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da: Feshion Coupon

Streetfood Village Tour: Chiusura Record a Ferrara. In 40mila per lo Streetfood Tour che è tornato a far tappa nella città estense. Migliaia di “streetfoodies” hanno preso d’assalto Piazza Travaglio dove hanno fatto il tutto esaurito per le specialità di strada del mondo. Ricciarini (presidente Streetfood): «Una festa condivisa con Feshion Eventi della quale l’intera città ha beneficiato»

Il cibo di strada “Doc” targato Streetfood ha fatto ancora una volta centro a Ferrara dove lo scorso fine settimana il Tour ufficiale dei cibi di strada, quello con la tendina, ha registrato un’affluenza stimata intorno alle 40mila presenze. Molti si sono ricordati del successo di giugno per “Ferrara in Fiaba” (format di Feshion Eventi). I ferraresi così come gli universitari e gli stranieri e turisti presenti in città hanno potuto godere di uno Streetfood Village ancora più ricco di cibi di strada provenienti da tutta Italia e dall’estero con specialità originali e introvabili. La centralissima Piazza Travaglio così ha fatto da teatro naturale agli oltre 60 cibi di strada da tutta Italia e dal mondo, ma anche agli spettacoli musicali che hanno accompagnato quella che è definibile una vera e propria festa in grado di attirare migliaia di persone in questo quartiere animando non solo gli stand, ma anche gli esercizi pubblici della zona. “Siamo ancora una volta soddisfatti dell’organizzazione dell’evento in questa città e dobbiamo dire grazie ai nostri partner Alessandra Scotti e Mirco Marangella di Feshion Eventi. Grazie anche all’Amministrazione Comunale che ci ha accolti in maniera positiva”.
Tutto esaurito. I numeri parlano ancora più chiaro. In tre giorni molti degli stand hanno registrato il tutto esaurito. Solo qualche esempio. 300 litri di farinata, 2 quintali di pesce fritto, 2,5 quintali di bombette pugliesi. Ancora oltre mille piade romagnole, 300 kurtos ungheresi, 25 pentole intere di Chili con Carne messicano, per non parlare degli oltre 2 mila cannoli siciliani, 1,5 quintali di gyros greco e 3 quintali di fritto ascolano. Ancora 700 pucce salentine, quasi duemila dolci della pasticceria napoletana, 17 kg di tortelli di zucca. Dalla Toscana 2 quintali di lampredotto, dall’Abruzzo oltre 10 mila arrosticini di pecora. Quasi 1.000 hamburger di Chianina Igp, quattro porchette di Ariccia Igp e anche mille felafel e 600 sambussa tra i prodotti dell’Etiopia.
La qualità che ha fatto la differenza. All’interno dello Streetfood Village di Ferrara, come in ogni evento dal 2010 ad oggi, ha trionfato ancora una volta la tradizione e la qualità dei prodotti serviti, rigorosamente certificati, come tutti gli altri prodotti e produttori fedeli al marchio Streetfood, l’unico in Italia che da oltre dieci anni garantisce l’originalità e la qualità del cibo unite all’esperienza e alla profonda conoscenza della materia. «Quello che contraddistingue i nostri eventi è la varietà e l’originalità, l’artigianalità e la capacità di realizzare con maestria ed esperienza i vari cibi di strada davanti agli occhi degli avventori. Abbiamo creduto fin da subito nel grande patrimonio del cibo di strada italiano – dichiara il presidente dell’Associazione Streetfood, Massimiliano Ricciarini – come tradizione culturale e connesso alla storia e ai vari territori italiani. Con i cibi di strada promuoviamo i loro territori e l’indotto che gira attorno ai nostri eventi arricchisce anche i territori che ci ospitano».
L’evento di Ferrara ha segnato la ventisettesima tappa dello Streetfood Tour, il giro d’Italia del cibo di strada promosso dall’Associazione nazionale Streetfood che ormai è un faro nel panorama di questo settore, organizzando eventi in tutta Italia con l’obiettivo principale di promuovere la cultura legata a questo settore in crescita. La tappa conclusiva del tour sarà a Belluno per la festa del patrono S.Martino sabato 14 e domenica 15 novembre.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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