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Da: Marcella Zappaterra, consigliera regionale

Il Sindaco di Comacchio ha tutto il mio sostegno.

La decisione di privare il Museo del Delta Antico di alcuni reperti divenuti ormai simbolo del Museo stesso, è incomprensibile.

Il progetto museale, il percorso espositivo, i singoli oggetti e manufatti in mostra furono decisi con le stesse Istituzioni che adesso, all’improvviso, ritengono di poter modificare quelle scelte condivise a suo tempo.

Certamente chi ha preso quella decisione, non è consapevole di cosa abbia significato quel progetto per Comacchio, dell’impegno e della partecipazione che ha generato in quella comunità e del grande riscontro che quell’investimento sta avendo nel territorio.

Noi che abbiamo seguito il progetto in questi anni, non solo abbiamo colto l’entusiasmo che lo ha accompagnato, ma la determinazione nel cercare di uscire da stereotipi che in passato hanno danneggiato quella parte del territorio, che pareva vedesse il suo futuro solamente nello sviluppo edilizio e nelle attività balneari. Il Delta Antico e l’importante investimento fatto in ambito culturale, segnalano la volontà di intraprendere un percorso nuovo che punta su qualità, sostenibilità, valorizzazione delle eccellenze.

Questa scelta non va punita, ma sostenuta perché serve a Comacchio e a tutto il territorio ferrarese.

Alla politica e alle istituzioni si chiede di fare sistema per rendere competitivi – sul piano economico, culturale, dell’offerta di servizi – interi territori. Per essere attrattivi, dobbiamo esaltare le nostre eccellenze e metterle in rete così da creare un sistema interessante, attraente, dove ogni parte dello stesso è complementare con le altre.

Comacchio è un’eccellenza. Quando Rimini va all’estero, la promuove come se fosse parte del suo territorio. Altri invece vogliono depotenziarne le risorse: un’operazione priva di senso.

Gli organi territoriali del Mibac, mantenendo una visione d’insieme, dovrebbero puntare ad una valorizzazione di un intero territorio, che devono essere affrontate con una visione d’insieme e avendo chiaro il traguardo che si vuole raggiungere.

Ritengo che la scelta che si vuole compiere non rappresenti solamente un danno grave al Museo di Comacchio, ma un danno a una visione di futuro nel quale il territorio ferrarese vuole crescere guardando sia al centro che alla periferia, in una logica di complementarietà e non di contrapposizione.

Infine, una nota di pragmatismo: i Crateri al Museo di Spina non aggiungono praticamente nulla e infatti non erano esposti, mentre a Comacchio ormai sono un simbolo.

Portarli via farebbe pensare a un dispetto o a una punizione. Non credo assolutamente che siano queste le intenzioni perciò chiedo di far prevalere il buon senso. Concentriamoci piuttosto su come i due musei possano cercare sinergie per arricchire la loro progettualità e rendere ancor più efficaci le attività promozionali.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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