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Da: Associazione IlTurco

Chi si ricorda del SuperCinema Apollo?Oggi piazza Gobetti è un luogo quasi sconosciuto, poco frequentato nonostante si trovi a due passi dal listone, ma fino al 1961 quella porzione di centro urbano è stata l’indiscusso epicentro del divertimento cittadino: qui infatti sorgeva il primo multisala di Ferrara, dotato disale da gioco, biliardi, bar, dancing, tea room e pattinaggio.Per decenni nella capiente sala principale – che ospitava fino a 1200 persone, ma in varie occasioni ha sfiorato le 2mila – si sono assiepate folle variegate di ragazzi, famiglie, coppie di fidanzati, anziani, gruppi di amici e cinefili solitari, borghesi, aristocratici, operai e contadini. Sul grande schermo si proiettavano le pellicole italiane più in voga assieme ai titoli cult che arrivavano da Hollywood, polpettoni romantici e intrecci inquietanti, film d’autore e commedie popolari, i cinegiornali dell’istituto Luce durante la guerra e i brani salienti delle partite giocate dalla Spal negli anni del boom economico.

Per recuperare e attualizzare il ricordo di quell’epoca, di quella comunità raccolta al buio sotto un fascio di luce, l’associazione Ilturco organizza dal 14 al 17 dicembre un weekend dedicato al SuperCinema Apollo, con proiezioni speciali e un’installazione audiovisiva diffusanella piazzetta dove una volta si trovava il multisala.

L’iniziativa – patrocinata dal Mibac e sostenuta dal Comune di Ferrara – intende stimolare una comprensione più profonda e consapevole del recente passato ferrarese, affinché dalla naturale fascinazione per la “fabbrica dei sogni” che ora non esiste più si possa iniziare a riconsiderare lo spazio di piazza Gobetti, inserendolo in una narrazione che presuppone un radicamento nel passato e una prospettiva di crescita futura.

Alcune immagini che ritraggono la sala si possono trovare nel celebre film diretto da Florestano Vancini nel 1960, “La lunga notte del ‘43”. Altre testimonianze significative si incontrano nel documentario realizzato da Renzo Ragazzi nel 1995, all’interno del quale spiccano soprattutto le lunghe interviste ad Antonio Azzalli, gestore del cinema già condotto dal padre Aldo, che successivamente – nel 1970 – venne spostato nell’attuale sede in piazzetta Carbone. Questi e tanti altri materiali – raccolti grazie a un paziente lavoro di ricerca storica, che ha coinvolto archivi pubblici e preziose testimonianze familiari – costituiscono, assieme al fondamentale coinvolgimento degli abitanti e dei commercianti che lavorano nel perimetro compreso tra corso Porta Reno e via San Romano, l’asse portante del progetto. Sulla base dei documenti e delle immagini recuperate si articolerà un originale allestimento progettato dal Collettivo Hpo, i cui contenuti audiovisivi -curati da Ilturco – si potranno apprezzare al buio nel tardo pomeriggio e nelle serate di venerdì 14, sabato 15 e domenica 16 dicembre, con aperitivo e accompagnamento musicale.

Nella mattina di sabato 15 dicembre alle 10 presso il cinema Boldini si terrà una proiezione in pellicola dedicata a un grande classico del cinema italiano del dopoguerra, “Poveri ma belli”, diretto nel 1957 da Dino Risi: l’evento, a ingresso gratuito, sarà accompagnato dalla colazione offerta dai commercianti di piazza Gobetti, via San Romano e corso Porta Reno.
Lunedì 17 dicembre – compleanno del SuperCinema, inaugurato lo stesso giorno del 1921 – si festeggerà con una doppia proiezione gratuita del documentario di Renzo Ragazzi – alle 19 e alle 20.30 – organizzata presso il nuovo CinePark Apollo. L’evento servirà a lanciare la prossima edizione del Ferrara Film Festival – che collabora all’iniziativa assieme all’Istituto di Storia Contemporanea e Arci Ferrara. Tra i partner anche l’associazione Feedback e Ferrara Film Commission.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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