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Signor Sindaco, io l’ho sempre rispettata.
l’ho anche scritto: Lei e la sua parte hanno vinto le ultime elezioni, quattro anni fa. Da allora lei è il Primo Cittadino di Ferrara, il sindaco di tutti i ferraresi, anche di quelli che come me non l’hanno votata. Fare il sindaco è una “roba grossa”, una grande responsabilità, e sappiamo che in quattro anni si possono fare cose buone e meno buone, avere dei colpi di ingegno ma anche commettere errori. Quindi, insieme al rispetto per la sua carica, bisogna essere indulgenti verso la fallibilità di ogni essere umano. Così, con lei come con i suoi predecessori, con la sua Parte o con quella Opposta, ho sempre cercato di dire semplicemente la mia. Di discutere, anche di criticare il suo operato ma senza lasciarmi prendere dal pregiudizio o dalla rabbia polemica.

Da oggi, da questa notte quando scrivo queste note, devo di necessità cambiare registro. Non posso sopportare che Ferrara sia diventata lo zimbello di tutta l’Italia. Non ci crede? Le assicuro che è così. E non posso accettare che l’informazione istituzionale che un Sindaco deve ai suoi concittadini, sia invece diventata solo e soltanto propaganda. Una propaganda fatta di silenzi, omissioni, sberleffi e di bugie vere e proprie.

Se sei Cesare puoi fare quello che vuoi. Ma devi dire la verità. E lei signor sindaco non dice la verità.
E se lei non la dice, qualcuno deve dirla la verità. Raccontarla a chi ci guarda da fuori e non si capacita come possa essere caduta in basso la città di Ariosto e di Bassani. E ai suoi strenui supporter, ai suoi 28.000 followers a cui lei scrive continuamente, che sono i primi ad essere ingannati. Da lei e dal suo personale house organ, il Resto del Carlino,  che ha smesso da anni di essere un quotidiano indipendente di informazione e si è invece incaricato di ‘megafonare’ alla città tutte le cose non vere che provengono dallo Scalone di Piazza Municipale. può credere a un miracolo, o a una “balla spaziale del genere. oidelsc, le “balle spaziali”  che leggiamo tutti giorni in prima pagina dell’edizione locale.

Due giorni fa, proprio Il Carlino dedicava un intera pagina, la foto di un trattore che ruspava via la paglia, e un titolo a 6 colonne ad una notizia talmente fantascientifica da meritare il titolo di “bufala dell’anno”:  una sedicente esperta in prato e dintorni assicurava che “in due settimane il Parco Urbano Bassani sarebbe tornato come prima.”. Chi ha visto –  e tutti a Ferrara e fuori Ferrara le hanno viste – le foto del disastro del concerto del Boss in mezzo al fango, o gli scatti post-concerto scattate da un drone, pubblicate da Periscopio [Vedi qui] come da estense.com e che girano da giorni su tutti i social, non può credere a un miracolo del genere. Va bene tutto, ma non siamo ne ciechi ne scemi.
Per chi ha bisogno di rinfrescarsi la memoria è sufficiente questa doppia immagine satellitare:

La verifica in Loco non è consentita. Da Più di 20 giorni, infatti, il Parco Urbano (prima dell’Evento, per i grandi preparativi, e dopo, per ‘dare una sistematina’ al tutto) è inibito a pubblico. E così resterà per almeno altre due settimane.

L’idea meravigliosa spuntata in testa al Sindaco leghista di Ferrara non ha quindi solo portato alla devastazione di un’area verde, questa sì meravigliosa, e spezzato la vita a migliaia di uccelli in cova, ma è stato un vero e proprio scippo di un bene collettivo a tutti i cittadini, legittimi proprietari di quel bene. Famiglie, bambini, ragazzi, anziani che tutti giorni popolavano pacificamente il grande parco verde, sono invitati ad avere ancora un po’ di pazienza. Secondo qualche voce, per i scippati sarebbe previsto un cuntantìn (in ferrarese: magro premio di consolazione), alla riapertura del parco troveremo un regalo del Sindaco: qualche panchina nuova.

Ma quando sarà finalmente agibile tutta l’area del Parco?
Nessuno lo dice, ma  prevederlo è piuttosto facile: non tra qualche giorno, ma dopo l’estate. Decine e decine di uomini e mezzi (a spese dei contribuenti) stanno lavorando alacremente, cercando di salvare il salvabile, spalare il fango e trapiantare mattonelle d’erba (che non attecchirà) non per riaprire il parco ma per preparare il prossimo appuntamento di cui da tempo sono già in vendita i biglietti: la Seconda Edizione del Comfort Festival, “sempre all’interno della meravigliosa cornice naturalistica del Parco Urbano G. Bassani di Ferrara”, come si legge nel sito dedicato.

Intanto, anche in piazza Trento Trieste, nel cuore del centro storico, è stato ri-montato un grande palco e tutte le strutture del caso. E’ già cominciato il Ferrara Summer Festival che andrà avanti fino alla fine di luglio. In piazza si potrà entrare. Muniti del biglietto però.

La strategia di governo del Sindaco e della Giunta è molto chiara. Trasformare la città in un eterno Luna Park, riempirla di suoni, di luci, di feste per tutti i gusti.
Insomma: quel che succede veramente in città, e fuori, a pochi chilometri di distanza (una tragica alluvione per esempio), non deve turbare la città gaudente: che “gaudente” non è per niente; disoccupazione, lavoro nero e povero, vecchie e nuove povertà, anziani soli, periferie e frazioni abbandonate, studenti universitari senza alloggio…

Tutti i giornali nazionali, perfino i più codini e governativi, da commentatori hanno stigmatizzato (il verbo è bruttissimo ma si dice cosi) sia la scelta del Sindaco Alan La Qualunque di confermare la data di un (fangosissimo) concerto dentro un povero parco pubblico, mentre in Romagna si moriva e si lottava contro l’Alluvione, sia la serafica indifferenza del Boss che sugli alluvionati non ha speso una parola né al concerto di Ferrara, né a Roma, al Circo Massimo, qualche giorno dopo.

Il Sindaco di Ferrara, euforico per il bagno di fango della sera prima, ha rivolto finalmente un pensiero agli alluvionati. Il Comune di Ferrara – ha dichiarato – farà alla disastrata città di Faenza un’elemosina: la bellezza di 10.000 Euro. A me è sembrata un’altra presa in giro, ampiamente commentata  dai tanti che per l’alluvione si sono davvero mobilitati (badile in mano) e mettendo mano al portafoglio: tra questi tanti cittadini di Ferrara e provincia.

Ma a Ferrara non c’è solo un sindaco (leghista), ma anche un vicesindaco (leghista anche lui, ma affetto da una diversa variante), specializzato in blitz con forze dell’ordine, in parchi urbani e in verde pubblico. Per Nicola Lodi non c’è bisogno di inventare un nomignolo, ce l’ha già di suo, Naomo. Il vicesindaco sceriffo è conosciutissimo in città come nelle aule giudiziarie. Dopo essere salito su una ruspa per sgombrare il campo nomadi, si è dedicato a ingabbiare il verde cittadino. Prima il Parco della Stazione [Vedi qui], poi un altro bel prato in zona Acquedotto, ora siamo al terzo atto. Questa volta le reti metalliche chiuderanno il Parco Giordano Bruno [Qui], quello che i ferraresi chiamano familiarmente Giardino della Mutua.  Particolare pietoso: il verde che viene progressivamente ingabbiato appartiene a quello che una volta si chiamava “Quartiere Giardino”.

Tra un Cetto La Qualunque (il Sindaco) che il verde lo vuole aprire solo a pagamento e un più sbrigativo Naomo (il vicesindaco sceriffo) che il verde e gli spazi di socializzazione (prati, parchi e piazze) preferisce ingabbiarli con reti metalliche alte 2 metri forse non c’è pieno accordo. O forse sì, anche se il primo ha in testa il business, il secondo la polizia e l’ordine pubblico. Sicuramente l’una e l’altra strategia mortificano Ferrara e i ferraresi. Penso con nostalgia all’architetto Carlo Bassi, e al libello che scriverebbe oggi: “Perché Ferrara non è più bella”:

Il Sindaco di Ferrara, bisogna ammetterlo, pensa sempre in grande. Prova ne sia il fatto che a devastare il Parco Urbano non ha chiamato un Pupo qualsiasi ma Bruce Springsteen. Per la Città aveva in serbo una grande sorpresa. Il suo sogno si chiamava Progetto Fe.ris. Un progetto che prevedeva uno scambio: grandi aziende ci mettevano 40 milioni di euro, e Ferrara ci guadagnava… altro cemento e la cancellazione di altro verde, un mega centro commerciale con vista sulle Mura rinascimentali e la privatizzazione della grande area dentro mura della ex Caserma Pozzuolo del Friuli. C’è una parola per riassumere questa idea di città, la filosofia che la anima: privatizzazione.

A questo, neanche fossimo ancora sotto i Francesi o i Papalini, la “Città del silenzio”, la tranquilla Ferrara, si è letteralmente rivoltata contro il progetto del suo sindaco e dei suoi amici palazzinari. E’ nato un Forum affollatissimo, sono sorti dal nulla comitati di quartiere, le finestre si sono riempite di lenzuola di protesta. E volantini, striscioni, presidi popolari, flashmob, marce,  biciclettate…  Alla fine Il NO Fe.ris ha vinto su tutto il fronte. Il progetto è stato ritirato, anche se, per non perdere completamente la faccia, il Comune ha annunciato di lavorare a qualche rettifica e a qualche idea alternativa.

A conclusione di questo riassunto delle miserie amministrative della città estense, mi rimane solo una osservazione, e una domanda. Ancora inevasa a meno di un anno dalle prossime elezioni.

Ferrara, per colpa di una Destra arrembante, ma anche di una Sinistra ideologica o dormiente, ha vissuto negli ultimi anni una inedita e dolorosa spaccatura sociale e politica. Sembrava che in città, in piazza o sui social, fossero rimasti solo Guelfi e Ghibellini. Pro o contro Cetto La Qualunque.  A me pare che qualcosa, soprattutto negli ultimi mesi, sia cambiato. Che la maggior parte dei ferraresi, al di la del loro voto di quattro anni fa, vogliano una città che affronti sul serio l’emergenza climatica, una città con più verde, con meno macchine in centro, con meno eventi effimeri e più biblioteche e luoghi per la cultura, con spazi per la socialità e non solo luoghi dove spendere e consumare. In questi mesi, dagli stessi cittadini, dal basso, sono state avanzate idee nuove, coraggiose, innovative, che messe tutte assieme disegnano finalmente una città diversa da quella che abbiamo conosciuto negli ultimi vent’anni.

La domanda invece è la seguente. Brevissima. C’è qualcuno in città, al di fuori dei partiti, che vuole raccogliere questa voglia diffusa di un radicale cambiamento?
Se così non fosse la splendida Ferrara continuerà la sua decadenza. 

Cover: Elaborazione grafica di Carlo Tassi

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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