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da: ufficio stampa Jazz Club Ferrara

Lunedì 09 marzo, Happy Go Lucky Local ospita The Spreaders, formazione inedita costituita da Francesco Diodati alla chitarra, Gabriele Evangelista al contrabbasso ed Enrico Morello alla batteria, ovvero tre indiscussi talenti del jazz italiano. // Secondo giorno di workshop per gli iscritti a The Unreal Book – la didattica firmata Ferrara in Jazz – a cui è affidato il delicato compito di aprire la jam session che segue il concerto.

Lunedì 09 marzo (ore 21.30), Happy Go Lucky Local ospita The Spreaders, formazione inedita costituita da Francesco Diodati alla chitarra, Gabriele Evangelista al contrabbasso ed Enrico Morello alla batteria, ovvero tre indiscussi talenti del jazz italiano.

L’incontro dei tre musicisti risale al 2008 e l’occasione è quella dei seminari senesi InJam. Grazie ad essi, i ragazzi iniziano a suonare in diverse formazioni, prima su tutti il gruppo di studenti che rappresenta Siena Jazz nel mondo che li conduce rispettivamente al Panama Jazz Festival, a Boston e New York.  Successivamente suonano in quartetto con il brillante pianista Alessandro Lanzoni e infine entrano a far parte del New Quartet di Enrico Rava, con il quale hanno recentemente inciso un album di prossima uscita per la prestigiosa etichetta ECM.

Forti di queste esperienze, i tre virtuosi fanno dell’interplay il fulcro attorno al quale ruotano momenti d’improvvisazione, composizioni originali e rivisitazioni di standards. La forza espressiva con la quale Gabriele, Francesco ed Enrico plasmano i loro strumenti è un virus benevolo con il quale i tre si influenzano a vicenda, portando la musica lungo sentieri coinvolgenti ed inaspettati.

Seconda giornata di workshop per gli allievi iscritti a The Unreal Book, ciclo didattico firmato Ferrara in Jazz, coordinato dai musicisti Piero Bittolo Bon e Alfonso Santimone, due tra le personalità più creative e preparate del panorama jazzistico italiano. Dopo la full immersion di studio mattutina e pomeridiana, ai ragazzi spetterà il delicato compito di aprire la jam session che segue il concerto.

Ad impreziosire l’appuntamento di lunedì 09 marzo è il ricco aperitivo a buffet (a partire dalle ore 20.00) accompagnato dalla selezione Nu Jazz di Andreino Dj.

Il chitarrista Francesco Diodati prende ispirazione dalla tradizione e guarda alla musica contemporanea, al rock e al folk, per sviluppare un linguaggio personale, combinando un approccio spontaneo alla melodia e al suono acustico con un brillante utilizzo di elettronica ed effetti. Oltre ad essere leader di Neko con cui ha inciso due album per AUAND Records, Francesco è membro dell’ambizioso progetto patrocinato dal Goethe Institute “Myanmar Meets Europe”, guidato dal compositore e contrabbassista tedesco Tim Isfort, che lo ha condotto ad esibirsi in Europa e in Asia. Lo troviamo in pianta stabile con artisti del calibro di Enrico Rava, Erica Mou e Ada Montellanico, mentre sono da segnalare le più recenti collaborazioni a fianco di Jim Black, Dave Binney, Paolo Fresu, Antonello Salis, Fabrizio Bosso, Roberta Gambarini, Greta Panettieri, Ada Montellanico, Gaetano Partipilo, ecc.

Gabriele Evangelista (Poggibonsi, 1988) si è diplomato in contrabbasso nel 2006 con il massimo dei voti presso l’Istituto Musicale “P. Mascagni” di Livorno. Prima di dedicarsi esclusivamente al jazz, fra il 2002 e il 2007, Gabriele ha suonato in orchestre e gruppi cameristici di musica classica, anche in veste di contrabbasso solista, ottenendo prestigiosi riconoscimenti e importanti borse di studio.

Dal 2010 Gabriele è parte integrante, tra gli altri, del quintetto Tribe di Enrico Rava e del nuovo trio di Roberto Gatto insieme ad Alessandro Lanzoni. A dispetto della giovane età, vanta numerosissime collaborazioni con artisti del calibro di Kurt Rosenwinkel, Chris Potter, John Scofield, Dave Douglas, Seamus Blake, Bill Stewart, Dave Kikosky, Gianluca Petrella, Billy Hart, Rita Marcotulli, Chris Speed, David Binney, Giovanni Guidi, Simone Graziano, Fabrizio Sferra, Danilo Rea, Javier Girotto…

Enrico Morello è un batterista dal drumming raffinato, che può contare su una preparazione accademica e una serie di esperienze internazionali rare per tanti suoi coetanei. Romano, classe 1988, si è avvicinato precocemente alla musica ed ha iniziato a dedicarsi allo studio della batteria a nove anni evidenziando da subito una grande predisposizione alla creatività. La sua formazione jazzistica è cominciata alla Scuola Popolare di Musica di Testaccio a Roma, per proseguire con importanti esperienze didattiche tra cui i seminari estivi di Siena Jazz. Sempre protagonista dei concorsi jazz a cui ha partecipato, ha ottenuto importanti riconoscimenti che gli hanno permesso di esibirsi nei più importanti festival jazz italiani, oltre che a collezionare una serie di prestigiose collaborazioni.

 

 

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JAZZ CLUB FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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