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Da: Ufficio Stampa Lega 

 

Le   dichiarazioni del sindaco Paron fanno quantomeno sorridere, così come fa sorridere il suo tentativo tardivo di chiedere aiuto a noi della Lega, che è la prova della difficoltà in cui si trova. Paron è un sindaco, sotto attacco costantemente e non solo dall’opposizione ma anche dalla maggioranza dei cittadini delusi dal suo operato. Per questo tenta di arrampicarsi sugli specchi addossando la colpa delle sue incapacità a chi non condivide il suo modo di operare e usando il Covid come una scusa, per commuovere gli avversari e nascondere la sua inadeguatezza a gestire un Comune. E tutto questo se non fosse drammatico per la città, sarebbe ridicolo. Per tutelare Vigarano dalle conseguenze economiche e sociali dell’emergenza sanitaria, Barbara Paron e la sua giunta non hanno mosso un dito. Non hanno fatto assolutamente nulla di quello che sarebbe stato suo dovere e che altri Comuni hanno invece messo in atto. Nessun contributo alle aziende colpite dal lockdown, nessuna strategia di rilancio economico del territorio, nessun percorso di condivisione sulle scelte da mettere in campo come invece avrebbe dovuto fare il sindaco, proprio in nome della collaborazione che adesso ci chiede. Toccava a lei, in quanto primo cittadino, dimostrare di avere a cuore Vigarano a prescindere dalle logiche di partito. Toccava a lei condividere percorsi di crescita e di rilancio, pensare a collaborare con i Comuni vicini, ipotizzare formule di crescita dopo la difficilissima prova dell’emergenza sanitaria che ha messo in ginocchio il Paese. E, invece, ha fatto il contrario, dimostrandosi, come sempre e ben prima dell’emergenza coronavirus, completamente incapace di risolvere problemi, di cogliere gli spunti positivi arrivati dai cittadini o di ascoltare le richieste della città. In questi anni, e non certo a causa del virus, Paron ha dimostrato di non aver capito i bisogni delle imprese e dei cittadini, non ha curato il verde pubblico in modo adeguato, non ha prevenuto i problemi relativi alla presenza delle zanzare in estate, ha lasciato che la situazione dei cimiteri precipitasse sotto la soglia del decoro. E, ancora, nonostante il suo doppio ruolo, non ha mantenuto le strade, non ha ancora risolto i problemi della scuola elementare  e non ha sciolto il nodo dell’ex Orbit come invece aveva promesso nel primo mandato. E tutto questo è accaduto sotto gli occhi dei cittadini a cui oggi Paron vorrebbe raccontare che tutto va bene. Caro sindaco, anche noi le rivolgiamo un appello: invece di chiederci di deporre l’ascia di guerra per non avere più fastidi, ammetta piuttosto il fallimento e cominci a dire la verità sulla situazione economica del Comune di Vigarano e sull’eredità che lei e i suoi assessori lascerete a fine mandato.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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