Skip to main content

da: Comitato salvaguardia ospedale del Delta

Ciò che più colpisce fra i temi trattati nell’incontro SPI-CGIL, avvenuto nella giornata di ieri , sono le due questioni che hanno visto coinvolti i cittadini di tutta la Provincia: gli accessi al Pronto Soccorso e il depotenziamento degli ospedali chiamati “spoke”. La chiusura del Pronto Soccorso di Comacchio, infatti, è un esempio emblematico, dal momento che questa scelta, messa in atto attraverso metodologie sconcertanti, ha portato inevitabilmente ad un allungamento dei tempi di attesa presso il PS del nosocomio del Delta, visto che tutta l’utenza del basso ferrarese non può più scegliere fra due postazioni, ma deve recarsi per forza tutta quanta a Lagosanto. Ecco, che le due tematiche sopra segnalate sono strettamente correlate e stupisce che la dirigenza dell’Ausl e dell’Azienda Ospedaliera (rispettivamente rappresentate dal Dott. Sandro Guerra e dal Dott. Ermes Carlini) non voglia fornire ai cittadini le informazioni complete, come invece cerchiamo di fare da tempo come Comitato civico. Infatti, in qualità di cittadini che vivono il territorio nella sua integrità, sappiamo bene cosa significhi subire le scelte del piano strategico 2013/2016, che abbiamo più volte criticato sia nel merito sia nel metodo attraverso cui è stato adottato (ovvero senza passare per i Consigli Comunali). Pensiamo ad esempio agli abitanti dei Comuni di Goro e Mesola, che oltre ai lunghi tempi di attesa, dovranno recarsi a Cona e non più al Delta per alcune tipologie di visite specialistiche (vedi Emodinamica), avendo, inoltre, a pochi chilometri la possibilità di recarsi in Veneto dove i tempi sono molto più brevi. Non vogliamo quindi che la nostra Provincia divenga un luogo in cui per avere una prestazione medica d’emergenza si rischi di trovare il Pronto Soccorso più vicino colpito da “iper afflusso” (come dichiara Ermes Carlini) a causa della chiusura di alcuni presidi e non vogliamo nemmeno che, in tempi di crisi economica come questi, si debba creare una scissione sociale fra coloro che possono permettersi il lusso di rivolgersi a specialisti in libera professione per avere tempi decenti. Infine, sarebbe ora di dire ai cittadini che tipo di progetto futuro si ha in mente per la sanità di questa Provincia e sarebbe bene farlo attorno a un tavolo in cui tutte le realtà politiche, civiche, sociali e sindacali siano coinvolte veramente.

Quanto emerso dall’intervento del Dott. Sandro Guerra al congresso provinciale Spi-Cgil non fa che corroborare quanto sostenuto fino ad ora, ed a più riprese, dal Comitato per la Salvaguardia dell’ospedale del Delta e dalla Consulta Popolare del San Camillo: il depauperamento dei servizi delle strutture sanitarie periferiche ed il conseguente sovraccarico dell’Arcispedale Sant’Anna penalizzano l’utenza nel suo complesso e non garantiscono servizi efficienti. I dati resi noti durante il congresso confermano che il percorso descritto nel “Piano strategico di riorganizzazione, qualificazione e sostenibilità della sanità ferrarese per il 2013-2016”, che ricordiamo è stato presentato all’attenzione dei sindaci dei comuni interessati appena tre giorni prima dell’approvazione, non è assolutamente una risposta alle esigenze della popolazione ferrarese, bensì è da intendersi come una strategia perdente volta a tamponare momentaneamente le errate politiche di spesa sanitaria della provincia. Risultano particolarmente emblematiche, se non altro indicative di una chiara ammissione di colpa, le parole del Dott. Guerra in relazione ai tempi d’attesa per le visite specialistiche (le più lunghe della regione Emilia-Romagna in alcuni casi) « Non nego ci siano problemi, peggiorati negli ultimi anni ». È plausibile, se non certo in caso le autorità sanitarie perseverassero nel cammino fino ad ora intrapreso, nei prossimi mesi invece di assistere ad una normalizzazione dei tempi di erogazione delle prestazioni, si assisterà ad una ulteriore e significativa dilatazione dei tempi di attesa e sovraccarico di lavoro per il personale operativo che continua a diminuire. I fatti smentiscono tutte le rosee previsioni millantate dalle autorità sanitarie, tanto provinciali quanto regionali, e danno ragione ai comitati, sempre inascoltati e talvolta improvvidamente additati. Ritenendo che i limiti di decenza degni di un paese civile siano stati ampiamente superati, sarebbe opportuno che i vertici delle autorità sanitarie, e per corresponsabilità i sindaci firmatari del “Piano strategico di riorganizzazione”, valutassero con molta attenzione la possibilità di rivedere la strategia in atto attraverso un confronto costruttivo e scevro da pregiudizi con i comitati per evitare il definitivo collasso della sanità provinciale.

Come mai a Piacenza sono riusciti a mantenere la centrale 118 invece che “donarla”a Parma così come da intenti iniziali: “solo” a causa del “Codice Blu”? Come si può contestare la vicinanza Ospedale del Delta ed Ospedale di Comacchio (in un’ottica di Presidio Ospedaliero Unico) quando a Modena vi è la quasi medesima distanza, forse meno, tra il Policlinico e l’Ospedale di Baggiovara (soli nove chilometri)? Qualcuno in Regione sostiene che le altre Provincie sono “stanche” di pagare per noi ferraresi: la verità è che noi ferraresi siamo stanchi di pagare per la Regione!

Quindi non resta che chiedersi quale differenza intercorra tra la propaganda delle Aziende Sanitarie, sostenute solo da alcuni appartenenti della vecchia e stantia politica (locale e regionale) e da sindacati che hanno perso di significato nel loro operato, ed i coordinamenti, assolutamente trasversali, dei Comitati Civici che sostengono la Buona Sanità, la risposta è semplicissima: ovvero la solidarietà verso il prossimo. Quella stessa solidarietà che fa quotidianamente operare tutti i Cittadini che si battono per preservare i propri Diritti, in particolare il Diritto alla Salute sancito con ferree parole dall’Articolo 32 della Costituzione della Repubblica Italiana.

NICOLA ZAGATTI
Cofondatore ed attivista

tag:

Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it