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da: Ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

La scoperta di un dente nel sito di Isernia La Pineta (Molise), ad oggi il reperto umano più antico in Italia, è stata pubblicata sulla rivista americana internazionale Plos One. La ricerca è stata coordinata dal Prof. Carlo Peretto della Sezione di Scienze Preistoriche e Antropologiche del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Ferrara, in collaborazione con prestigiose università e istituti di ricerca nazionali e internazionali, in particolare il Laboratorio di Antropologia dell’Università di Firenze, il Dipartimento di Biologia Ambientale della Sapienza Università di Roma, il Laboratoire des Sciences du Climat et de L’Environnement di Gif sur Yvette (Fr), il Département de Préhistoire du Muséum national d’Histoire naturelle di Parigi, l’Université di Bordeaux, il Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente di Siena, il Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra di Unife.
Si tratta di un ritrovamento eccezionale che aggiunge preziose informazioni allo scarso record fossile umano noto in Europa, consentendo di far luce sulla variabilità del genere Homo durante il Pleistocene medio.
Il dente deciduo (identificato con la sigla IS42) è stato scoperto nel 2014 in un livello archeologico che, sulla base delle più recenti datazioni 40Ar/39Ar, è datato a circa 580mila anni (stadio isotopico 15). Il reperto, un incisivo mascellare di un bambino di circa 5-7 anni, è stato attribuito a Homo sp. e probabilmente potrebbe essere attribuito a Homo heidelbergensis, che in quel periodo aveva popolato il continente europeo.
Il dente rappresenta un’ulteriore prova della presenza dell’uomo in uno dei siti preistorici più importanti in Europa, ampiamente noto per la ricchezza dei resti litici e paleontologici distribuiti all’interno di quattro differenti archeosuperfici.
Il sito preistorico di Isernia La Pineta, dopo circa 40 anni di ricerche continue e sistematiche, coordinate dall’Università di Ferrara, continua a fornire risultati interessanti per comprendere la vita dei nostri predecessori e per ricostruire l’ambiente in cui vivevano.
L’articolo è consultabile online al seguente link:
http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0140091
Per informazioni: Carlotta Cocchi – 0532/293554 – 338/6195391

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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