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da: Gruppo MoVimento 5 Stelle di Comacchio

Interessante il discorso della segretaria e consigliera del PD comacchiese secondo la quale il M5S sarebbe in affanno. Sicuramente il percorso intrapreso per migliorare la situazione economica del territorio, riportando Comacchio ad offrire turismo e non mattoni è duro e difficile, possiamo però, dati alla mano, affermare che il PD non abbia aiutato molto l’amministrazione di cui fa parte, seppur in minoranza, a raggiungere un obiettivo che era nel programma elettorale di tutte le liste partecipanti alla competizione elettorale delle ultime amministrative comacchiesi. Come dicevamo, dati alla mano, da ormai nove mesi, quando il rimpianto, anche da noi della maggioranza, ex-segretario ed ex-conisligere comunale Gabriele Bellini, ha presentato le proprie dimissioni, il PD Comacchiese si disinteressa delle sorti della Città. Alla guida del partito il consigliere e segretario Francesca Felletti, non è mai stata presente alle commissioni consiliari, organo preparatorio di qualsiasi azione intrapresa dal consiglio comunale, dove gli argomenti più importanti vengono analizzati anche in più sedute, a fronte di oltre trenta convocazioni. E, da come si può facilmente evincere dalle registrazioni di tutti i consigli comunali voluta dalla nostra amministrazione e disponibile nel portale comunale, oltre ad avere percentuali di assenze imbarazzanti, i suoi interventi sono ridotti a poche parole in sporadiche occasioni e con votazioni a grande prevalenza di astensioni, probabilmente più per non conoscenza degli argomenti che per opportunità politica. Su questi presupposti la tendenza della Felletti rimane quella di telefonare agli organi di stampa per rilasciare dichiarazioni incomprensibili, figlie dello scarso interesse per la cosa pubblica, viste le assenze imbarazzanti proprie e dei propri compagni di ventura, e dell’obbligo, imposto probabilmente da sfere appena più altre dell’apparato PD, di intervenire ad ogni costo, anche a costo di parlare di nulla. Spiace vedere come un partito, che fino a pochi anni fa governava la città, sia totalmente disinteressato al futuro di Comacchio, ci chiediamo quando finalmente quel gruppo consiliare riceverà componenti interessati e partecipi, visto che, per un gruppo composto da due consiglieri, abbiamo già visto alternarsi cinque persone ma nessun risultato concreto, nessuna critica circostanziata o proposta interessante. Dal canto nostro continueremo con l’impegno che ci contraddistingue nella realizzazione del nostro programma elettorale, cercando di raggiungere il massimo risultato possibile per il bene del territorio e dei cittadini che lo vivono.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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