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“Invidiatemi come io ho invidiato voi”, lo spettacolo di Tindaro Granata andato in scena ieri sera al Teatro Comunale di Occhiobello, ha tenuto per 90 minuti incollati alla sedia ad ascoltare qualcosa che non si sarebbe mai voluto sentire.

tindaro-granata-occhiobello
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Sei attori interpretano i personaggi reali di un tragico fatto di cronaca: l’omicidio di una bambina di due anni da parte di un pedofilo. Al pari della vicenda, a sconcertare, è il contesto di banale ordinarietà nel quale si consuma, magistrale ricostruzione dell’attore e regista.

Non c’è niente di più complesso del mettere in scena la normalità. Far dimenticare la finzione del teatro nonostante gli artifici di cui necessita, il palco, le luci, la scarna scenografia fatta di sedie e di un TV, e la voce ricostruita del magistrato che interviene a riportare alla cruda vicenda processuale. Invece ci si dimentica tutto, e sembra di essere in quel maledetto tinello domestico, ad ascoltare i palpiti di una moglie, l’ottima Mariangela Granelli, che crede di aver trovato l’amante che la salverà dalla noia coniugale e invece finirà col portarle via per sempre la piccola figlia e la farà chiudere in carcere perché non lo ha impedito. Attorno a lei il marito, splendido Granata, buono ma inconsistente, innamorato fino alla sottomissione, incapace di reagire; la cognata, Francesca Porrini, in apparente opposizione, ma che in nome della quiete domestica, vuole solo un ordine perfetto e cieco sulla realtà; la madre, Bianca Pesce, dura e apprensiva, che, pur struggendosi, assolve la figlia, altrimenti dovrebbe condannare anche se stessa; la vicina, Giorgia Senesi, impicciona e moralista, che però non interviene mai in aiuto; e l’amante assassino, Paolo Li Volsi, freddo, anaffettivo, solo, spietato. La piccola non c’è, appena evocata da tenere risate fuori campo, ma annullata dai desideri frustrati degli adulti, tutti invidiosi, tutti credibili dall’inizio alla fine, con le loro frasi incespicate, i loro silenzi, sembra davvero di vedere “Un giorno in Pretura”, il programma di Rai3 che ripropone vicende processuali, dal quale Granata è partito per la sua messa in scena.

“Venivo dal mio precedente lavoro, Antropolaroid (del 2010, solare spaccato familiare siciliano, in scena questa sera a Ferrara Off, ndr), e temevo di spaventare il mio pubblico portando in scena una storia come questa. Ma volevo raccontare la solitudine che vedevo attorno a me a Milano, dove mi ero appena trasferito. Quando ho assistito al caso in televisione, ho pensato che la pedofilia fosse la solitudine portata ai massimi livelli. Ho iniziato a costruire i personaggi, trascrivendo il processo con l’aiuto di Mariangela (Granelli, che interpreta la mamma della bimba, ndr), ma anche ascoltando le persone attorno a me, in casa, per strada, nella metro, perché i protagonisti non sono mostri fuori dal comune, ma individui qualunque. Lo spettacolo è stato costruito sulle parole della gente, non per accusarla,ma perché riconosca qualcosa di familiare, queste storie sono vicine a noi, anche se vorremmo allontanarle. Voglio suscitare disgusto per creare una ferita. E se anche vi dimenticherete dello spettacolo, ogni volta che sentirete parlare di pedofilia, la ferita si riaprirà. A questo deve servire il teatro”.

Non c’è riscatto per nessuno in questo spettacolo, e questo consegna allo spettatore il mandato di reagire all’indifferenza, appena fuori da lì. “Io credo nell’essere umano, oltre che in Dio, per questo ho fatto questo spettacolo”.

Un altro colpo messo a segno da Marco Sgarbi dell’associazione Arkadiis che organizza la rassegna del Comunale, e che in chiusura ha voluto ringraziare il sindaco di Occhiobello, Daniele Chiarioni, e gli altri assessori presenti per il sostegno alla stagione teatrale.

“Se nel piccolo paese in Sicilia dove sono cresciuto, il Comune non avesse portato il teatro, non avrei mai scelto di fare questo mestiere ed ora sareì là, disoccupato come il 90% dei miei coetanei”, ha testimoniato Granata, concludendo “dove c’è teatro c’è civiltà, fateci caso”.

Link correlati

La nostra intervista a Tindaro Granata.
Lo spettacolo Antropolaroid di Tindaro Granata in scena a Ferrara Off il 28 novembre 2015.
La stagione di prosa 2015/2016 del Teatro Comunale di Occhiobello.

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Stefania Andreotti

Giornalista e videomaker, laureata in Tecnologia della comunicazione multimediale ed audiovisiva. Ha collaborato con quotidiani, riviste, siti web, tv, festival e centri di formazione. Innamorata della sua terra e curiosa del mondo, ama scoprire l’universale nel locale e il locale nell’universo. E’ una grande tifosa della Spal e delle parole che esistono solo in ferrarese, come ‘usta’, la sua preferita.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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