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Un ricordo di Andrea Marchi

Tempo di lettura: 2 minuti

 

Ricordo una gita domenicale, dopo la maturità, al parco del Delta del Po. Eravamo in quell’età di mezzo in cui non vuoi abbandonare chi è stato con te per cinque anni, ma sei già proiettato verso il nuovo mondo dell’università. Per non sbagliare, passi ancora le domeniche e il venerdì sera con la presenza rassicurante dei compagni di classe, quelli che hai selezionato perché in cinque anni ti sei fatto un’idea con chi vuoi stare. E Andrea Marchi era il compagno della fila dietro con cui volevamo stare, anche dopo la fine del liceo, anche dopo che le strade avevano preso corsi diversi.

Andrea Marchi nel suo ufficio di Sindaco di Ostellato

Andrea Marchi c’era a suggerirti la risposta giusta a un’interrogazione e a dirti, molti anni dopo, cosa fosse meglio fare in un momento qualsiasi della vita. Penso a certe domande che mi faceva per invitarmi a ragionare assieme, la sua era una maieutica dell’amicizia da cui non voglio allontanarmi. So di averlo interrotto durante riunioni di giunta, mentre prendeva decisioni importanti per il suo Comune o mentre si stava facendo carico di un problema della comunità, quindi suo.
Eppure mi rispondeva, rideva con quell’autoironia di cui pochi sono capaci, nel raccontarmi cosa un sindaco di campagna debba fare. Ma conosceva bene la nobiltà del suo incarico istituzionale. Lo sapevano tutti che il suo essere sindaco era, per dirlo alla greca come piaceva a lui, il syndikos, il patrocinatore che mantiene insieme, tiene unità una comunità. Andrea ne era capace, come era stato capace di portarci in gita al Delta in quell’afosa domenica d’estate, in un giorno e in un luogo in cui mai avremmo pensato di andare. Ma lo aveva proposto lui. Era stato il nostro viaggio oltre le colonne d’Ercole, ci perdemmo, tornammo esausti ma felici.
Oggi e domani saranno i giorni in cui chi vuole potrà portargli un saluto nella sua Ostellato. Il viaggio insieme non è finito, chi lo ha conosciuto, anche solo per poco, conserverà qualcosa, per sempre.

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.


PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)