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Attribuire un significato etico alla funzione del “vetro” nel terzo millennio, simbolo dell’architettura contemporanea verticale estrema, può risultare una tagliente provocazione. Può sorprendere, infatti, come l’eterea leggerezza e la trasparenza di questo materiale ormai associato all’high-tech costruttivo e alla sfida al cielo, possano essere coniugate alla concreta e non più negoziabile sostenibilità.
L’aurea del “vitrum”, a cui la millenaria storia dell’architettura ha riservato uno spazio predominante, come quando nelle scintillanti vetrate delle cattedrali gotiche significava “stupore e fede”, oggi rappresenta ancora un riferimento unico nelle modalità tecnologiche applicate al risparmio energetico, alla produzione di energia dal sole e nel prossimo futuro influenzerà, come vedremo, i nostri comportamenti quotidiani.
Il vetro, nelle sue multiple rappresentazioni, è oggi il protagonista della modernità nelle grandi metropoli, nel design ardito, nell’innovazione, nella ricerca più avanzata. Nel 1931, scriveva a tal proposito Albert Eistein: “La preoccupazione per l’uomo e il suo destino deve sempre costituire il principale obiettivo di tutti gli sforzi tecnologici […] affinché le creazioni della nostra mente siano una benedizione e non una maledizione per il genere umano. Non dimenticatevi mai di questo nel mezzo dei vostri diagrammi e delle vostre equazioni.” (Mario Livio, “L’equazione impossibile”, Rizzoli, 2005).
Un appello raccolto dai dipartimenti Ricerca e sviluppo dell’industria vetraria che, grazie ai loro “diagrammi ed equazioni”, con un grande balzo tecnologico in avanti e dopo otto secoli dall’Officina di Chartres, ci consentono di perseguire nell’architettura delle costruzioni gli obiettivi comunitari del piano di salvaguardia ambientale ed energetico 20-20-20 e quelli più severi ipotizzati per il 2050.
Un obiettivo inscindibile e inderogabile quello della riduzione dei consumi e delle emissioni in atmosfera, frutto di una nuova sensibilità: Innovazione, Sostenibilità, Salvaguardia ambientale, nella sintesi una forma di “responsabilità sociale concreta”, possibile anche grazie ai giganteschi investimenti immessi nella ricerca dai grandi gruppi mondiali produttori di vetro.
edificio-camaleonteOggi il “fabbricato camaleonte”, ossia l’edificio che si trasforma in base al tempo e al sole, sogno e desiderio di tutti gli architetti di questi ultimi duecento anni e fino ad ora mai realizzato, è una realtà a portata di mano.
E`stupefacente: fondere le peculiarità intrinseche del vetro ai comportamenti selettivi dei metalli applicati in superficie, utilizzando come catalizzatore del sistema l`insieme delle più recenti ed estreme tecnologie e nanotecnologie. Le tecnologie di deposizione su vetro di oltre quindici strati sovrapposti ultrasottili di metallo e di ossidi metallici, per un totale di non piu`di 6/700 angström, consentiranno “le applicazioni dinamiche” indispensabili per bilanciare energeticamente le dilatate trasparenze delle nostre auto, delle nostre residenze a sviluppo orizzontale e verticale, credute spesso potenziali “macchine iperenergivore”, grazie alla disponibilità sul mercato di un ultimo concetto funzionale di nuova generazione che oggi identifichiamo come famiglia dei vetri cromogenici.
Nella sostanza, vetrazioni che modificano il proprio stato di trasparenza alla lunghezza d’onda del visibile e all’infrarosso (principio di selettività), attraverso processi chimici o fisici reversibili quando esposti alla luce solare o alla variazione della temperatura superficiale, oppure quando sottoposti ad un impulso elettrico, quando condizionati dalle temperature superficiali e abbinati a liquidi polimerici aggiunti alla vetrazione. Da oggi, e nel prossimo futuro, potremo avere fabbricati cangianti ma soprattutto, in alcune versioni, le partizioni in vetro della nostra abitazione o dei nostri uffici che vivono insieme a noi nella mutevolezza della giornata e al clima delle stagioni, cambieranno “il proprio status di trasparenza” attraverso il touch-screen di uno smartphone.

Di seguito, in sintesi, le diverse tipologie di prodotto di questa famiglia, riferibili alle tecnologie elencate sopra, nella modalità autoregolante o indotta da comandi esterni: vetri fotocromatici (alcuni componenti minerali del vetro reagiscono in modalità fotochimica e reversibile alla componente Uv dello spettro solare; quando esposti alla luce i vetri si scuriscono e al buio riacquistano la trasparenza; vetri termocromici (modificano la loro trasparenza allo spettro solare, sulla scorta della variazione di temperatura sulla loro superficie esterna); sono assimilabili a questi le tipologie di vetri gascromici o termotropici.
Ma dove la sperimentazione e la ricerca hanno fatto passi enormi, rendendo disponibile il prodotto dal laboratorio al pubblico in tempi brevissimi, è la tipologia dei vetri elettrocromici dinamici. Due le tecnologie disponibili: una a cristalli liquidi e una a strati metallici sovrapposti in sequenza. Entrambe modificano la trasparenza della vetrata allo spettro solare quando sottoposte ad un impulso elettrico a bassa tensione, quando comandato manualmente attraverso un potenziometro o un comando remoto, oppure con un telefono, se necessario può essere integrato nel sistema di controllo energetico del fabbricato. Si possono comandare al momento fino a quattro diverse trasparenze alla luce, coincidenti con altrettanti carichi di soleggiamento oppure condizionabili alla frequentazione degli ambienti, ma senza mai perdere il controllo delle immagini all’esterno. Una sofisticazione ulteriore del sistema dinamico è possibile attraverso l`integrazione di celle fotovoltaiche nel sistema, che consentono di captare l’energia necessaria per alimentare il sistema elettrico di modulazione necessario per regolare la dinamicità della vetrazione.
Non tarderanno le applicazioni in larga scala di questi innovativi e rivoluzionari prodotti in vetro cromogenico dinamico, ricchi di una forte caratterizzazione sociale. Si modificherà il nostro comportamento nel privato: abitazioni e autovetture verranno utilizzate con minori sprechi di energia e, nel contesto pubblico, ottimizzeremo al meglio i consumi negli uffici, negli ospedali, nelle scuole, aumentando il comfort negli ambienti, con la consapevolezza di un agire quotidiano integrato al meglio nel processo di miglioramento del collettivo, connesso alla natura, più responsabile, sostenibile ed etico.

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Marco Bonora

Nato sul confine fra le province di Bologna e Ferrara, dove ancora vive e risiede . Si occupa di marketing e di progettazione nel settore Architettura per una industria vetraria, lavora in una multinazionale euroamericana. E’ laureato in Tecnologie dei beni culturali e in Scienze e tecnologie della comunicazione presso l`Università di Ferrara. Scrive articoli su riviste del settore e ha pubblicato due volumi tematici sul vetro contemporaneo innovativo e sul vetro artistico delle vetrate istoriate del `900 presenti nelle chiese del nostro territorio. Grande passione da sempre per i viaggi a corto e lungo raggio e il mare.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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