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da: ufficio stampa Comune di Comacchio

È stato presentato questa mattina, presso il Piano Nobile di Palazzo Bellini, il Patto di Amicizia, siglato il 30 ottobre scorso, tra la Città di Comacchio e la Città palestinese di Beit Sahour. Nota per essere il luogo dove, secondo il Nuovo Testamento, un angelo annunciò la nascita di Gesù ai pastori, Beit Sahour si trova a pochi chilometri da Betlemme e grazie al contesto storico- culturale nel quale si sviluppa gode di un patrimonio spirituale e religioso di grande spessore. Il Patto di Amicizia è stato firmato dal Sindaco Marco Fabbri e dal Sindaco della Città palestinese Hani Al-Hayek durante un incontro avvenuto proprio in Palestina. Un’esperienza che Fabbri ha definito “indescrivibile”. “Molto spesso – ha affermato il Sindaco – iniziative come questa nascono dalla ricerca di opportunità di finanziamento di progetti internazionali o da rapporti personali tra amministratori. Questa volta, invece, il percorso è iniziato dal basso, grazie ai cittadini di Comacchio e della Provincia che già da diversi anni si recano in Palestina per dare il proprio sostegno alla ATS, associazione non governativa che ha l’incarico di custodire la Terra Santa, e alla comunità francescana”.
“A Beit Sahour – ha spiegato, infatti, Roberto Cantagalli, Dirigente alla Cultura del Comune di Comacchio, anche lui ospite in Palestina – la comunità cristiana (80% ndr) e la comunità musulmana (20% ndr) coesistono pacificamente in un contesto in cui tutti si sentono soltanto palestinesi”. “Quello che la cittadinanza di Beit Sahour ci ha chiesto, infatti, non è carità, ma solidarietà e un’opportunità di uscire da quell’isolamento nel quale ormai da 10 anni, da quando si sono interrotti i trattati di pace, vive il popolo palestinese.” “Questo Patto, quindi, non ha solo lo scopo di creare occasioni per iniziative culturali di conoscenza reciproca, di interscambio tra le giovani generazioni, di sostegno ad azioni di cooperazione internazionale e ad iniziative economiche e imprenditoriali tra le due città, ma si inserisce nel più ampio contesto di crescita culturale della nostra comunità. Perché amministrare –– ha concluso Cantagalli – non significa soltanto approvare atti e delibere, ma anche creare i presupposti per una cittadinanza partecipativa dove gli individui non abbiamo paura di tendere la mano all’altro”.
“Siamo rimasti molto impressionati dalla voglia di sperare dei cittadini di Beit Sahour – ha spiegato, infine, il Sindaco Fabbri – ed è stato quasi surreale sapere che, in un luogo dove manca l’istruzione o la sanità pubbliche, esiste un laboratorio culturale nel quale, musica, teatro, pittura e così via, diventano opportunità di crescita. Questo ci ha fatto molto riflettere, perché forse sono molti i chilometri che ci separano da Beit Sahour, ma molte sono anche le cose che ci legano, come ad esempio la Chiesa della Natività a Betlemme, attualmente oggetto di restauro da parte dell’Università di Ferrara. Il modo in cui siamo stati accolti ne è stata la dimostrazione. Non è mancato nemmeno il momento dello scambio di doni nel quale noi abbiamo voluto condividere il nostro orgoglio, l’anguilla e i marinati locali, e loro ci hanno voluto omaggiare di un presepe costruito interamente in legno che verrà esposto durante le festività natalizie. Il mio invito adesso è rivolto a tutti gli attori sociali di Comacchio perché possano aiutarci a far crescere e sedimentare questo rapporto di amicizia”.
Ecco perché il Comune partirà già da subito coinvolgendo il Consiglio Comunale dei ragazzi per dar via ad un percorso di gemellaggio delle scuole sul web. Inoltre, già l’anno prossimo, a luglio, su invito del Sottosegretario del Ministero del Turismo palestinese, avrà luogo in Italia un grande raduno scout internazionale.

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COMUNE DI COMACCHIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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