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Da: Alessandro Tagliati

In questo anno 2020 sedici associazioni ferraresi, con interessi e impegni in ambito ambientale, si sono unite col nome di Rete per la Giustizia Climatica, hanno presentato al Comune tre petizioni firmate da oltre 1000 cittadini ognuna, stanno attualmente partecipando alla scrittura delle caratteristiche che dovrà avere il servizio di manutenzione del verde pubblico nel territorio comunale, e continuano ad incontrarsi e progettare.
Per prima cosa, ciascun gruppo ha riconosciuto negli altri la propria tensione ideale, la stessa urgenza di mettere a punto e agire: non era mai successo in città che associazioni diverse per tradizione, formazione, età dei soci, anzianità di esperienza si siano unite. C’è voluto coraggio per superare i timori tipici del mettere insieme tante diversità, per dedicare tempo ad un impegno dai confini ignoti in un anno perturbato come questo, ognuno con l’impegno implicito di rispettare i propri scopi sociali. Era il mese di marzo.
Poi è stato necessario individuare e provare metodi di lavoro efficaci e inclusivi di tutti gli apporti possibili, ma capaci di sintesi concrete e praticabili. All’inizio è stato steso un lungo manifesto dove trovano posto necessità e obiettivi a larghissimo raggio: dalla mitigazione del clima alla mobilità cittadina, dalla riduzione dell’inquinamento alla progettazione di nuovi modi di abitare e vivere, dalla partecipazione ai progetti pubblici alla massima trasparenza dei dati e dei processi decisionali. Questi sono i principi fondamentali della Rete per la Giustizia Climatica: apartiticità, gratuità e informalità, orizzontalità, inclusività, urgenza, ecologia ambientale e sociale.
Infine tutto il materiale raccolto, scritto, discusso e riscritto è stato distribuito con logica e formulato in richieste nelle tre petizioni. Era arrivato l’inizio dell’estate e le associazioni aderenti erano diventate diciannove.
La prima delle tre petizioni – “Agenda lavoro per la riconversione ecologica della città di Ferrara” – contiene soprattutto la richiesta fondamentale agli Amministratori pubblici di accettare il metodo della co-progettazione per tutti i temi ambientali: cittadini, politici, tecnici, associazioni sono “progettisti” tutti sullo stesso piano e con la stessa dignità. Infatti per risultati nuovi e duraturi occorre suscitare creatività e responsabilità diffuse, che non attecchiscono in un ambiente “gerarchico”. Nella seconda petizione si chiedono “Più boschi per la città” con l’applicazione di norme esistenti e l’impegno di creare una vera cintura boscata attorno alla città. Con la terza – “Per una mobilità sostenibile nella città delle biciclette” – si chiede l’attuazione urgente di progetti già in gran parte previsti.
Sono richieste ragionevoli e urgenti, come sta dimostrando questo anno, che ha costretto tutte le donne e gli uomini del mondo a prendere lezioni di pandemia, ovvero a misurare sulla propria pelle la nostra fragilità e l’insensatezza di insistere nel prendere a calci la natura, come se fosse un somaro recalcitrante, da piegare al servizio dello sviluppo e della crescita.
Le risposte ai quesiti delle petizioni – arrivate la prima ad agosto, le altre due a fine ottobre, con un certo ritardo – contengono rassicurazioni sul fatto che quasi tutti i punti sono già previsti in azioni o programmi dell’amministrazione e manifestano adesione e concordanza agli obiettivi di rispetto ambientale delle Rete per la Giustizia Climatica.
In quelle carte, tuttavia, non vi è risposta alle richieste di accelerazione e urgenza dei processi, né dell’utilizzo del metodo di co-progettazione. In definitiva mancano impegni precisi rispetto alle nostre richieste puntuali.
In parallelo è giunto l’invito alla Rete, da parte dell’Assessore all’Ambiente Alessandro Balboni, a partecipare ad un tavolo di lavoro con lo scopo di migliorare la manutenzione del verde pubblico apportando modifiche al Regolamento del Verde e al Contratto di Servizio tra il Comune e Ferrara Tua. Nel corso di un incontro pubblico, l’Assessore ha accettato di utilizzare in quella sede il metodo della co-progettazione: gli incontri sono già iniziati.
Questo è il racconto sintetico dei primi mesi di vita della Rete per la Giustizia Climatica di Ferrara: possiamo dire di essere all’inizio di un cammino pieno di novità e incertezze, tranne una: le soluzioni più radicali, oggi appaiono le più realistiche.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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