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La valorizzazione dell’area monumentale, la Ztl, il futuro dei grattacieli e il riordino del quartiere Giardino, il nuovo stadio, il Meis… A ruota libera, Roberta Fusari, architetto e assessore all’Urbanistica del Comune di Ferrara, esprime il suo parere sulle più dibattute questioni relative al riassetto della città e anticipa le linee di intervento definite dalla giunta.

Si è parlato molto in queste settimane dell’asse Cavour-Giovecca e della possibile creazione di un senso unico…
Non mi convince. Non risolveremmo alcun problema e forse ne creeremmo di nuovi. Sono del parere invece che dopo la positiva sperimentazione, nel tratto compreso fra via Santo Stefano e via Palestro il sabato e la domenica andrebbe vietata la circolazione automobilistica e riservato il transito ai pedoni. Daremmo unitarietà al centro storico saldando, almeno nel week end, la città medievale a quella rinascimentale.

Raccolgo l’assist: favorevole alla pedonalizzazione del centro e a un irrigidimento della disciplina nella Ztl?
Io sì, in linea di principio sarei per un nucleo pedonale inviolabile e una rigida Ztl.

Il sindaco e la giunta che ne pensano?
Sui termini generali siamo sostanzialmente d’accordo. Però non è semplice l’attuazione, ci sono tante esigenze e bisogni dei quali si deve tenere conto, basti pensare al problema dei disabili, dei pass, delle attività commerciali, dei residenti e dei parcheggi. Un accettabile compromesso consiste nel restringere al massimo le fasce orarie di accesso e ridurre drasticamente le autorizzazioni. E poi vigilare con rigore sul rispetto delle normative. L’obiettivo deve essere preservare l’area monumentale e impedire o limitare al minimo il passaggio dei veicoli motorizzati.

E i taxi?
Via da piazza Savonarola. Potrebbero traslocare in piazza Castello, ugualmente centrale ma con un effetto meno impattante.

Il mercato?
Ne vedo tanti in altre città in cui i furgoni non ci sono. Possibile che solo a Ferrara siano indispensabili? Già eliminarli sarebbe un passo avanti. E comunque non ci sono solo il listone e corso Martiri. Se si vuole mantenerlo in centro, ci sono molti vuoti da riempire, utilizzando strade e piazze laterali senza oscurare i monumenti. Noto inoltre che il decentramento di mercatini e fiere, nella zona acquedotto e al montagnone, stanno incontrando il gradimento dei cittadini e offrono buoni riscontri ai commercianti. Teniamone conto.

C’è un altro aspetto di decoro per il centro, l’asfalto: non si può eliminare attorno ai monumenti? In largo Castello, per esempio, ancora c’è…
Giusto. Il tipo di pavimentazione conferisce pregio e sottolinea la qualità del contesto. Sarebbe il caso di completare il perimetro del castello sostituendo all’asfalto il porfido, come è già sul fronte est. Non solo: aggiungo che anche per quanto riguarda corso Ercole d’Este si dovrebbe marcare l’attraversamento di corso Biagio Rossetti dando continuità alla pavimentazione in ciottoli per sottolineare la preminenza di questa che è considerata una fra le strade più belle d’Europa.

Piazza Repubblica e piazza Castello, un grande contenitore con un’identità indefinita?
Uno spazio da valorizzare maggiormente. Merita grande apprezzamento la sensibilità degli operatori economici che hanno contribuito a rivitalizzarla. Ora si deve proseguire in questa direzione.

Il Giardino delle Duchesse resterà lo sterrato attuale?
No. In campo ci sono due ipotesi: una minimalista l’altra più ambiziosa. Io sono per la seconda. Non c’è la possibilità di eseguire un restauro filologico poiché non c’è una forma ‘finita’ di questo spazio di corte. Il duca lo ha concepito come giardino dello svago e delle meraviglie e lo ha fantasiosamente adattato di continuo alle differenti esigenze, connesse a feste e svaghi, trasformandolo ogni volta secondo capriccio. Credo che questo debba restare lo spirito: uno spazio di godimento vivace, promiscuo, imprevedibile; non un austero giardinetto a croce centrale…
Nei prossimi mesi saranno effettuati i lavori post sisma di consolidamento delle strutture che si affacciano sul giardino. Per l’estate 2016 confidiamo comunque di poterne riservare almeno una porzione al pubblico utilizzo. Poi si provvederà alla sua sistemazione.

Le stanze dell’ex drogheria Bazzi, accanto allo Scalone municipale sono chiuse da anni. E le magnifiche sale al piano superiore, di recente scoperta, restano inaccessibili al pubblico. Perché?
La stanza blu e la stanza dorata del palazzo ducale sono chiuse a causa del sisma. Ci sono problema strutturali che saranno risolti con gli interventi che si completeranno nei prossimi mesi. Da un punto di vista artistico e turistico saranno un prezioso arricchimento. Per Bazzi non si è trovato un investitore disposto ad assumere l’onere dei lavori necessari a rendere agibile quegli spazi. Così il Comune ha deciso di farsene carico direttamente, interverremo già nel 2016 e poi faremo il bando per la gestione del locale.

Mercato coperto e piazza Cortevecchia, da anni è tutto fermo…
L’ipotesi di trasformare il mercato coperto in un parcheggio multipiano per fortuna è definitivamente tramontata. Lì è prevista, attraverso un bando che finanzia progetti di riqualificazione urbana, la creazione di un contenitore che valorizzi simultaneamente la filiera del prodotto locale e introduca elementi di promozione culturale; un’operazione che in parte è già stata avviata in forma sperimentale, per esempio con MeMe, il festival dei ‘makers’.

Spostiamoci idealmente nel vicino cortile che c’è dietro l’abside della chiesa di San Paolo. Ora è un brullo ricovero per quattro Panda del Comune. Perché non sistemarlo e aprilo al pubblico?
Va fatto. Oltretutto è uno spazio interessante dal quale si gode la visione dei volumi dell’abside della chiesa e della torre dei Leuti. Aprire il cancello che si affaccia su via delle Volte consentirebbe di creare un varco di transito pedonale che attraverso i chiostri condurrebbe in piazzetta Schiatti e di lì in via Boccaleone e nella piazza del Municipio: un alternativo ingresso medievale nel cuore della città. E’ in corso un intervento di consolidamento. Credo sussistano tutte le condizioni per procedere. Oltretutto abbiamo anche in programma l’apertura della sala al pianterreno (posizionata sotto quella della Musica) che si affaccia proprio sul quel cortile, è sensato e doveroso procedere in questa direzione.

Via delle Volte?
Potrebbe essere animata con iniziative ed eventi connessi alla sua peculiarità di via medievale sede di laboratori e attività artigianali. Di certo va inclusa nel percorso di accesso dal Meis al centro storico che si svilupperà attraverso le strade del ghetto.

Il Meis aprirà davvero nel 2019 come annunciato?
Credo proprio di sì, i soldi arrivano e vanno spesi se no ce li tolgono! Si lavora sulla struttura, l’ingresso principale già dal 2017 sarà da Rampari San Paolo. In parallelo si procede per lotti con la qualificazione dell’area: lo spazio dell’ex Mof verrà trasformato secondo le linee definite dal progetto di Politiecnica e Behnisch, monitorato dalla nostra Stu. Il parcheggio non andrà perso, diventerà sotterraneo, la nuova area residenziale si riconnetterà alla darsena, sulla sponda del Volano.

A proposito di corsi d’acqua: anche lei favorevole alla creazione di percorsi ciclopedonali sul lungofiume fra il ponte della Pace e quello di San Giorgio?
Assolutamente sì e credo che utilizzando parte dei finanziamenti dell’idrovia destinati alla riqualificazione si possano realizzare.

E’ una buona notizia, ma prima di tutto però bisognerà convincere i ferraresi. Ha mai fatto caso che non chiamano fiume il Volano, ma canale? La maggioranza di noi odia l’acqua, persino quella delle fontane!
Davvero? – esclama divertita – Effettivamente non avevo colto questo aspetto. Forse è percepita come un pericolo, una minaccia. In effetti anche il Padimetro che abbiamo proprio sotto il palazzo municipale costituisce una sorta di monito contro il rischio derivante dall’acqua… Però nei giorni scorsi grazie al consorzio Wunderkammer abbiamo fatto un’iniziativa molto partecipata sulla sponda del fiume, c’era grande entusiasmo e tante idee. Credo sia uno spazio di rivitalizzare e riscoprire, una risorsa in più.
Adesso che mi fa notare la cosa delle fontane, mi vien da pensare che forse ha ragione. A parte quella di piazza Repubblica – sempre inagibile – quei magnifici zampilli d’acqua che rallegrano piazzetta Sant’Anna sono spesso inattivi. Gli operatori spiegano che sono complicati da gestire, ma evidentemente nelle altre città ci riescono perché ci sono ovunque e funzionano…

E il Panfilio invece? Per ora resta interrato?
Per ora sì! Però è giusto offrire anche queste suggestioni, allargare gli orizzonti. Oggi non siamo in grado di farlo un intervento del genere, ma intanto, guardando a quella meta, traiamo impulso per compiere altre significative trasformazioni. E, un passo alla volta, ci si può avvicinare. Non è il traguardo di oggi, magari sarà quello del 2030… Intanto, sistemiamo il Volano e il Boicelli!

Parliamo dell’addizione verde, si profila un anello ecologico nel futuro prossimo della città, giusto?
E’ così: abbiamo di recente recuperato ben 13 ettari di terreni nel perimetro del sottomura, grazie a operazione di perequazione edilizia: le aree sono quelli di viale Volano e via Gramicia e quella contigua di via Pannonius. Stiamo così realizzando il completamente del percorso circolare attorno all’antica fortificazione della città.
Poi c’è il parco Sud. Attraverso permute con il Demanio stiamo acquisendo l’area dell’aeroporto nella zona di via Bologna, parliamo di 100 ettari, un polmone che darà ossigeno a una porzione di città densamente popolata e altamente cementificata. E c’è, nel medesimo quadrante, un’altra area di compensazione inutilizzata: mi riferisco al rettangolo compreso fra l’attuale circonvallazione ovest, la ferrovia, il centro artigianale e la sponda del Volano di fronte al Darsena city. Anche questa sarà recuperata e diventerà una zona vivibile di ricreazione. Inoltre c’è la volontà di trasformare in parco l’area verde che costeggia via Padova, sarà intitolata a Claudio Abbado che del verde aveva grande cura e rispetto. Stiamo iniziando la piantumazione di nuovi alberi, l’aspetto che assumerà sarà di tipo boschivo.
Infine, ma solo perché è già una realtà, c’è il parco urbano “Bassani”. Il progetto elaborato anni fa da Joao Nunes è suggestivo ma complesso da realizzare. Intanto sarebbe importante promuovere la conoscenza e l’uso di quell’area campestre già fruibile ma poco frequentata che porta sino all’argine del Po. Eventi, iniziative, visite guidate potrebbero favorirne la riscoperta e la riappropriazione da parte della città.

E i grattacieli che fine faranno?
Il ragionamento va fatto su tutta l’area, la destinazione dei grattacieli è una conseguenza. Il problema per le torri è l’adeguamento e la messa a norma dell’impiantistica, bisognerà capire se conviene ristrutturare o se costa meno demolire. Ma il problema vero, ripeto, è quello di ridare un’identità a tutto il quartiere che un tempo era uno dei luoghi raffinati della città.

Ferrara avrà un nuovo stadio?
E chi lo fa? Magari! Se si trova qualcuno disposto a metterci i soldi… Il posto giusto per me potrebbe essere dietro la stazione, nell’area di via del Lavoro.

Leggi anche:
Le proposte di Ferraraitalia per la riqualificazione della città

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Sergio Gessi

Sergio Gessi (direttore responsabile), tentato dalla carriera in magistratura, ha optato per giornalismo e insegnamento (ora Etica della comunicazione a Unife): spara comunque giudizi, ma non sentenzia… A 7 anni già si industriava con la sua Olivetti, da allora non ha più smesso. Professionista dal ’93, ha scritto e diretto troppo: forse ha stancato, ma non è stanco! Ha fondato Ferraraitalia e Siti, quotidiano online dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. Con incipiente senile nostalgia ricorda, fra gli altri, Ferrara & Ferrara, lo Spallino, Cambiare, l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, la Nuova Venezia, la Cronaca di Verona, Portici, Econerre, Italia 7, Gambero Rosso, Luci della città e tutti i compagni di strada

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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