10 Luglio 2022
Tanti si sono forse chiesti perché una persona come Bruce Springsteen, un liberal impegnato, un artista stellare da sempre votato alle cause sociali e ambientali, abbia potuto avvallare la decisione di tenere un concerto nel centro di un parco da proteggere, creando danni alla natura e all’avifauna. La risposta è piuttosto ovvia: tutti i mille aspetti del grande Tour europeo, compresa l’individuazione delle location, sono di competenza del suo staff, non certo della guest star.
Ma allora perché non provare a raggiungere Bruce con una lettera? Perché non informarlo della megalomane, stupida, non necessaria e poco onorevole (anche per lui) decisione del sindaco di Ferrara di invadere con migliaia di decibel e un esercito di 55.000 spettatori il Parco Urbano Bassani? Ci stanno provando in molti. Inviano la lettera a Bruce Springsteen, sia direttamente sia per tramite del suo manager italiano, Claudio Trotta.
Non so se le lettere, almeno una, raggiungerà il grande artista, se l’inconsapevole Bruce verrà finalmente a conoscenza di un minuscolo quanto essenziale  ‘particolare’ del Tour preparato dal suo agente e dai suoi collaboratori. Io spero di sì. E’ comunque giusto far conoscere a tutti, e in primis a coloro che assisteranno allo storico evento, il testo della lettera.
Effe Emme
Dear Bruce,
We’re really excited that you’re coming to Ferrara in May of 2023! Your concert is a very big deal for our small historic city. We applaud our mayor for making this possible and are proud to host you, Bruce. As you know, we Italians are known for our warmth and hospitality, and it is this hospitality that led our city officials to present you with the best our city has to offer, parco urbano Giorgio Bassani. It is home to many trees, large and small, to nesting birds and wildflowers. In one word, this serene and beautiful area is biodiverse. You would love it at first glance if you could see it.
My friends and I are very concerned with the damage that 55,000 people are going to wreck on our park and of the disturbance to wildlife.  We believe that if you, the Boss, ask to perform in another location, like the Ferrara airport, our mayor and city officials would be honored to accommodate you. It has enough space for 55,000 people and is more suitable for a rock concert. So this is my prayer and dream Bruce, that you will save our park. I wish it from the bottom of my heart. 
Sincerely
Caro Bruce,
Siamo veramente molto felici della tua venuta a Ferrara a maggio del 2023! Il tuo concerto è veramente una grande opportunità per la nostra città, Ferrara, piccola ma ricca di storia. Apprezziamo il nostro sindaco per aver reso possibile questo avvenimento e siamo orgogliosi di poterti ospitare. Come saprai, noi italiani siamo famosi per la nostra  calorosa ospitalità ed è questa propensione all’ospitalità che ha guidato i nostri amministratori ad offrire il sito più bello, il Parco urbano Giorgio Bassani, per l’evento. E’ un luogo ricco di alberi, giovani e adulti, che danno rifugio a diverse specie di uccelli che qui nidificano, e di numerose varietà di fiori e piante selvatiche. Per dirlo in una parola: è un luogo ricco di biodiversità. Se lo vedessi te ne innamoreresti immediatamente.
I miei amici ed io siamo molto preoccupati per il sicuro danno che le 55.000 persone che arriveranno per assistere al tuo concerto, procureranno a questa oasi di natura incontaminata. Crediamo che, se tu che sei il Boss, chiedessi di esibirti in un’altra location, ad esempio nell’area dell’aeroporto, il nostro sindaco e gli amministratori sarebbero felici ed onorati di accontentarti. Ci sarebbe abbastanza spazio  per ospitare 55.000 persone e sicuramente è un luogo più adatto ad un concerto rock. Questa è la mia preghiera e il mio sogno Bruce: che tu salvi il nostro Parco. Te lo chiedo dal profondo del cuore.
Con affetto
(traduzione di Marina Carli)
Se vuoi leggere e firmare la petizione popolare SAVE THE PARK che ha già raggiunto e superato le 2.100 adesioni [la trovi Qui]
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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “ferraraitalia”, ora “periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchera.

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Francesco Monini
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