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Colin Clark (Eddie Redmayne), Sir Laurence Olivier (Kenneth Branagh) e la moglie Vivien Leigh (Julia Ormond). E poi Lei, Marylin (Michelle Williams), la Diva di sempre.

Siamo nell’estate del 1956, sul set de Il principe e la ballerina, in terra inglese, un film nel film: Marylin, una pellicola del 2011, diretta da Simon Curtis, ispirata dal libro di Clark, La mia settimana con Marilyn. Una vera rivalutazione della figura della Monroe come attrice, pur nella sua fragilità. Un biopic interessante che racconta le tensioni sul set fra Sir Laurence Olivier, regista tradizionalista e interprete maschile oltre che impareggiabile gigante del teatro e l’attrice, devota al metodo recitativo dell’insegnante Paula Strasberg e perennemente in ritardo per la sua dipendenza da alcol e droga.

Una finestra su un momento particolare della vita di Marylin, in una tenerissima amicizia (anzi di più, un vero innamoramento) fra lei e il ventitreenne Clark (assistente di terza categoria e neolaureato a Oxford), dalla cui memorie viene fuori uno sguardo al lato più reale della Diva.

Mostrando che la Monroe era come tutti si aspettavano – spaventata, insicura, frenetica e impossibile da gestire e spesso da comprendere -, Clark svelava anche una donna vulnerabile, fragile, luminosa, dolce e affettuosa ma anche tenace e desiderosa di essere amata, facendola ritornare a essere un essere umano prima che un simbolo irraggiungibile. Una favola malinconica.

Marylin si trovava anche in un momento molto critico della sua vita privata: appena sposata con Arthur Miller (Dougray Scott), orgogliosa di essere la compagna di un grande intellettuale, pensava che quello sarebbe stato l’uomo che l’avrebbe affiancata per sempre. Ma per lui non sarebbe stato possibile, quella donna “lo divorava” e se ne sarebbe tornato inaspettatamente in America. Quasi una fuga.

Marilyn Monroe e Arthur Miller in 1957 in Amagansett, New York (Photo by Sam Shaw/© Shaw Family Archives/Getty Images)

Colin, su quel set pieno di tensioni, sarebbe stato un appoggio, l’unica persona a non rappresentare una minaccia e capace di aprirle, grazie alle sue origini e alle sue conoscenze altolocate, le porte del Castello di Windsor o dell’Eton College durante una settimana di innocente e tenera intimità.

Per la parte della Monroe, Curtis ha preso in considerazione solo un’attrice: Michelle Williams, dopo averla ammirata in I segreti di Brokeback Mountain (2005) e in Blue Valentine (2010), due film che hanno portato l’attrice a sfiorare il premio Oscar.

Per questa interpretazione, alla Williams (candidata all’Oscar nel 2012) è andato il Golden Globe 2012 come miglior attrice protagonista.

Oggi Marylin avrebbe 96 anni. Invece è immortale. Il tempo passa ma lei resta.

Marylin, di Simon Curtis, con Michelle Williams, Eddie Redmayne, Julia Ormond, Kenneth Branagh, Pip Torrens, GB-USA, 2011, 99 mn.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
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PAESE REALE
di Piermaria Romani


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