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Maria Marchese è nata a Como, nel 1974 e, praticamente da sempre, vive a Limido Comasco, un paese della provincia. Molto legata alla Sicilia, terra natale del padre, esprime per la prima volta se stessa, attraverso il linguaggio della poesia. Versi brillanti, delicati, malinconici e pulsionalmente aurorali: come petali rosa femminili, danzanti nel mare e le onde a volte quiete e a volte impetuose dell’inconscio da dove fiorisce in superficie, ieri come oggi e domani, il fare poesia… O scarpette rosse immateriali… caratterizzano il suo… “Le scarpe rosse. Tra tumultuoso mare e placide acque”. (Book Sprint). Si occupa anche di critica artistica e letteraria ed è tra gli artisti (Letteratura) del Nuovo Rinascimento di Milano (a cura di Davide Foschi). Sua, anche, una nota critica per il pittore ferrarese Marco Nava.

Maria, la poesia e le tue ‘Scarpe rosse’, un viaggio interiore, tra gentile malinconia femminile e evocazioni, come dal sottotitolo e dal suggestivo book trailer, del sempre mistero dell’acqua, come metafora della Psiche, una… Ondina moderna?
Ondina moderna: questo paragone solletica e accarezza benevolmente il mio ego… perché no? La poesia “Tra tumultuoso mare e placide acque” ben rappresenta la salvificante dicotomia che aiuta la mia psiche a dirimere quesiti, soavità, tumulti e asprezze muovendo la mia esistenza.

Maria Marchese, in altra intervista hai infatti parlato del celebre Coelho e del grande Pirandello, come, tra le altre, matrici della tua poetica, un approfondimento?
Rammento che rirposi di aver amato, fin dalla giovane età, Luigi Pirandello.
Un amore,quello per il drammaturgo siciliano,che trova radici nell’appagamento dei miei dodici sensi (citando un’intensa considerazione dell’artista Davide Foschi). Ricordo che venni colpita e permeata dalla sua indiscutibile capacità scrittoria, dalla sceltezza in ogni sua manifestazione. Leggere le sue opere, per me, rappresentava assaporare, centellinando, il gusto di un’indagine speculativa attraverso l’animo umano,a partire proprio dal mio. Nell’intervista alla quale tu fai riferimento, però, mi si chiedeva di suggerire un libro, ad un giovane e io consigliai “ L’Alchimista”, di Paolo Coelho, per via dell’immediatezza con la quale l’autore è stato in grado di trasmettere un pensiero/messaggio positivo e foriero di buoni sentimenti.

Maria, perché le scarpe rosse?
“Ora, ponendomi loro di fronte, le calzo. Sento che mi appartengono. Io forse sono quelle scarpe rosse”
La poesia che dà il titolo alla mia silloge (dalla quale sono tratti i versi qui sopra riportati) nasce da una situazione tangibile che mi ha attorniata lungamente, e che mi ha vista costretta a sfilarmi e accantonare un paio di scarpe rosse: i continui sguardi e bisbigli a me rivolti avevano gravato in maniera così totale sulla mia anima, da costringermi a rinunciare ad un qualcosa che avevo scelto e amato. Il mio pensiero, però, tornava sempre a queste ultime… così, un giorno, le calzai nuovamente, riappropriandomi della mia esistenza. Le scarpe rosse rappresentano l’unicità, che è propria di ogni essere umano, e che niente e nessuno ha il diritto e il potere di scalfire. Esistono molte forme di violenza: una di queste è il pregiudizio.

Maria, ogni opera suscita commenti positivi e critiche: c’è un’osservazione a riguardo della Tua Fatica, che ti ha colpita e alla quale senti il bisogno di dar risposta?
Uno scrittore mi ha accusata di aver sublimato la sensibilità inaccettabile, dal suo punto di vista. A quest’ultimo rispondo che mi sono espressa nella maniera che più sento mia: da essere vibrazionale e fortemente sensibile quale sono, mi sono limitata a scegliere e manifestare ciò che mi rappresenta, nella maniera più veritiera possibile.

Info
https://www.booksprintedizioni.it/libro/Poesia/le-scarpe-rosse-tra-tumultuoso-mare-e-placide-acque
Book trailer
https://www.youtube.com/watch?v=HABdTovcqNw&feature=youtu.be
Nuovo Rinascimento Festival con M. Marchese
https://www.youtube.com/watch?v=MLiblngpz0M

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Roby Guerra


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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