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da: ufficio stampa Jazz Club Ferrara 

A distanza di poco più di un anno, sabato 21 febbraio, torna al Jazz Club il quartetto del pluripremiato sassofonista portoricano Miguel Zenon con “Identities Are Changeable”, nuovo progetto di ampio respiro che esplora musicalmente – con la poetica, il talento e la raffinatezza che rendono unico il linguaggio del bandleader – il concetto di identità nazionale esperito dalla numerosa comunità portoricana insediata nella Grande Mela. Completano la formazione Luis Perdomo al pianoforte, Jorge Roeder al contrabbasso e Henry Cole alla batteria. L’evento è reso possibile grazie al sostegno di Caffè Meseta, main sponsor di Ferrara in Jazz 2014/2015.

A distanza di poco più di un anno, sabato 21 febbraio (ore 21.30), torna al Jazz Club il quartetto del pluripremiato sassofonista portoricano Miguel Zenon – completato da Luis Perdomo al pianoforte, Jorge Roeder al contrabbasso (in sostituzuione di Hans Glawischnig) e Henry Cole alla batteria – con “Identities Are Changeable” (Miel Music, 2014), nuovo progetto che esplora musicalmente il concetto di identità nazionale esperito dalla numerosa comunità portoricana insediata nella Grande Mela. L’evento è reso possibile grazie al sostegno di Caffè Meseta, main sponsor di Ferrara in Jazz 2014/2015.

Il punto di partenza di “Identities Are Changeable” è il quesito che Miguel Zenon ha posto, prima che ad altri, a se stesso: “Cosa significa essere portoricano a New York nel 21esimo secolo?”. Dopo “Jibaro” (2005), “Esta Plena” (autentico tuffo nelle tradizionali sonorità della plena di Portorico), “Alma Adentro” (toccante omaggio al song bookportoricano) e “Oye!!!” (2013), Zenon continua il proprio personalissimo viaggio tra le mille sfaccettature della cultura portoricana e questa volta lo fa prendendo spunto dalle voci delle persone da lui stesso intervistate, dai rumori di strada, dalle storie raccontate. Dopo averle raggruppate in sei macro categorie: “identità nazionale”, “casa”, “colore della pelle”, “lingua”, “la prossima generazione” e “musica”, Zenon ha iniziato a comporre su di esse, e attorno ad esse, dando vita ad un’affascinante architettura musicale di dimensioni sinfoniche  – composta da sei movimenti oltre ad un brano di apertura ed uno di chiusura – per un totale di settantacinque minuti che catturano letteralmente l’ascoltatore. La coesistenza di molteplici strutture ritmiche e una luminosa e cangiante struttura armonica contribuiscono alla creazione di quell’originale mix tra musica tradizionale latino americana e jazz che rendono unica la poetica musicale del bandleader.

Miguel Zenon (Porto Rico, 1971) è uninimamente riconosciuto come uno dei sassofonisti e compositori più influenti della propria generazione. Plurinominato ai Grammy Awards e ai DownBeat Awards, Zenon ha all’attivo nove album in qualità di leader e innumerevoli collaborazioni a fianco di artisti del calibro di Charlie Haden, Steve Coleman, Kenny Werner, Fred Hersch, la Mingus Big Band, ecc. oltre a condurre una brillante carriera didattica.

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JAZZ CLUB FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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