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da: ufficio stampa Jazz Club Ferrara

Sabato 19 dicembre, l’ultimo Main Concert dell’anno firmato Ferrara in Jazz & Crossroads Winter 2015 è affidato al quartetto della pianista, cantante e arragiatrice newyorchese Dena DeRose, la quale ci condurrà in un’atmosfera di festa reinterpretando i motivi natalizi dei più celebri songwriters d’oltreoceano, in compagnia di Aldo Zunino al contrabbasso, Joe Farnsworth alla batteria e Piero Odorici ai sassofoni. L’appuntamento è realizzato in collaborazione con Jazz Network e Fondazione A.C.A.RE.F.

L’ultimo Main Concert dell’anno firmato Ferrara in Jazz & Crossroads Winter 2015 è realizzato in collaborazione con Jazz Network e Fondazione A.C.A.RE.F ed è affidato – sabato 19 dicembre, ore 21.30 – al quartetto della pianista, cantante e arragiatrice Dena DeRose, la quale ci condurrà in un’atmosfera di festa reinterpretando i motivi natalizi dei più celebri songwriters d’oltreoceano. Completano la sezione ritmica Aldo Zunino al contrabbasso e Joe Farnsworth alla batteria, mentre in front-line troviamo l’autentica verve di Piero Odorici ai sassofoni.
Dena DeRose è considerata una delle esponenti più creative del panorama jazzistico internazionale, ciò che la contraddistingue è proprio l’approccio assolutamente innovativo verso i grandi classici, caratterizzato da arrangiamenti esclusivi in cui piano e voce – altro preziosissimo strumento a sua disposizione – si amalgamano con estro travolgente.
L’incontro della DeRose con la musica è precoce. Sua madre la ricorda strimpellare melodie su di un organo giocattolo a soli tre anni per poi iniziare, di lì a poco, lo studio classico del pianoforte. Durante il college scopre il jazz, passione che da allora non abbandonerà mai e che la condurrà nella Grande Mela per inseguire i suoi idoli: Hank Jones, Mulgrew Miller e Kenny Barron.
Curioso e non facile l’approdo dell’artista al canto: afflitta da una sindrome al tunnel carpale è forzata per anni ad abbandonare il pianoforte fino a quando, in un club, qualcuno la convince a cantare. La cosa le riesce bene, il pubblico la apprezza e questo, insieme a cure adeguate e tanta forza d’animo, le dona forza per superare le difficoltà. Due anni dopo, il percorso artistico della DeRose riprende divenendo inarrestabile. Con collaborazioni a fianco di arstisti quali Clark Terry, Benny Golson, John Scofield, Jimmy Cobb e Phil Woods, tra gli altri, la DeRose ha all’attivo una decina di album in qualità di leader. “Dena DeRose – Live at Jazz Standard Vol. 1 & 2 “ (MaxJazz Label) le hanno valso altresì la nomina ai Grammy Awards.
Nel corso della serata, la Fondazione A.C.A.RE.F. (www.acaref.org) sarà presente con un proprio punto informativo. Nata a Ferrara nel 2012, A.C.A.RE.F sostiene da sempre la ricerca scientifica sulla SCA1 (atassia spinocerebellare), malattia neuro degenerativa rara ad oggi incurabile.
INFORMAZIONI
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com
Infoline 339 7886261 (dalle 15:30)
Prenotazione cena 333 5077059 (dalle 15:30)
Il Jazz Club Ferrara è affiliato Endas, l’ingresso è riservato ai soci.
DOVE
Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara. Con dispositivi GPS è preferibile impostare l’indirizzo Corso Porta Mare, 112 Ferrara.
COSTI E ORARI
Intero: 20 euro
Ridotto: 15 euro (la riduzione è valida prenotando la cena al wine bar, accedendo al solo secondo set, fino ai 30 anni di età, per i possessori della Bologna Jazz Card, per i possessori di MyFe Card, per i possessori della tessera Akkademica, per i possessori di un abbonamento annuale Tper)
Intero + Tessera Endas: 25 euro
Ridotto + Tessera Endas: 20 euro
NB Non si accettano pagamenti POS
Apertura biglietteria: 19.30
Cena a partire dalle ore 20.00
Primo set: 21.30
Secondo set: 23.00
UFFICIO STAMPA
Eleonora Sole Travagli
e-mail: solejazzclubferrara@gmail.com
cell. + 39 339 6116217
DIREZIONE ARTISTICA
Francesco Bettini

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JAZZ CLUB FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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