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Da: Comune Ferrara

Sono già 996 le famiglie ferraresi assegnatarie dei Buoni Spesa destinati a chi è stato economicamente danneggiato dal lockdown imposto dall’emergenza sanitaria.

Dopo le prime 535 famiglie a cui è stata destinata la prima tranche di coupon e mentre i sei numeri di telefono dedicati al servizio Buoni Spesa continuano ad essere attivi, altre 610 domande (raccolte nei giorni 7 e 8 aprile) sono state processate dagli uffici: 461 sono i nuclei familiari beneficiari, ai quali sono stati assegnati complessivamente 5.227 buoni per un ammontare totale di 104.540 euro. Aggiungendo a questi i 6152 buoni già assegnati nei primi due giorni, a 535 famiglie e in gran parte già distribuiti, complessivamente ad oggi i Buoni Spesa erogati sono stati 11377 per un totale di 227.540 euro.

Anche in questa seconda tranche la maggior parte degli assegnatari dei buoni spesa sono donne con minori a carico (molti i nuclei monogenitoriali), danneggiate dall’emergenza sanitaria perchè senza ammortizzatori sociali.

Relativamente alle ultime domande lavorate (quelle relative ai giorni 7 e 8 aprile 2020) totale delle richieste prese in carico 460 sono state ritenute valide mentre sono 150 quelle scartate, la maggior parte delle quali perchè arrivate da cittadini non residenti nel Comune di Ferrara.

Tra i beneficiari ci sono 351 italiani,17 cittadini dell’ Unione Europea e 78 cittadini con permesso di soggiorno extra UE e 14 titolare di carta di soggiorno. La maggioranza sono ancora una volta donne (280).

Il richiedente più anziano è del 1939, il più giovane 2000, mentre sono 12 over 65 anni 73 seguiti da servizio sociale per altri aspetti (non economici). Per quanto riguarda le caratteristiche occupazionali 129 sono i lavoratori rimasti danneggiati dalle chiusure dovute al lockdown e senza ammortizzatori sociali, 78 cassintegrati, 25 i disoccupati, 25 i precari, 13 gli stagionali e 2 gli interinali.

Per gli aspetti socio familiari sono 46 i nuclei familiari con disagio economico per sospensione di attività imprenditoriale o professionale, 32 i nuclei mono genitoriali con minori e 12 quelli con componenti afflitti da disabilità o gravi patologie.

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COMUNE DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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