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perchè aderisco al digiuno a staffetta contro il Decreto Sicurezza

perchè aderisco al digiuno a staffetta contro il Decreto Sicurezza

Aderisco al digiuno a staffetta contro il Decreto Sicurezza, che dal 29 aprile proseguirà fino al 30 maggio. La mia partecipazione a questa forma di  Resistenza civile per i diritti di tutte e tutti sarà mercoledì 7 maggio.

perchè aderisco al digiuno a staffetta contro il Decreto Sicurezza

Provo  a illustrare la mia scelta con una breve storia.

Ho fatto altre esperienze di digiuno. La prima credo nel 1991 quando è scoppiata la guerra tra i paesi della ex Iugoslavia. In quegli anni facevo parte di quello che avevamo chiamato Coordinamento Ferrara per la Pace, c’erano anime molto diverse che mettevano da parte le differenze per questo grande obiettivo. Avevo compagni speciali, tra questi Daniele Lugli e Alberto Melandri. Ci si dava il cambio, una staffetta visibile nella piazza dei listoni in centro. Ognuno digiunava in base alle proprie capacità poche ore, giorni, ma tutti sperimentavano cos’è fare testimonianza non solo con le parole. Provare nel proprio corpo la carenza, la mancata risposta ad un bisogno fondamentale, costruisce uno spazio invisibile, ma molto solido, che ti collega alla realtà del vissuto della sofferenza che possono vivere gli altri, tutti gli altri. Ti radica a quello che è il valore autentico della solidarietà.

Ogni uomo, ci dicono le neuroscienze, attraverso i neuroni specchio sa provare empatia, riesce a vivere una esperienza che contemporaneamente è dell’altro ma diventa anche tua. L’empatia è esperienza incarnata (embodiment) non è immedesimazione, per quanto profonda, è rivivere nel proprio corpo l’esperienza emotiva dell’altro. Per questo il digiuno coinvolge sia chi lo pratica, riportandolo alla capacità di entrare in profondità, di “sentire” il limite, la vulnerabilità – il corpo, l’uomo, la vita sono fragili. – ma rende partecipe attivamente anche chi osserva. Anche se lo sguardo è di scherno o perplesso, o critico, inevitabilmente suscita percezioni, sentimenti che chiedono di trovare un significato. Anche suo malgrado, l’osservatore diventa testimone di una presa di posizione che si impone perchè nonviolenta, silenziosa, discreta ma percepibile.

Il digiuno rompe la complicità del silenzio e della collusione, il mandar giù ogni ingiustizia, presuppone intenzionalità, determinazione, controllo, pazienza, e qui viene il difficile, assenza di rancore.

In questo caso specifico il digiuno è una protesta nonviolenta contro il Decreto Legge Sicurezza,

i suoi contenuti più gravi si possono riassumere in questi punti:

  • la criminalizzazione della povertà, delle manifestazioni pacifiche e del dissenso, anche in carcere e nei CPR;
  • reclusione di donne incinte o con figli piccoli negli ICAM, che sono veri e propri istituti penitenziari, con la minaccia di separare i bambini dalle madri come sanzione disciplinare;
  • divieto della coltivazione e commercializzazione della canapa tessile;
    – ampliamento dei poteri delle forze di sicurezza;
  • costruzione di nuovi reati con pene pesanti anche per fatti di sola rilevanza sociale.

C’è ancora tempo per aderire, non c’è bisogno di una bandiera!

 

Testo integrale del Decrero Legge  in Gazzetta Ufficiale [Qui]:

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Giovanna Tonioli

Giovanna Tonioli da molto tempo si occupa di Dipendenze Patologiche nel servizio pubblico. A lungo, come educatrice, ha pensato di fare uno dei mestieri più belli perchè coraggioso, avventuroso, “stupefacente” come le storie delle persone. Il battesimo lo deve a Marco Cavallo e, sull’onda del pensiero della Psichiatria Democratica, le piace abbattere le porte chiuse e lottare contro tutte le forme di stigma; è testimone delle più svariate umanità. Si è laureata in Psicologia clinica, si è specializzata presso l’Istituto di Psicoterapia Espressiva di Bologna ed è socia di Art Therapy italiana. Lavora a Ferrara. L’incontro con l’arte terapia è stata una svolta importante sia personale che professionale – ma Marco Cavallo lo sapeva già – e così come libero professionista svolge l’attività di Psicoterapeuta Espressiva, dove l’arte, la creatività e l’estetica si sposano con la psicoanalisi, le neuroscienze, la mente con il cuore delle persone. Una terra di mezzo, uno spazio transizionale in cui le parole possono incontrarsi con tutte le forme espressive, il rigore con la curiosità e il gioco, la disciplina con l’immaginazione. Giovanna è anche un mezzo (e sottolinea “mezzo”) soprano, una sfocata fotografa, un’artista naif. Vive in provincia di Ferrara, precisamente alla Cuccia, una piccola casa in uno sperduto borgo di campagna, con i suoi cani che nel tempo si avvicendano, ma che, sempre, sono a loro modo grandi maestri di vita.

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PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)