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Il ragazzo tagliato a metà
È scomodo vivere tra due culture che sono almeno altrettante vite possibili. Lo sanno gli adolescenti adottati o i giovani stranieri di seconda generazione. Lo sa questo ragazzo, nato da genitori rom. La mamma ha scelto una vita “regolare” per il bene proprio e dei figli, il padre si è perso nella droga, e questo ragazzo vive tagliato a metà.

Urlo in faccia a mia madre
ZINGARA DI MERDA
perché ha mollato mio padre
e lascia che si perda.

Era una ragazzina
quando si è separata
da lui, dalla campina,
dal mondo in cui è nata,
Ha tagliato le radici
(noi eravamo neonati)
per farci più felici.
Secondo lei ci ha salvati.

Io no, non lo conosco
il prezzo che ha pagato.
So che ha scelto al mio posto
e non mi ha consultato.
Mio padre si è distrutto
di droga e di prigione,
io non ricordo tutto
e non so la ragione
ma adesso che è mancato
ho voluto provare
e mi sono drogato
e sono andato a rubare.

Mia madre sembra pazza
e no, non ho capito
se odia la sua razza
(che le ho restituito)
o ha la preoccupazione
di me e del mio futuro,
ma non ce n’è ragione:
oramai sono un duro.

Niente può farmi niente.
Polizia o carabinieri.
Non m’importa della gente
e non voglio pensieri.
Perfino il tribunale
non deve aprire bocca:
io voglio farmi male
e guai a chi mi tocca.

Non si intravedeva una strada, allora, per far ragionare il ragazzo. La mamma era stata sposata per forza, messa in cinta di due bambini, tenuta segregata in una campina dove il marito e il suocero avevano via libera. Per lei sentirsi rimproverare la fatica sovrumana con cui era riuscita a liberare se stessa e i suoi figli è stato ripiombare nella colpa per un tradimento benedetto.

CONTRO VERSO, la rubrica di Elena Buccoliero con le filastrocche all’incontrario, le rime bambine destinate agli adulti, torna su Ferraraitalia  il venerdì. Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]

Cover: Il carrozzone degli zingari – foto Flickr – licenza Creative Commons

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Elena Buccoliero


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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