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Da: Ufficio Stampa
BONDENO (FERRARA), 01-05-2019.
E’ un attacco duro, senza “se” e senza “ma”, quello che arriva da Bondeno al precariato, ai lavori irregolari o “fantasma”, a decine di anni di svalutazione del diritto del lavoro, che hanno portato ad una maggiore sfiducia nel futuro. Il sindaco Fabio Bergamini e l’esponente sindacale che ha parlato per Cgil, Cisl e Uil, Marco Corazzi (Filctem-Cgil) hanno toccato vari punti durante i loro interventi, nel corso della cerimonia del Primo Maggio, in piazza Garibaldi. Un cerimoniale che il Comune ha sostenuto per tutta la parte legata alla direttiva Gabrielli, e che è cominciato di buon mattino con la cerimonia religiosa e l’accompagnamento della Filarmonica “G. Verdi” di Scortichino. Inno nazionale e poi gli interventi: comincia Fabio Bergamini, che attacca le politiche liberiste selvagge, le scelte che hanno precarizzato tutti: dai lavori tradizionali ai call-center, dal lavoro qualificato ai riders. Sottolinea anche il tema ambientale, che «caro all’Europa, mentre Cina e India inquinano per oltre la metà delle emissioni del pianeta, nel disinteresse generale». Ed a farne le spese sono i lavoratori, con un calo della produzione industriale del Paese, rispetto a prima della crisi, pari a circa il 25%. Rivendica l’attenzione rivolta alla formazione professionale, al tentativo di fare «incontrare domanda ed offerta, ascoltando le esigenze delle parti» e dedica la Festa dei Lavoratori alle generazioni dei quaranta-cinquantenni disoccupati, affinché «possano trovare un lavoro e, soprattutto, ritrovare la dignità personale». Perché il tema dell’occupazione è anche un tema di “libertà” e l’argomento è rimbalzato più volte anche nell’intervento di Marco Corazzari, per le sigle sindacali: «l’idea balzana di questi ultimi anni – ha detto il rappresentante dei sindacati – è stata quella secondo cui, riducendo i diritti del lavoro delle persone, ci potesse essere una ripresa. Tesi smentita dai fatti. Pezzo per pezzo, si è smantellato così lo Statuto dei Lavoratori». Mette in guardia dagli effetti di riforme fiscali e pensionistiche che guardino poco lontano e chiede che i sindacati siano di nuovo ascoltati: «pensano che siamo deboli e che non rappresentiamo più nessuno, ma rappresentiamo invece 11 milioni di persone, tra lavoratori e pensionati. Tutte le volte in cui non siamo stati ascoltati si sono visti i risultati: penso alla Legge Fornero, che ha prodotto 400mila esodati». Insomma, con varie sfumature, è una piazza di lotta, che cerca di far sentire la sua voce, per recuperare i diritti che i lavoratori, oggi, vedono drammaticamente ridotti.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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