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da: Paolo Spath, Consigliere Comunale (Presidente), Gruppo Consiliare Fratelli d’Italia – AN

Apprendo sbigottito la notizia che Adriano Sofri, sarà invitato come “ospite di chiusura” al Festival di Internazionale che si svolgerà a Ferrara dal 2 al 4 ottobre. Perché dargli voce?
Chi ha vissuto gli anni 70 in prima persona, e chi conosce la Storia d’Italia, sa benissimo di chi stiamo parlando. Il mandante dell’omicidio del Commissario Calabresi, il criminale di “Lotta Continua”, condannato a 22 ani di carcere e libero dopo averne scontati appena 7.
Cosa ha da dire o da raccontare di così edificante un criminale, osannato oggi come intellettuale? Cosa potrebbe trasmettere e tramandare ai giovani e meno giovani che interverranno come pubblico? Forse come ordinare un omicidio, scontare meno di un terzo della pena, e al contempo essere invitato ad eventi, invece di finire nell’oblio che merita? Fardelli morali che non possono e non devono essere lavati via con un colpo di spugna.
Perché, sebbene dopo aver scontato il proprio debito con la Giustizia un uomo ha il diritto di essere riabilitato, in questo caso si da voce ad ex terroristi presentandoli come importanti giornalisti e scrittori, omettendo nella loro biografia chi sono veramente. Internazionale, offrendo palco e microfono, cerca così di riflesso, l’oblio per le vittime innocenti cadute per mano violenta di un certo terrorismo e di un certo odio politico.
Nel pieno rispetto dell’autonomia del giornale ad invitare chi ritiene più opportuno, rivendichiamo però il diritto ad alzare la voce: se fossi il Sindaco avrei già chiesto spiegazioni e preso le distanze.
E poi, perché Internazionale, una rivista di giornalismo di alto spessore, non ha invitato come contraddittorio l’importante giornalista Mario Calabresi, vittima in quanto figlio, di Luigi Calabresi, ucciso da Sofri? Forse è il germe, in cui i carnefici vengono elevati a personaggi da copertina?
Se l’Italia va al contrario, Ferrara abbia il coraggio, almeno per una volta, di andare nel verso giusto; di alzare un muro nei confronti di una persona che si è macchiata di efferati omicidi senza mai dare segno di pentimento reale. Ferrara merita di meglio, non è tramite questi colpi di scena, tanto singolari quanto di cattivo gusto, che vedrà la propria immagine rilanciata.
Se Internazionale non farà marcia indietro, se non spiegherà chiaramente le ragioni di questo invito, e se il Comune di Ferrara non agirà con forza dalla parte della legalità e della Giustizia verso le Vittime del terrorismo, saranno inevitabili le ripercussioni.
Una scelta inqualificabile: Ferrara non si merita questa vergogna!
I terroristi, criminali, osannati come intellettuali, nella nostra città non li vogliamo: anzi ci fanno ribrezzo!

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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