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Da: Mario Bergamini.

Noto che la figura di Italo Balbo fa ancora discutere e un serio dibattito storico non è purtroppo ancora possibile, sebbene il  ‘ferrarese di Quartesana’ sia deceduto nel lontanissimo 1940.

Vittorio Sgarbi, con il suo usuale stile provocatorio, ha annunciato, nell’ultimo comizio pre-elettorale, che intende organizzare una mostra dedicata al ‘trasvolatore’, suscitando le ire della sinistra, indigena e allogena. Mettendo da parte il fraseggio colorito del personaggio (peraltro ben noto a tutti), mi chiedo che cosa ci sia di male nel voler organizzare in una mostra…

Forse,per qualcuno,è ancora da praticare la ‘damnatio memoriae’, nonostante più di venti comuni italiani (fra cui Bari) abbiano dedicato nel dopoguerra una via al nostro concittadino, fra l’altro ricordato nel 1996 – con parole da meditare – da un esponente dell’allora PDS (Massimo Brutti, all’epoca Sottosegretario alla Difesa), evidentemente privo di pregiudizi settari dettati dall’ideologia.

Dall’altra parte della barricata Roberto Pazzi, in un articolo apparso sul Carlino Ferrara all’indomani delle elezioni, dopo essersi allineato ai numerosi ‘laudatores’ di Bonaccini (peraltro schierandosi apertamente per lui solo dopo l’esito elettorale…), arriva a sostenere che dalle citofonate al ritorno dei ‘picchiatori di Balbo’ il passo è breve. Ma dove vive l’autore di “Cercando l’imperatore”, romanzo da cui traspaiono le sue antiche simpatie monarchiche, ora rivolte a Stefano Primo, nuovo re dell’Emilia-Romagna?

Forse teme che Alan e Naomo, col fez in testa e il manganello in mano, lo vadano a cercare? Suvvia, siamo seri!

Tornando a Italo Balbo, mi auguro – come auspicava Folco Quilici – che la sua figura e il suo operato possano essere oggetto di sereno dibattito, dato che è scomparso ottant’anni or sono.

E spero, infine, che si possa essere obbiettivi, riconoscendo le sue colpe ma anche i suoi meriti (soprattutto in campo aeronautico), come hanno fatto i biografi stranieri, lontani dalle misere diatribe politiche che ci affliggono quotidianamente. E come fecero gli Inglesi, che lanciarono cavallerescamente una corona di fiori a Tobruk,nel punto in cui fu abbattuto il suo aereo.

I giudizi manichei viziati da ideologie preconcette non servono a nessuno. Tantomeno alla verità storica e alla civile convivenza di chi vorrebbe, come me, una società più equilibrata e, come auspicava anche Massimo D’Alema, più ‘normale’.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it