che anzi riceveranno un bonus fino a 6.000 euro in caso assumano il giovane dopo il tirocinio.

Le competenze digitali sono essenziali per oltre la metà delle assunzioni programmate dalle imprese ferraresi per il 2016. Una richiesta – sottolinea la nostra Camera di commercio nell’ambito dei dati del Sistema Informativo Excelsior- che dà soprattutto ai giovani tra i 18 e i 34 anni una chance in più di trovare lavoro. Più nel dettaglio, alle ragazze e ai ragazzi under 30, professionisti del digitale, si rivolgono, nella nostra provincia, due assunzioni su cinque contro poco più di una su quattro riservata loro per ricoprire gli altri profili ricercati. Ma la difficoltà di reperimento dei giusti candidati in possesso di competenze digitali si rivela mediamente più elevata rispetto a quella delle altre professioni (16% contro il 10,1%).

A poco più di tre mesi dal lancio di “Crescere in Digitale”, promosso da Ministero del Lavoro, Unioncamere e Google Italia, il progetto ha già raggiunto risultati importanti: oltre 200.000 le ore di formazione erogate, pari a quasi 25 anni di studio; quasi 36.000 i ragazzi iscritti al progetto; più di 2.600 i giovani che hanno completato il percorso formativo online; circa 900 le aziende pronte (una cinquantina a Ferrara) ad ospitare uno o più aspiranti “digitalizzatori”. E oggi sono oltre 2.000 i giovani che, avendo superato i primi test, possono essere avviati al tirocinio previsto presso le tantissime imprese aderenti al progetto, distribuite su tutto il territorio nazionale.

“La digitalizzazione – evidenzia Paolo Govoni, presidente della Camera di commercio di Ferrara – è la via maestra per accelerare il processo di modernizzazione in corso del nostro Paese. Per questo è necessario insegnare ai nostri ragazzi, più aperti all’utilizzo delle nuove tecnologie, come utilizzare al meglio questa loro naturale predisposizione per elevare quelle competenze digitali già oggi essenziali alla sviluppo del nostro tessuto produttivo. Crescere in digitale – ha proseguito Govoni – serve proprio a questo: a far parlare i nostri giovani il linguaggio del futuro per avere più opportunità di entrare nel mondo del lavoro e, allo stesso tempo, aiutare le nostre imprese a sfruttare al meglio i vantaggi di Internet”.

Tre le fasi previste dal progetto:
1. 50 ore di training online: il corso online, ideato e offerto da Google e sviluppato dall’Istituto Guglielmo Tagliacarne, offre ai giovani l’opportunità di ampliare le proprie conoscenze dell’ecosistema digitale e apprendere tecniche e strumenti a supporto della crescita e dell’internazionalizzazione delle imprese. Al completamento del corso, il giovane ha accesso al test di valutazione, anch’esso totalmente online, che gli consente di verificare le conoscenze acquisite.
2. Laboratori sul territorio: il superamento del test offre la possibilità di accedere ad uno dei laboratori – che verranno attivati su tutto il territorio nazionale (finanziati con i fondi nazionali di Garanzia Giovani) – volto a: illustrare le caratteristiche dei territori e delle imprese che ospiteranno i tirocinanti, sia sul versante delle specializzazioni del tessuto economico-produttivo sia su quello del livello di digitalizzazione delle aziende locali;
3. 3000 tirocini: in aziende tradizionali da avvicinare al digitale, organizzazioni d’impresa, agenzie web, grandi imprese. I tirocini della durata di 6 mesi, finanziati con i fondi nazionali di Garanzia Giovani, saranno retribuiti (500€ al mese). Nessun costo – fa sapere la Camera di commercio – ricadrà sulle imprese ospitanti, che anzi riceveranno un bonus fino a 6.000 euro in caso assumano il giovane dopo il tirocinio. Le imprese possono esprimere il loro interesse ad ospitare un tirocinante sul sito www.crescereindigitale.it compilando l’apposita domanda. Le attività dei tirocinanti saranno supportate, monitorate e coordinate in tempo reale attraverso una community di esperti.

Per informazioni dettagliate scrivere a info@crescereindigitale.it oppure per conoscere l’iniziativa telefonare all’URP della Camera di commercio ( 0532/783.802-815 ).

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CAMERA DI COMMERCIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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