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U KRAJNA significa sul confine e nel nome sono contenuti la storia di questo Paese e il suo destino di luogo di frontiera in balìa, come molti altri luoghi analoghi, delle ambizioni, i calcoli, gli interessi, le decisioni, le mosse, dei potentati circostanti. Ed è proprio la sua storia che giustifica e fa comprendere i fatti attuali, il carattere, le contraddizioni che hanno condotto ai conflitti e le incertezze del presente. L’Ucraina è una vasta zona di frontiera al centro del continente Europa e lo ricorda un’inscrizione in latino su un piccolo monumento al confine con la Slovacchia, eretto dalla Società geografica di Vienna nel 1911: “Grazie a un sistema di meridiani e paralleli, in questo punto è stato fissato il centro dell’Europa.”
Una responsabilità che il popolo ucraino non ha mai ambito e che ha segnato la sua esistenza, suo malgrado, attraverso epoche sovraccariche di violenza, occupazioni e predazioni, migrazioni e passaggi di stirpi nomadi, terra di rifugio di popolazioni in fuga, perseguitate e disorientate. Un Paese pieno di paradossi dal quale nacque la Russia quando, nel 882 d.C., il principe scandinavo Oleg conquistò Kiev, uccise i signori della città e dichiarò:

“Questa città sarà la madre di tutte le città dei Rus’ (potente clan vichingo)”, dando avvio a una florida economia nel commercio tra il Mar Baltico e il Mar Nero di pellicce, miele, cera, zanne di tricheco e schiavi di origine bielorussa. I Rus’ stabilirono la loro elite politica e militare che si adattò ad un veloce processo di slavizzazione; introdussero e appoggiarono la religione bizantina in un tessuto sociale pagano, che divenne anche forte strumento di rafforzamento del potere.

Greci, Romani, Goti, Unni, Bizantini, Magiari, sono solo alcune delle popolazioni che occuparono l’attuale Ucraina e i territori circostanti nel corso dei secoli. Nel 1240 le orde dei Mongoli conquistarono il territorio, rasero al suolo Kiev e sterminarono i suoi abitanti.
La Rus’ perse il dominio e ben presto si dissolse, mentre il vastissimo territorio venne diviso in tre principati che oggi corrisponderebbero alla Polonia, la Lituania e la Russia. L’ondata di violenze e sofferenze che riguarda l’Ucraina non si arresta: nel XVI° secolo ostilità, persecuzioni e antisemitismo spietato contro la numerosa e significativa comunità ebraica sul territorio si traducono in sanguinosi pogrom con incendi e linciaggi, una guerra tra cosacchi e polacchi miete numerose vittime, la rivolta dei servi della gleba crea tensioni e destabilizzazione.
Il secolo successivo vede ancora una guerra tra Russia e Polonia e segna l’inizio dell’Impero zarista. Ma è il XX° secolo che segna particolarmente la storia di questo Paese, ad iniziare dalla rivoluzione bolscevica del 1917 e la collettivizzazione forzata che inducono a grandi cambiamenti sociali ed economici.

Dal 1929 al 1933 una gravissima carestia, dovuta anche all’abbandono dei campi da parte dei contadini ribelli deportati in massa, produce una crisi senza pari con 7 milioni di morti per fame e stenti. Alla fine della seconda guerra mondiale, dopo l’occupazione tedesca particolarmente spietata, si contarono 10 milioni (1,5 ebrei) di morti in guerra, nelle deportazioni, per fame a cui si aggiungono 2 milioni di deportati come schiavi per impiego nella produzione bellica.

Il dopoguerra è segnato dalla dissidenza e dalla strisciante lotta dell’esercito e delle forze di sicurezza per debellare formazioni clandestine dei nazionalisti ucraini. La scia di sangue continua quel maledetto 26 aprile 1986 con l’esplosione del reattore 4 della centrale nucleare di Chernobyl: 10.000 morti immediate ma milioni quelle conseguenti alle radiazioni.
Nel 1991, con la disgregazione dell’Unione Sovietica viene proclamata l’indipendenza dell’Ucraina che diventa Repubblica parlamentare. Gli anni che portano ai giorni nostri sono accompagnati da governi altalenanti filo russi o vicini alla Nato, crisi politiche, sospetti di brogli, coalizioni instabili e attentati  il premier Viktor Juščenko, favorevole all’avvicinamento all’Unione Europea viene avvelenato nel 2014 (rimanendo sfigurato), sottolineando ancora una volta le difficoltà di governo del Paese, perennemente in bilico tra vecchie oligarchie di stampo sovietico e desiderio di una vera e duratura emancipazione e apertura verso l’Occidente.

Davanti a questa Storia diventa difficile pensare che l’ennesima guerra alle porte sia dettata da ragioni prettamente economiche, nonostante l’Ucraina vanti di alcuni notevoli record: possiede le più grandi riserve di titanio e uranio d’Europa, produce il 20% della grafite mondiale e il 2% del mercurio al mondo, abbondante gas naturale, carbone e petrolio, un patrimonio zootecnico ragguardevole e un’industria pesante altrettanto prestigiosa.

Siamo sull’orlo di una nuova guerra e l’escalation delle ostilità ha già prodotto le prime vittime di bombardamenti notturni. Gli schieramenti militari sono già allertati, “La Russia prepara la più grande guerra in Europa dal 1945” ha dichiarato il premier inglese Johnson. Nel nome U Krajna un destino che non si smentisce mai; noi confidiamo nella diplomazia internazionale, in un processo di pace faticoso ma possibile, nelle ragioni della sopravvivenza e della convivenza dignitosa e sicura, lontana dagli schemi del potere ad ogni costo.

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Liliana Cerqueni

Autrice, giornalista pubblicista, laureata in Lingue e Letterature straniere presso l’Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano. E’ nata nel cuore delle Dolomiti, a Primiero San Martino di Castrozza (Trento), dove vive e dove ha insegnato tedesco e inglese. Ha una figlia, Daniela, il suo “tutto”. Ha pubblicato “Storie di vita e di carcere” (2014) e “Istantanee di fuga” (2015) con Sensibili alle Foglie e collabora con diverse testate. Appassionata di cinema, lettura, fotografia e … Coldplay, pratica nordic walking, una discreta arte culinaria e la scrittura a un nuovo romanzo che uscirà nel… (?).

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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