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4 Febbraio 2019

Una gemma del passato

Tempo di lettura: 2 minuti


Me And Sarah Jane (Genesis, 1981)

Bizzarra, carnale, gelosa, infedele, pazza. Questo era Sara.
Eppure l’amavo, l’amavo come non avevo amato nessun’altra. Senza sapere il perché.
L’inizio della vita. L’inizio dell’avventura. Le feste, le sere disperate, in riva al mare d’estate.
Camminare per le strade sconosciute del lido, la notte. La solitudine, in cerca di lei che se ne fotte. La voglia di fuggire e di morire. Poi ancora la voglia di riprovare. No, non può finire.
Ed eccola di nuovo davanti a me, sempre bella, sempre stronza, e piangeva. Esatto, piangeva di nuovo, ed ero fregato. Conoscevo il suo gioco, ma ero fregato. Sempre.
Quanto fossi debole non era un mistero per nessuno. Io e Sara, io lo zerbino e lei la regina. Schiavo del suo sesso e dei suoi capricci.

Ora la rivedo dietro il carrello della spesa, scomparsa una sera d’autunno e riapparsa dopo trent’anni di vita, mille volte sfiorata e mai incontrata.
Alta, magra, sciupata, bella come sempre, come non immaginavo più. Mi guarda e mi sorride col suo solito sorriso triste. Leggo il suo imbarazzo e lei legge il mio. Non saper cosa dire, il desiderio d’andar via e la voglia d’essere altrove, da soli, che lentamente sale. La voglia di lei, di riprendersi il tempo perduto. Pensieri scabrosi a stento repressi.
“Ciao che bello rivederti… come stai?”
“Bene grazie, e tu?”
“Non male… Ma che fai da queste parti? Credevo fossi andata ad abitare lontano…”
Parole forzate, sorrisi tirati. La magia dura un attimo, giusto il tempo di un sussulto nel petto, di un lampo d’eccitazione. Poi vince il disagio, il fastidio.
“Beh, allora ciao… vado che sono in ritardo…”
“Ciao, mi ha fatto piacere rivederti. Stammi bene…”
“Anche a me, ci si vede…”

Un ricordo. Era solo un ricordo prezioso, un’idea, una gemma che illuminava una traccia di passato.
Guai al mondo trasformarlo in materia. Quanta leggerezza perduta, un cristallo magico caduto in terra, infranto. E ora, nella testa solo i cocci del presente.
Ma si tratta d’aspettare, e Sara tornerà a splendere nel mio mondo di nostalgie… sempre che non la incontri di nuovo.

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Carlo Tassi

Ferrarese classe 1964, disegna e scrive per dare un senso alla sua vita. Adora i fumetti, la musica prog e gli animali non necessariamente in quest’ordine. S’iscrive ad Architettura però non si laurea, si laurea invece in Lettere e diventa umanista suo malgrado. Non ama la politica perché detesta le bugie. Autore e vignettista freelance su Ferraraitalia, oggi collabora e si diverte come redattore nel quotidiano online Periscopio. Ha scritto il suo primo libro tardi, ma ha intenzione di scriverne altri. https://www.carlotassiautore.altervista.org/

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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