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Da: Ufficio comunicazione, formazione e informazione

Demagogia è continuare a prendere in giro la gente provando a farle credere che tutti gli stranieri in quanto tali godano di sussidi.
Demagogia è rassicurare sul fatto che a nessuno viene negato un aiuto mentre nei fatti si adottano delibere su aiuti alimentari che fanno classifiche sulla base della nazionalità e della residenza e non del bisogno.
Demagogia, di basso livello, è far leva sulla situazione di crisi mettendo in contrapposizione cittadini italiani e stranieri, costruendo una falsa rappresentazione secondo cui solo i primi lavorano e contribuiscono all’economia e omettendo che esistono migliaia di cittadini stranieri in questo comune che esattamente come i primi possono aver perso o sospeso il lavoro o la propria attività commerciale a causa dell’emergenza sanitaria e sono discriminati dalla delibera perché in possesso di normali permessi di soggiorno per lavoro o di altra natura.
Il Sindacato nasce dalla consapevolezza dei lavoratori e delle lavoratrici che è loro interesse lottare uniti per i propri diritti e contrastare chi prova a dividerli per sfruttarli e renderli ricattabili.
Far leva sulla paura della povertà per mettere in contrapposizione chi si trova in difficoltà significa attuare la politica più conservatrice e meschina, quella che lavora per lasciare le cose come stanno e non disturbare i veri interessi economici e le posizioni di rendita.
Il Sindacato ne è consapevole e rappresenta e tutela tutti i lavoratori, gli inoccupati e i pensionati, a prescindere dalla nazionalità. Come Sindacato Confederale difenderemo sempre, in ogni contesto e con tutti i mezzi legittimi che ci sono consentiti, i diritti fondamentali della persona umana.
Ricordiamo che i Buoni Spesa istituiti dal governo Conte hanno lo scopo di garantire alle persone in questo momento economicamente più fragili di soddisfare un bisogno primario di cui non sono destinatari solo alcuni da Lei prescelti. Mangiare ogni giorno, possibilmente due volte al giorno, non è una necessità dei soli cittadini da Lei individuati, ma di tutti, indipendentemente dalla nazionalità, dalla religione, dal genere o da altre condizioni.
Di ideologico in un piatto di minestra non c’è proprio niente. Se il principio di difendere la dignità umana permettendo a chiunque, in questo momento di grande difficoltà economica e sociale, di avvalersi di un aiuto che possa consentire “letteralmente” di sfamare se e la propria famiglia lo rende perplesso, il Sindaco si confronti con noi e spiegheremo, ancora una volta, la differenza che c’è nel rappresentare, e in questo specifico caso difendere, i bisogni della cittadinanza tutta. Siamo un Sindacato libero in un paese libero.
Lo stupore del Sindaco è fuori luogo: abbiamo già detto che con questa delibera si è passato il limite, ma non siamo stati ascoltati. Viviamo in uno stato di diritto e vogliamo rimanerci, le leggi fondamentali vanno rispettate e non rimaniamo certo a guardare se chi ci amministra pensa di poter arrogarsi il diritto di discriminare a piacimento. Nell’interesse di tutti.
Il Sindaco farebbe invece bene a rispondere alla domanda che gli abbiamo formalmente posto da una settimana: quali figure e con quali criteri stanno valutando le domande ricevute? L’ordinanza della Protezione civile richiede che siano i servizi sociali a farlo, ma il Comune non ha assegnato il compito ai servizi sociali di Asp.
E infine perché aver interrotto la possibilità di fare domanda se ci sono ancora risorse e moltissimi hanno segnalato di non aver ancora fatto domanda per non essere riusciti a prendere la linea?

Francesca Battista – Bruna Barberis – Massimo Zanirato

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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