Il grattacielo è uno sfregio estetico alla città, è evidente che la classe politica sotto la quale è stato partorito e contestato fin dagli anni ’60 da un intellettuale come Giorgio Bassani, non aveva il senso della bellezza. Del resto le cose non sono cambiate molto, basta guardare Darsena City per sentirsi in una città dove il passato colto è stato dimenticato per cedere alle tentazioni della peggior modernità.
Chi ha progettato le due torri poteva anche copiare da esperienze illuminate, il mondo ne è pieno. E poi, costruire spingendosi verso l’alto non significa per forza infilarsi in un tunnel architettonico irrecuperabile anche per i più fantasiosi e dotati professionisti. C’è chi per provocazione vorrebbe cancellare il grattacielo con un’operazione di demolizione tout court, come il presidente dell’Ordine degli architetti Diego Farina, mentre lo pensa per davvero l’82 per cento degli oltre cinquecento ferraresi che hanno risposto al sondaggio promosso dalla Nuova Ferrara. I numeri però restituiscono un problema diverso, di ordine pubblico piuttosto che estetico, legato a spaccio, microcriminalità, degrado e alla presenza di extra comunitari che delinquono e di altri che vivono una dimensione estranea alla nostra, per lo più in contrasto con le regole da noi condivise. Inutile il buonismo. Abbattere il grattacielo, dove abitano 200 famiglie, molte delle quali coprono le spese inevase di altri, non risolve e non elimina la presenza degli “indesiderati”, può solo consolare gli offesi nel proprio gusto estetico.
E allora da dove comincia la riqualificazione del Gad, il quartieraccio della stazione? Credo sia bene abbattere, ovviamente nel portafoglio, chi affitta in nero, intasca i soldi e poi si lamenta del crollo dei prezzi delle case.
SE SEI D’ACCORDO, VOTA! CLICCA IN ALTO “MI PIACE”
Ferrara film corto festival
Iscrivi il tuo film su ferrarafilmcorto.it
dal 23 al 26 ottobre 2024
Quattro giorni di eventi internazionali dedicati al cinema indipendente, alle opere prime, all’innovazione e ai corti a tematica ambientale.
Monica Forti
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it