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da: ufficio stampa Ascom Ferrara

In otto anni il prezzo della tazzina di caffè nei bar di Ferrara è aumentato dell’8,4% pari ad 8 centesimi di euro. Solo in dieci province, tra quelle che rientrano nel piano nazionale di rilevazione dei prezzi della tazzina, l’incremento è stato più basso. Il prezzo della tazzina dipende da fattori molto diversi da quelli a cui l’opinione pubblica spesso si riferisce, ovvero al prezzo della miscela.
“Il prezzo dipende dalle caratteristiche del bar (location, livello di servizio, ambiente, ecc.) – ricorda il direttore generale di Ascom Confcommercio Davide Urban – e dalle abitudini dei consumatori e, dunque, da quanto la tazzina contribuisce a generare i ricavi del bar”. Senza contare un altro elemento che è quello del costo del lavoro: “Più questo contributo è alto, più sulla tazzina gravano i costi generali dell’esercizio a cominciare da quello del lavoro – aggiunge il presidente provinciale della Fipe Matteo Musacci – Un bar è aperto in media 13 ore. Anche il più piccolo bar per stare aperto ha bisogno di una quantità di lavoro pari a 20 ore giornaliere per un costo di 360 euro. La tazzina rappresenta in media un terzo dei ricavi e questo significa che su di essa, se si adottasse una politica dei costi e dei prezzi di tipo lineare, deve essere contabilizzato un terzo dei costi, a cominciare dal lavoro. Il risultato è che, sempre con riferimento a quel piccolo bar, sulla tazzina il costo del lavoro vale da solo 0,66 euro”.
E poi crediamo sia da sottolineare che la pressione fiscale sia a livello locale che nazionale non ha certo lasciato respirare in nessun modo i titolari delle attività commerciali e dei pubblici esercizi. Al contrario secondo un recentissimo studio della Confcommercio (febbraio 2016) la pressione fiscale nazionale è schizzata (dal 1995 al 2015) ad un + 72%. Nello stesso lasso di tempo i tributi richiesti degli enti locali italiani sono letteralmente decollati, in media, al + 248 %. E solo per fare un esempio a Ferrara la tassa sui rifiuti per un ristorante (di 180 mq) è salita del 6% dal 2014 ad oggi (indagine Sole 24 Ore). In definitiva la valutazione dei costi è certamente più complessa e variegata e non si presta ad una lettura semplicistica. Ricordiamo che nel passaggio da Lira ad Euro (2001/2002) il costo del caffè era di 1700 lire e passò ad 0,88/0,90 ed oggi la forbice varia da 1 euro ad 1,10.

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ASCOM FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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