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aldo-modonesiFa delle gran belle foto l’assessore Aldo Modonesi. Basta consultare il suo profilo Instagram per rendersene conto. Gli abbiamo domandato allora di ritrarre con la medesima maestria la situazione della mobilità ferrarese – a cui il sindaco lo ha delegato – partendo dal centro storico della città.

Stando alle ultime notizie si ha la sensazione che per l’asse stradale Cavour-Giovecca sia imminente la decisione di chiusura del tratto in prossimità del castello. E’ così?
No, non è così. Prima bisogna adeguare il piano della mobilità. La normativa ci impone di passare dal Pum al Pums…

Ahi, cominciamo male: ci aspettavamo una risposta invece eccoci con le sigle…
Sostenibile. Le scelte del nuovo piano urbano delle mobilità avranno questa segno. E saranno scelte discusse. Ci confronteremo con i cittadini prima di decidere, sarebbe scorretto non farlo. Certo si corre il rischio di allungare i tempi, ma meglio così piuttosto che calare le cose dall’alto. Poi certo, c’è momento della decisione e non ci sottrarremmo alle nostre responsabilità, ma non potremo prescindere dal Pair

Ci risiamo…
E’ il piano aria integrato che la Regione Emilia Romagna sta approvando. L’ottica di sostenibilità è già presente nella nostra azione di governo, ma adotteremo ulteriori strumenti di partecipazione e di rilevazione di natura scientifica. Parlo di sistemi di rilevazione del traffico ora attivi sulle strade di maggior transito che poi applicheremo anche su quelle secondarie e questi condizionerà le scelte che saranno fatte con la forza dei numeri. Il lavoro preparatorio proseguirà nei prossimi mesi. Dobbiamo aggiornare la mappa flussi perché le ultime rilevazioni del traffico sono del 2008. Ma nel frattempo sono accadute cose importanti, come il trasferimento dell’ospedale che indubbiamente incide sulle abitudini di spostamento.

Bene, ma al di là di tutte le considerazioni generali non avvertite in questo specifico caso l’esigenza di tutelare un monumentale come il castello, forse il più emblematico della città?
Certo, la chiusura aumenterebbe l’appetibilità del centro storico. Il problema è capire dove vanno a scaricarsi questi flussi di traffico. Se fosse semplice l’intervento sarebbe stato fatto già trent’anni fa quando si è cominciato a parlarne. La differenza rispetto ad allora è che oggi c’è tangenziale ovest e si è realizzato interramento della ferrovia. Per come è conformata la città e per le scelte avvedute fatte 20-25 anni fa l’asse di transito nord-sud funziona meglio di quello est-ovest. La chiusura parziale di Cavour-Giovecca regge se ci creeranno adeguate alternative.

La sperimentazione della scorsa primavera non ha creato sconvolgimenti…
Anzi, è stato un esperimento molto felice. Il centro storico era pieno di gente. Qualche lettera di lamentela di residenti per la verità l’abbiamo ricevuta, ma nell’insieme la prova ha retto. Dopo di che un conto è una chiusura parziale nel fine settimana, altro è un blocco continuo.

Ma insomma, in attesa che l’assessore decida a seguito del percorso partecipato, il cittadino Aldo Modonesi come la pensa?
Io penso che sia una cosa assolutamente interessante da verificare…

Quindi magari facendo nuove sperimentazioni anche infrasettimanali?
E perché no? Nel caso servirebbero azioni di accompagnamento. Parcheggi, navette ecologiche, bici pubbliche. Per quanto riguarda le aree di sosta a ovest il problema non si pone: c’è l’area di via del lavoro che può assolvere bene al compito. La novità è che abbiamo maturato una solida ipotesi per un grande parcheggio scambiatore anche a est: si è sempre ragionato di via Copparo, via Comacchio e via Pomposa. Ma oggi che si è liberata l’area del vecchio Sant’Anna, proprio lì potremmo trovare risposta a questa esigenza

A proposito di castello, l’asfalto sul lato ovest a ridosso del fossato è indecente. Avete valutato la possibilità di pavimentarlo con i sampietrini o i ciottoli come sugli altri tre fronti?
L’idea è bella ma l’intervento è in un ordine di spesa di mezzo milione di euro. Non è fra le nostre priorità. Quest’anno ci concentreremo su via Saraceno. E poi procederemo nel progetto di ampliamento della Ztl attuale, integrando l’area sino a via Baluardi, via XX settembre e Carlo Mayr per risalire verso via Scandiana.

Ottima cosa. Ma parliamo del transito delle auto in centro. Non le sembra che ne circolino troppe?
L’accesso è riservato a chi ha comprovato bisogno. Ma il problema esiste e sono maturi i tempi per un unico permesso che sostituisca vetrofanie e autorizzazioni varie. Un unico permesso faciliterebbe i controlli e semplificherebbe la vita ai cittadini, anche perché pensiamo a un sistema di rinnovi online. In parallelo va fatta una puntuale verifica sui permessi di transito in Ztl. La sensazione è che molti usino porta Reno e corso Martiri come scorciatoia.

Ci sono molti abusi anche nell’utilizzo dei permessi rilasciati ai disabili…
Oltre agli abusi, che vanno sanzionati, c’è un’altra questione: cinque targhe collegate a mio modo di vedere troppe.

Cinque targhe?
Sì, ora è così. Bisogna regolamentare diversamente.

E ridurre le fasce orarie di accesso?
E’ un’ipotesi da valutare.

I taxi devono per forza stazionare in piazza Savonarola?
Li abbiamo sensibilmente ridotti, ora ce ne sono solo cinque.

Solo… E quelli devono proprio stare lì, nel salotto dinanzi al castello?
Quelli sì.

C’è anche un problema legato ai parcheggi su corso Martiri. Il mercato c’è un giorno alla settimana, le auto in sosta ci sono sempre. Non si possono vietare?
Al momento non c’è un orientamento in questo senso.

Siccome la maggior parte sono quelle dei disabili, non si può immaginare una convenzione con la Curia che dispone di un’ottantina di posti auto interni, lontani dalla vista?
Non risolveremmo il problema: i disabili per legge possono entrare e parcheggiare in qualsiasi via, anche in presenza di un divieto di sosta.

Ma se c’è anche il divieto di fermata invece non possono…
No, in quel caso no.

E dunque, se ci fosse un’alternativa valida, si potrebbe fare. Ma lasciamo il centro e allarghiamo il fronte: quando sarà inaugurata la tangenziale ovest?
Penso che prima di Pasqua si apra. L’ultimo grosso intervento finisce questi weekend con l’asfaltatura, l’illuminazione e la posa del guard rail. Abbiamo fatto una grande lavoro di recupero dopo la messa in stato di fallimento dell’impresa appaltatrice, c’era il rischio concreto di uno slittamento lunghissimo.

La metro per Cona?
E’ un cantiere quello che andrebbe benedetto. Entro l’estate uscirà il nuovo bando. Teniamo molto monitorata questa vicenda.

I tempi di entrata in funzione?
Serviranno almeno tre anni di lavori. Più il tempo tecnico per la messa in esercizio.

Meglio andare in bicicletta! In città però, Cona non è proprio dietro l’angolo…
Sì, stiamo potenziando la rete della mobilità ciclabile con la chiusura della ‘grande U’. Realizzeremo le tratte per completano il percorso che raccorda Francolino alla Canottieri lambendo le mura di Ferrara e risalendo lungo via Padova. E in realtà a vantaggio delle frazioni stiamo anche completando la ciclabile fra Aguscello, Cocomaro e l’ospedale di Cona
Un ultimo intervento al quale tengo molto è l’integrazione del sistema di ‘bike sharing’. Ora ce ne sono due, quello regionale e l’altro legato a parcheggi di Ferrara tua. E anche la stazione deve avere spazio e adeguati servizi a vantaggio di chi usa un mezzo ecologico come la bicicletta.

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Sergio Gessi

Sergio Gessi (direttore responsabile), tentato dalla carriera in magistratura, ha optato per giornalismo e insegnamento (ora Etica della comunicazione a Unife): spara comunque giudizi, ma non sentenzia… A 7 anni già si industriava con la sua Olivetti, da allora non ha più smesso. Professionista dal ’93, ha scritto e diretto troppo: forse ha stancato, ma non è stanco! Ha fondato Ferraraitalia e Siti, quotidiano online dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. Con incipiente senile nostalgia ricorda, fra gli altri, Ferrara & Ferrara, lo Spallino, Cambiare, l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, la Nuova Venezia, la Cronaca di Verona, Portici, Econerre, Italia 7, Gambero Rosso, Luci della città e tutti i compagni di strada

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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