Appello di 68 Ambasciatori a Giorgia Meloni: Riconoscere la Palestina ora!
Sono Pasquale Ferrara, sono stato Ambasciatore d’Italia ad Algeri e Inviato Speciale per la Libia, e oggi ti scrivo perché il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell’Italia non può più attendere. Dopo Norvegia, Spagna, Irlanda, Francia, anche il governo italiano deve compiere questo gesto di responsabilità internazionale: sostenere il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese, rilanciare la soluzione dei “due Stati” e dare forza a un processo di pace fondato sul rispetto del diritto umanitario. Con me, altri sessanta ex ambasciatori italiani hanno già chiesto a Giorgia Meloni di agire: unisciti a noi e chiedi che l’Italia sia dalla parte dei diritti umani e della giustizia firmando la petizione.
(Pasquale Ferrara-promotore della petizione)
Appello di 68 Ambasciatori a Giorgia Meloni: Riconoscere la Palestina ora!
Il problema
Noi Ambasciatori d’Italia, non più in servizio, abbiamo inviato il 27 luglio 2025 la seguente lettera aperta alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sull’adozione di misure nei confronti di Israele e sul riconoscimento dello Stato di Palestina. Analoga iniziativa hanno assunto autonomamente ex-Ambasciatori dell’Unione Europea verso i vertici di Bruxelles, come pure ex-Ambasciatori di Regno Unito e Germania. I lunghi anni spesi nel servizio diplomatico, tenendo fede alla causa della pace e del dialogo, nello spirito dell’articolo 11 della costituzione repubblicana, ci hanno spinti a rivolgere questo appello, non potendo rimanere in silenzio ed inerti dinanzi alla sistematica negazione in atto da parte del governo israeliano di tutto quello in cui abbiamo creduto e per cui abbiamo svolto la professione diplomatica. Coloro che vogliono sostenere questa iniziativa possono aggiungere la loro firma alla nostra per rafforzarne l’efficacia.
Lettera aperta alla Presidente del Consiglio dei ministri, On. Giorgia Meloni
Signora Presidente del Consiglio,
ci sono momenti nella storia in cui non sono più possibili ambiguità né collocazioni intermedie. Questo momento è giunto per Gaza. Ormai da molti mesi non ci sono più giustificazioni possibili o argomentazioni convincenti sulla condotta delle operazioni militari israeliane a Gaza. Gli esecrabili attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 non hanno più alcuna relazione, né quantitativa né qualitativa, con l’orrore perpetrato nella Striscia da Israele nei confronti della stragrande maggioranza di civili inermi, che non ha nulla a che vedere con il diritto di Israele all’autodifesa e che non è affatto improprio qualificare in termini di pulizia etnica, mentre la Corte Internazionale di Giustizia esamina gli estremi del genocidio.
Le flagranti violazioni dei diritti umani e della dignità delle persone, che non risparmiano bambini, donne, anziani, ammalati, i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra, la costante inosservanza della legalità internazionale e del diritto umanitario – di cui il governo israeliano, come avviene per tutti i governi, dovrà rispondere – minano le stesse fondamenta della comunità internazionale e cancellano conquiste etiche maturate in decenni di consuetudini internazionali.
Le inaccettabili restrizioni per l’accesso umanitario a Gaza, la riduzione a livelli minimi inammissibili, senza reali alternative, delle attività delle organizzazioni internazionali a favore di una sedicente fondazione umanitaria, stanno provocando migliaia di nuove vittime innocenti, che si aggiungono alle decine di migliaia già provocate dai massicci e indiscriminati bombardamenti israeliani in tutta la Striscia. In questi mesi abbiamo assistito a incessanti spostamenti forzati di popolazione da una parte all’altra della Striscia senza che ci fossero delle reali zone di protezione internazionale. Tutto ciò è avvenuto mentre tutte le infrastrutture di Gaza, necessarie anche solo alla sopravvivenza della popolazione, sono state sistematicamente distrutte, a cominciare dagli ospedali, per continuare con le scuole, le università, gli stessi campi profughi.
Dinanzi a tutto ciò, non servono più le dichiarazioni, pur necessarie, come quella firmata da 30 Ministri degli Esteri (ed una Commissaria UE) il 21 luglio 2025, a cui l’Italia meritoriamente si è unita. Servono gesti politico-diplomatici concreti ed efficaci.
Dinanzi al ripetersi di eccidi e massacri di civili, chiediamo al Governo di adottare comportamenti conseguenti, in particolare i seguenti:
1. sospendere ogni rapporto e cooperazione, di qualunque natura, nel settore militare e della difesa con Israele;
2. sostenere in sede UE ogni iniziativa che preveda sanzioni individuali (restrizioni agli spostamenti internazionali e congelamento delle attività economico-finanziare e dei patrimoni) nei confronti dei Ministri israeliani – come Smotrich e Ben G’vir – che incoraggiano e appoggiano il moltiplicarsi degli insediamenti illegali e le violenze dei coloni in Cisgiordania;
3. unirsi al consenso europeo per la sospensione temporanea dell’Accordo di associazione tra Israele e l’Unione Europea.
L’iniziativa da assumere con urgenza, di altissimo significato politico e tutt’altro che meramente simbolica, è l’immediato riconoscimento nazionale dello Stato di Palestina, in vista della Conferenza internazionale sull’attuazione della soluzione e due Stati. Chiediamo al governo di ripensarci. Questa decisione confermerebbe che da parte italiana la prospettiva di “due popoli, due Stati” non è solo uno slogan privo di senso compiuto e di qualunque credibilità, ma che si tratta di un percorso negoziale da riprendere immediatamente. Le relazioni con Israele devono essere strettamente condizionate a questa prospettiva. L’eventuale annessione in tutto o in parte dei Territori palestinesi, ad esempio, dovrebbe comportare la radicale revisione delle relazioni diplomatiche con Israele.
Signora Presidente del Consiglio, i lunghi anni spesi nel servizio diplomatico, tenendo fede alla causa della pace e del dialogo, nello spirito dell’articolo 11 della Costituzione repubblicana, ci hanno spinto a rivolgerle questo appello, non potendo rimanere in silenzio ed inerti dinanzi alla sistematica negazione in atto da parte del governo israeliano di tutto quello in cui abbiamo creduto e per cui abbiamo svolto la professione diplomatica.
Roma, 27 luglio 2025
Primi firmatari in ordine alfabetico:
Aldo Amati, Achille Amerio, Lorenzo Angeloni, Antonio Armellini, Marco Baccin, Antonio Badini, Piero Benassi, Mario Boffo, Alberto Bradanini, Giovanni Brauzzi, Sergio Busetto, Rocco Cangelosi, Francesco Caruso, Ino Cassini, Guido Cerboni, Rosanna Coniglio, Fabio Cristiani, Antonio D’Andria, Gabriele De Ceglie, Anna Della Croce, Vincenzo De Luca, Enrico De Maio, Paolo De Nicolo, Roberto Di Leo, Pasquale Ferrara, Giovanni Ferrero, Luca Fornari, Fernando Gentilini, Giovanni Germano, Gianni Ghisi, Michele Giacomelli, Luca Giansanti, Gherardo La Francesca, Guido La Tella, Massimo Leggeri, Maurizio Lo Re, Liana Marolla, Roberto Mazzotta, Maurizio Melani, Andrea Meloni, Gabriele Menegatti, Elio Menzione, Sergio Mercuri, Laura Mirachian, Franco Mistretta, Giuseppe Mistretta, Enrico Nardi, Ferdinando Nelli Feroci, Claudio Pacifico, Angelo Persiani, Michelangelo Pipan, Natalia Quintavalle, Cesare Ragaglini, Cristina Ravaglia, Giancarlo Riccio, Lucio Alberto Savoia, Pietro Sebastiani, Paolo Serpi, Stefano Starace Janfolla, Stefano Stefanini, Vittorio Surdo, Antonio Tarelli, Franco Tempesta, Pasquale Quito Terracciano, Carlo Trezza, Raffaele Trombetta, Gianfranco Varvesi, Gianni Veltroni
Alle ore 12,04 del 1 agosto 2025 sono state raccolte e verificate 42.661 firme
Firma subito la petizione Qui
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