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Da: ufficio stampa – Roberta Fusari Sindaca

Roberta Fusari presenta “Ferrara Civica”, la lista che condivide con la città priorità e obiettivi: trasformare il capoluogo estense nella capitale della partecipazione e dell’ambiente, inteso non solo in termini di salute e natura ma come chiave per rilanciare il lavoro e ripensare i servizi.
L’ufficialità del nome e del simbolo è arrivata nella mattina di giovedì, all’incontro organizzato dalla candidata sindaca all’interno del Castello Estense: «Ferrara Civica è un nome semplice, ma è proprio nella semplicità che spesso si riescono a esprimere concetti fondamentali», racconta Roberta Fusari. «Siamo cittadini ferraresi, non politici che rispondono a segreterie bolognesi, milanesi o romane, e siamo LA lista civica, una casa pronta ad accogliere tutte le persone che si riconoscono in questo approccio. Ci occupiamo prima di tutto di rendere la nostra città un posto migliore, per lavorare, per studiare, per farsi una famiglia. Ferrara Civica rappresenta un modo diverso di fare politica, basato sul civismo non solo in campagna elettorale ma anche nell’amministrazione: aperta, inclusiva, concreta».

Di approccio civico parla anche Elena Righetti, che rappresenta la lista e spiega come «il cambiamento che i ferraresi giustamente esigono non può essere in questo momento portato avanti da nessuno dei partiti esistenti. Bisogna coinvolgere forze nuove e fresche, recuperare i tanti delusi, compattare chi già sta provando o vorrà provare l’esperienza dell’attivismo. Siamo convinti che Roberta Fusari sia la persona giusta per garantire che questo impegno collettivo diventi realtà: è una donna, una mamma, un’amministratrice, un architetto professionista, esperta di rigenerazione urbana e sostenibilità ambientale, settori imprescindibili per la qualità della vita e per il futuro della comunità».

Il simbolo che sintetizza questi propositi è un cerchio arancione – scelto nella sua sfumatura più ferrarese, quella del tipico mattone in cotto – aperto in fondo come un sorriso. «La scelta dell’arancione richiama le esperienze civiche che in Italia, in tante città, hanno portato risultati positivi, ma in mezzo al cerchio colorato abbiamo voluto uno spazio bianco, perché c’è tanto da immaginare, disegnare e costruire, con i cittadini che vorranno partecipare».

FERRARA CAPITALE DELLA PARTECIPAZIONE | un nuovo approccio tra cittadini, città e Comune

Non solo commento al nome e al simbolo, durante l’incontro la candidata ha discusso a lungo anche di metodo e di obiettivi: «parlando con le persone ci si rende conto che dietro a tantissimi problemi c’è un disagio comune: la perdita delle reti sociali, la solitudine di chi si sente lasciato a sé stesso, non ascoltato. Partire da questo, dall’ascolto e dal dialogo, è la base per ricucire sia i rapporti interpersonali, sia la relazione tra abitanti e Comune, coinvolgendo nelle decisioni collettive quante più persone».

FERRARA CAPITALE VERDE D’EUROPA | ambiente, salute, lavoro e servizi uniti per il benessere

Tra le priorità c’è quella di trasformare Ferrara nella Capitale Verde d’Europa, sfruttare quindi una vocazione insita nella città per rilanciare l’economia e al tempo stesso garantire salute e servizi: «nella Ferrara del futuro prosperità e sostenibilità si sostengono e rafforzano a vicenda. Bisognerà affrontare la criticità della qualità dell’aria, delle acque, del cambiamento climatico, ma lo si potrà fare sfruttando le grandi opportunità della green economy e dell’innovazione, ripensando le infrastrutture e i trasporti pubblici, affinché centro e frazioni siano parte di un tutt’uno, proseguendo nel solco tracciato dalla visione di Ferrara Città d’Arte e Cultura per ampliare l’attrattiva turistica. Ferrara è già una città verde, con un’agricoltura importante e un paesaggio fortunatamente non devastato nei decenni scorsi, come purtroppo è successo in altre realtà: questo elemento può diventare un catalizzatore di energie e di lavoro, oltre che una risorsa per il benessere di tutti. La collaborazione dell’Università nel tessuto urbano e sociale in questo processo sarà indispensabile».

Interrogata sulla traduzione pratica di queste idee, Fusari ha proposto alcuni esempi: «un grande parco da realizzare nell’area Sud e un Centro Unico di Progettazione Europea, perché anche il modo in cui si cercano i finanziamenti deve andare nella direzione dell’efficienza e dell’integrazione».

I prossimi appuntamenti, per tutte le persone interessate a conoscere Roberta Fusari e confrontarsi con lei sul futuro di Ferrara sono sabato 2 febbraio alle 15 presso la Casa del Lavoratore a Cona, in via Comacchio 493; nella stessa giornata – sabato 2 febbraio – alle 18 presso l’ex scuola elementare di Contrapò, in via Massafiscaglia 19. La candidata sindaca sarà a disposizione di chiunque vorrà condividere opinioni e riflessioni, problemi da affrontare e proposte di miglioramento.

«Tengo moltissimo alla partecipazione degli abitanti, al dialogo diretto, spontaneo e informale», sottolinea Fusari. «Per questo ho avviato un ciclo di incontri che proseguirà nelle settimane a venire e che coinvolgerà tanto il centro storico quanto, capillarmente, i territori e le frazioni che lo circondano. La città è un bene comune ed è fondamentale – per la sua crescita – ascoltare le sue diverse voci e confrontarsi insieme sulle possibili soluzioni».

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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