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La zia Costanza ha compiuto cinquant’anni ed è una zia speciale.  Uno dei motivi per cui mi piace la zia è che  mi dice sempre: “Rebecca sei bellissima”. Chissà perché lo dice, sicuramente lo pensa, è una persona sincera. L’ha sempre detto fin da quando ero piccola, fin da quando io ricordo. Anche ai miei fratelli, Enrico e Valeria, lo dice sempre: “Siete bellissimi!”.  La zia Costanza scrive quasi sempre e, a volte, parla mentre scrive, dà voce ai suoi pensieri. Anche le mie amiche amano la zia Costanza che è alta, mora, molto agile, sa tante cose.

La zia ha un marito che si chiama Pietro, ma la nonna Anna dice che quando era giovane aveva un altro fidanzato che si chiamava Guido e abitava in montagna. La storia di Guido è una delle incognite della vita della zia, non ne parla mai. Io cerco sempre di farmi raccontare qualcosa di questo Guido ma lei tergiversa sempre.  Una volta la nonna mi ha raccontato che Guido era un mezzo genio, un tipo intelligente, affascinante ma alquanto strano. E’ stato lui a lasciare la zia. Mi chiedo come abbia potuto fare una cosa del genere, non ha sicuramente trovato niente di meglio. Io ascolto sempre quel che racconta la zia Costanza perché da lei si impara.

Adesso tutti parlano degli insegnamenti che ci ha lasciato il Covid-19: nessuno si salva da solo, i medici e gli infermieri sono stati la prima linea di questa guerra, la conoscenza scientifica deve essere messa a disposizione di tutta la comunità in tempi rapidi, no all’individualismo smodato, no alla corsa all’autorealizzazione fine a se stessa, no al predominio del mercato sullo Stato, no alla privatizzazione della sanità.
Anche la zia dice che tutto questo è vero, ma afferma anche che nelle cose che dicono tutti c’è poca convinzione e molto passaparola.

Dice che il Covid-19 ci ha insegnato anche altro. Ad esempio  a voler bene ai nostri vicini di casa, soprattutto se sono anziani. Qui in via Santoni Rosa è morta una signora che conoscevamo da sempre. Si chiamava Dora.  Di fronte al retro della nostra casa ci sono degli orti, anche Mina, la signora anziana che ne coltivava uno, è morta. Ci dispiace tanto, quelle signore erano belle dentro e fuori. E’ proprio vero, la presenza di persone care è una grande fortuna. Rende migliore la nostra vita, più leggera, più protetta. Bisogna godere della loro presenza in ogni attimo, perché non sappiamo per quanto loro ci saranno, per quanto ci saremo noi. Dora e Mina ci hanno lasciato improvvisamente.
Non abbiamo potuto andare al loro funerale, ma io e la zia Costanza abbiamo comprato due piantine di azalea bianca e le abbiamo messe sulle loro tombe. La zia dice che il culto dei morti è importantissimo, che è uno dei pilastri che segnano l’inizio della civiltà umana.
Dice che le tombe sono dei reperti storici importanti dai quali si può imparare molto: dalle tombe dei Faraoni a quelle degli Etruschi, dalle tombe Aborigene a quelle Militari delle guerre mondiali. Proprio lì si ritrova la nostra storia, le nostre radici, si scoprono gli errori umani e anche quanto l’uomo sa essere solidale e giusto anche in situazioni drammatiche e pericolose.
La zia Costanza  ama le tombe, quelle recenti e quelle passate, quelle vecchie ma ancora in buono stato e anche quelle antichissime di cui resta solo una pietra. Dice anche che il culto dei morti, le cerimonie funebri, i riti della mummificazione e cremazione sono affascinanti, che io devo imparare da tutto questo. Mi ha promesso che appena si potrà, mi porterà al museo egizio di Torino dove c’è una tomba che devo vedere. E’ una delle più antiche tombe custodite in quel museo, quella di Kha e della sua consorte Merit. Sono vissuti tra il 1450 e il 1380 avanti cristo. Kha fu il capo architetto della necropoli Tebana al servizio del faraone Amenhotep III.
La sua mummia ha un grande collare d’oro e orecchini dello stesso metallo. Giace in un duplice sarcofago di cui quello esterno è ‘a cassa’ mentre quello più interno antropomorfo è in legno di cedro.  Il sarcofago antropomorfo contiene i resti di Merit la quale, morta prima del marito, ricevette la sepoltura nel sarcofago a lui già destinato. Sono stati rinvenuti nella tomba vasi canopi,   oggetti funerari e oggetti  della vita quotidiana e lavorativa della coppia.  Tra questi vi sono tuniche, vesti, biancheria intima, parrucche, tavole per il gioco del senet, suppellettili, mobilio, resti di cibo, strumenti di misurazione.

La zia dice che dobbiamo andare a vedere la tomba di Kha e Merit, che loro sono nostri antenati tanto quanto lo sono Dora e Mina. Dice che il DNA di Merit e quello di Mina sono quasi uguali. Se si pensa all’età della Terra, la distanza temporale tra Merit e Mina è breve, quasi irrilevante per la struttura del DNA che si è mantenuta pressochè uguale. Appena si potrà andremo a Torino.

La zia Costanza è unica. A volte manifesta dei bisogni impellenti che non hanno a che vedere con il cibo o con il freddo o con qualche bisogno fisiologico, ma che sembrano scatenarsi dentro di lei con lo stesso grado di urgenza. Vuole portarmi a vedere quella tomba e lo farà quanto prima. Sembra un suo desiderio attuale, una sua necessità.
Un altro pensiero che si è affacciato alla coscienza della zia in questo periodo, è che non bisogna credere ai sedicenti medium, a chi dice che si può comunicare con i defunti, naturalmente dietro lauto compenso.
Non bisogna fidarsi di persone che si fanno pagare per fare cose del genere, anzi bisogna denunciarli, scrivere ai giornali, dire a tutti che è una vergogna e uno scandalo”.
Dice  che se mai qualcuno sapesse davvero mettersi in contatto con i cari estinti lo farebbe gratis, per aiutare le persone, per spirito di carità e non di certo per lucrare.

Io non so molto di aldilà e non credo che si possa comunicare con i morti attraverso un essere umano vivente che fa da medium. Mi sembra che la zia abbia ragione.
Lucrare sulle sofferenze umane, quali le perdite di persone care, è una cattiva azione
. C’è sempre qualche spregiudicato che prova a farlo. L’utilità di stare lontano da persone che approfittano senza scrupoli della sofferenza altrui non è un insegnamento nuovo, è una riscoperta di quello che dicevano i nostri nonni e che adesso è riemerso dalla nostra storia con rinnovato vigore.
Gli insegnamenti che vengono dal passato non sono arrivati a noi per caso. Si ripropongono di tanto in tanto alla nostra coscienza con un vigore che dipende dalle avversità e dai drammi che viviamo.

La zia dice anche altro sugli insegnamenti del Covid-19. Ad esempio ogni tanto dice: “Quando non se ne può proprio più bisogna mettersi a testa in giù, guardare la gente dal basso verso l’alto e provare a vedere le persone diverse e migliori, mettere a fuoco alla rovescia dei sorrisi clementi che fanno bene a tutti. Quando il dramma è ovunque non resta che provare a cambiare prospettiva.
Io quando lei dice queste cose, non commento. E’ mia zia e io le voglio bene.

 

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Costanza Del Re

E’ una scrittrice lombarda che racconta della vita della sua famiglia e della gente del suo paese, facendo viaggi avanti e indietro nel tempo. Con la Costanza piccola e lei stessa novantenne, si vive la storia di un’epoca con le sue infinite contraddizioni, i suoi drammi ma anche con le sue gioie e straordinarie scoperte.

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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