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Da: Elena Muzzani

Il giorno 26 gennaio presso la sede dell’istituto comprensivo numero 7 “Alberto Manzi”, il prof. Claudio Cazzola ha tenuto una lezione alle classi terze di San Bartolomeo su una delle storie del Romanzo di Ferrara di Giorgio Bassani: La lapide di via Mazzini.
L’incontro con gli studenti e i loro insegnanti, ha avuto una duplice funzione, la prima è stata quella di affrontare in modo didattico il valore e il senso del ricordo, della memoria appunto scavando nella sofferenza e nel coinvolgimento della comunità ferrarese rispetto alla tragedia dell’olocausto. Poi da un punto di vista letterario attraverso la lettura del racconto dello scrittore Giorgio Bassani, narrando sia lo smarrimento di tutta la comunità ebraica rispetto a ciò che era accaduto, sia il particolare atteggiamento della “borghesia” ferrarese rispetto alle vittime dell’olocausto.
Quasi di rimproverando a Joiz di essere tornato e di obbligarli a guardare indietro.
In prima persona Bassani rimprovera la comunità di non voler affrontare attraverso il ricordo la rielaborazione di questo dolore se non nella dimensione del singolo, ma che secondo lo scrittore necessariamente deve coinvolgere la società tutta.
I ragazzi hanno letto con i loro insegnanti il racconto precedentemente nelle rispettive classi dando il via a discussioni e interrogativi che, con il professore hanno potuto ricevere risposte da chi è un fine conoscitore delle opere di Giorgio Bassani.
Curiosando tra le diverse edizioni de La lapide di Via Mazzini, il professore ha messo in risalto l’accuratezza della scrittura di Bassani, le scelte stilistiche e non solo quelle.
Quando infatti, furono ripubblicati i suoi racconti, da scrittore mai appagato del suo lavoro ha ricordato l’ex docente del Liceo, andò a modificare anche piccoli dettagli come per esempio l’uso nella edizione degli anni ’50 del termine “quinta”, sostituito nell’ultima edizione al più attuale “scenario”.

Istituto Comprensivo Alberto Manzi San Bartolomeo in Bosco, Ferrara
Prof.ssa Elena Muzzani

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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