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Appello di una cittadina a Ferrara malata di indifferenza

di Claudia Zamorani

Questo è un appello di una cittadina per tornare a partecipare con passione ed entusiasmo alla vita pubblica, per tenerci informati, per uscire dal torpore anestetico delle giostre perché i balocchi sono belli, è vero, ma poi le luci si spengono e il trucco si scioglie e lo sguardo si posa inesorabile su ciò che rimane.

Quando il popolo si fa gregge, vuole l’animale capo, come insegna Nietzsche. In una società complessa, dove la gente fatica a orientarsi, chi offre risposte semplici funziona. Del resto il successo degli imbonitori è la cifra dalla diffusione dilagante dell’ignoranza, soprattutto dell’indifferenza, un anestetico prodigioso che spinge a rinchiudersi nella corazza stretta della propria solitudine, ad astenersi dalla partecipazione alla vita pubblica e alla vita tout court e a sopravvivere in qualche modo, in una tensione che unisce al tempo stesso cinismo e disperazione, a interessarsi esclusivamente al proprio particolare, all’orticello di casa.

Indifferenza sostenuta, dall’altra parte, da iniezioni massicce di anestetico, tutto purché non si pensi, purché si abdichi al pensiero critico, purché non si veda ciò che accade nelle segrete stanze del potere. Nella Napoli borbonica si diceva “feste, farina e legalità”: grandi spettacoli e impiccagioni pubbliche, per distrarre l’attenzione del popolo, mantenere il consenso e per dimostrare che il potere è in grado di garantire ordine e legalità.

E così via al dolce profluvio di eventi, musica, spettacoli, alle giostre, ruote panoramiche e ai cuoricini che nulla hanno da invidiare al paese dei balocchi, se non fosse che neppure la fantasia di Collodi è arrivata a immaginare di riempire di bagni chimici e di tanta bruttezza le piazze storiche e splendide della città, tra l’incredulità dei turisti che scappano via a frotte e nell’indifferenza delle Belle Arti, che non ti dà scampo se sbagli il pantone del muro di casa ma che non sente e non vede tanto scempio di alto bordo.

E poco importa se nel frattempo, tra una hit e l’altra, gli indicatori di ricchezza e di felicità della città vanno a picco, se il turismo annaspa, l’occupazione arretra, il commercio fatica, il lavoro scarseggia, il degrado si sposta ma non arretra, se i giovani scappano.

Poco importa se il sindaco a Ferragosto lancia diktat contro i centri di aggregazione giovanili, serrati a doppia mandata con ordinanza comunale che intima lavori urgenti e indifferibili entro 30 giorni, pena la chiusura ad libitum e pagamento delle spese.

Poco importa se cricche di amici dello sceriffo, nelle loro scorribande social, epitetano la senatrice Liliana Segre “vecchiaccia tatuata” o se paragonano gli immigrati ai granchi blu che infestano i nostri mari e che pertanto vanno sterminati e buttati in pentola.  

Siamo diventati indifferenti. Non c’è indignazione se non tra uno sparuto numero di sognatori. Tutto scivola tutto via come acqua fresca sul greto del fiume, mentre già fervono i cantieri del prossimo evento, e poco importa se per costruire i palchi si sbudellano polmoni di bellezza verde e di cultura. Il fine giustifica i mezzi nella città, Ferrara, che non persegue più il bene comune.

Questo è un appello di una cittadina per tornare a partecipare con passione ed entusiasmo alla vita pubblica, per tenerci informati, per uscire dal torpore anestetico delle giostre perché i balocchi sono belli, è vero, ma poi le luci si spengono e il trucco si scioglie e lo sguardo si posa inesorabile su ciò che rimane.

Nota:
Questa lettera-appello è già uscita, con altro titolo, su virgilio.it del 31 agosto e su estense.com del 1 settembre 2023

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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