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“Toccare e modellare la terra è un modo per vivere in sintonia con la natura.”
Setsuko

Terracotta rivestita di smalto bianco, la purezza che splende e brilla di luce propria. Ma anche bronzo, legno, lavori su tela e un’accurata selezione di opere su carta.

Setsuko, Photo Zarko Vijatovic

Arrivano a Roma la delicatezza e la grazia della giapponese Setsuko (Setsuko Klossowska de Rola), in una mostra, Into the Trees II, che aprirà al pubblico l’8 settembre presso la famosa Galleria d’Arte Gagosian, in Via Francesco Crispi 16, di fianco alla centralissima piazza Barberini.

Non potevo non restare affascinata da tanta bellezza, tanto più che, ancora una volta, grandi protagonisti della storia sono, tra gli altri, i miei sempre amati alberi.

L’esposizione approfondisce i bellissimi lavori già presentati dall’artista a Parigi nel 2019, alla Gagosian di Rue de Ponthieu, in Into the Trees. Per Setsuko, la Natura è la sua maestra, colei che l’aiuta ad orientarsi, senza la quale non potrebbe dipingere o lavorare, l’ispirazione. Il suo giardino in Svizzera dal quale lavora è circondato da foreste e montagne: osservarle con attenzione e cura guida il tratto di ogni opera. Dedizione al mondo e alla sua forza.

A Parigi questa gentile artista giapponese ha presentato al suo pubblico la felice connessione tra elementi naturali ed elementi forgiati dall’opera umana, unitamente ad un mélange delicato di Oriente e Occidente testimonianza di grande sensibilità ed empatia, una meticolosa attenzione alle qualità più svariate della materia che l’hanno condotta a interessarsi alla ceramica e all’infinita malleabilità dell’argilla. Quasi un potente e creativo demiurgo.

Le opere parigine erano state realizzate nel suo studio presso il laboratorio di Benoît Astier de Villatte, prestigiosa firma di collezioni in ceramica, con il quale Setsuko intrattiene una continua e proficua collaborazione fin dai tempi in cui aveva vissuto con i genitori, da bambino, all’Accademia di Francia di Roma, Villa Medici, di cui il marito di Setsuko, Balthazar Klossowski de Rola (Balthus), era stato direttore tra il 1961 e il 1977. Da qui Setsuko si sarebbe trasferita al Grand Chalet de Rossinière, in Svizzera.

Quello nella Capitale è, quindi, un ritorno a una città per lei importante.

Con Into the Trees II, il lavoro di Setsuko viene presentato per la prima volta a Roma dal 1979, data della sua personale alla Galleria Il Gabbiano.

Setsuko, Raisin II, 2022, photo Thomas Lannes
Setsuko, Magnolia I, 2022, photo Thomas Lannes

Realizzate in terracotta e rivestite di uno smalto bianco lattiginoso, le sue sculture in ceramica rappresentano querce, magnolie, rose, viti, alberi di limone, mela cotogna, melograno e fico enfatizzando il solido radicamento dei tronchi e la consistenza nodosa della corteccia, incorporando fogliame, fiori, ghiande e frutti finemente modellati. Le forme imponenti e le superfici delicate trasmettono la forza sviluppata in anni di sopravvivenza e la nuova promettente crescita, attraverso forme vitali che denotano l’innata osservazione della natura da parte dell’artista. Queste opere, che ricordano le ceramiche giapponesi Jōmon (circa 10,500 – 300 a.C.), traggono anche ispirazione da tradizioni estetiche europee, continuando la sua ricerca sull’immaginario di Oriente e Occidente.

Setsuko, Chat assis sur fauteuil en osier vert 1997 photo Zarko Vijatovic Courtesy Gagosian

Accompagnano le ceramiche un ulivo in legno con foglie e fiori dipinti e candelabri in bronzo ornati da vite, fichi e melograni. Queste opere proseguono il percorso di Regards de Setsuko, una mostra del 2021 al Musée national du château de Malmaison, in Francia, ideata in dialogo con gli oggetti d’arte decorativa conservati nella casa di Joséphine de Beauharnais e Napoleone Bonaparte.

Setsuko, Chandelier, 2021, photo Thomas Lannes

Una serie di dipinti e opere su carta di Setsuko ripercorre poi la sua evoluzione artistica nell’arco di sei decenni, dagli anni Sessanta, quando l’artista risiedeva a Roma, fino alle opere realizzate durante l’isolamento della pandemia. Realizzati con tratti delicati e definiti con precisione all’interno del piano pittorico, queste eleganti nature morte e intimi interni domestici sono a volte ravvivati dalla presenza di piante e felini. Sintesi dell’estetica tradizionale giapponese e di quella modernista europea, i dipinti, come le opere scultoree dell’artista, rivelano la sua attenta osservazione contemplativa degli oggetti quotidiani e della vita che li circonda.

Leggerezza e bellezza da non perdere.

 

Setsuko è nata, nel 1942, a Tokyo da un’antica famiglia di Samurai e vive e lavora tra Parigi e il Grand Chalet de Rossinière, in Svizzera, l’albergo dalle 113 finestre acquistato d’impulso negli Anni ‘70 quando Balthus, che soffriva di malaria, su consiglio del medico cercava casa a mezza costa. Pensavano a poche stanze con un grande atelier finché un pomeriggio non entrarono per un tè in uno chalet immenso e fascinoso, un albergo semi dismesso. “Era vuoto, non c’erano altri clienti”, racconta Madame Setsuko. “C’era una atmosfera alla Agatha Christie, vedevo Miss Marple sferruzzare e Poirot centellinare il suo tè. Il padrone era malato e disperato, voleva vendere ma non trovava acquirenti: è una casa del 1754, con stanze piccole e soffitti bassi, a ogni piano tante porte e un solo bagno in fondo al corridoio. E non la si poteva ammodernare perché è una casa storica”. La coppia se ne innamorò subito. «Il proprietario era così felice che qualcuno la volesse che ci disse: vi do tutto, mobili, lenzuola, servizi per la tavola, soprammobili. Ancora oggi ho cose bellissime». Un luogo particolare e unico per un’arte che sarebbe presto diventata altrettanto unica e indimenticabile.

Setsuko, Magnolia I, detail, 2022, photo Thomas Lannes
Setsuko, Untitled, 1967, Photo Thomas Lannes, Courtesy Gagosian

Le opere di Setsuko sono incluse, tra le altre, nella collezione del Metropolitan Museum of Art, New York. Tra le mostre più importanti: Setsuko et Harumi: hommage à Balthus, Palais des Nations, Ginevra (2001); Atelier de Cezanne, Aix-en-Provence, Francia (2012); Grand-Château d’Ansembourg, Lussemburgo (2014); The Life of Setsuko Klossowska de Rola, Sogo Museum of Art, Yokohama, Giappone (2016); e Regards de Setsuko, Musée national du château de Malmaison, Rueil-Malmaison, Francia (2021). Dal 2002 Setsuko è presidente onorario della Fondation Balthus e nel 2005 è stata nominata Artista per la Pace dell’UNESCO.

Per un’interessante intervista (francese/inglese) aprire il link

Immagine in evidenza tratta dall’intervista, altre immagini cortesia Gagosian

 

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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